Capitolo III

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Boom...
In un attimo tutto si fermó, la mia attenzione s'incentró su una ragazza che era in fila per ritirare il panino.
I suoi lunghi capelli castani con sfumature bionde venivano smossi dall'aria condizionata molto elevata, al collo aveva un' imponente collana che terminava con un ciondolo. Indossava una grossa maglia a righe orizzontali che le faceva anche da veste; ai piedi portava un paio di espadrillas di pizzo bianco che risaltavano la dorata ed invidiabile abbronzatura. Per qualche secondo venni coinvolto in una tempesta; una tempesta piacevole. Lei mi guardò e le nostre tristi e gloriose anime si conobbero. Era sola, cosí decisi, una volta sedutasi, di farle compagnia. Nel frattempo dissi al mio amico che sarebbe dovuto tornare a casa. Forse aveva capito la ragione. Una volta raggiunta la sua postazione mi presentai dicendo che non c'erano piú posti... Trovai questa orribile scusa per giustificare il mio atto. Non riuscii a pensare altra possibilitá; cercavo in tutti i modi di non arrossire e di non dare sospetti. Anche lei si presentò e iniziò cosí una lunga conversazione, da cui ho scoperto il suo nome, Iris,  ed era australiana, viveva da sola a Londra da quando aveva 18 anni. Scoprii che avevamo tanti punti in comune tra cui l'odio verso i genitori. Dopodiché andammo a fare un giro nel centro della maestosa città. Mi chiese se vivevo anch'io da solo, ma purtroppo risposi di no. Dissi che avevo  la casa vicino al parlamento, ma avevo origini scozzesi. Ci sedemmo su una panchina in un parcheggio isolato e successivamente le nostre parole s' interruppero in un bacio in cui provavo attesa, ma inaspettatezza, mi colse di stucco. Il mio battito cardiaco accelerò, le mani iniziarono a sudare e il mondo non esisteva più per quegli attimi. Senza neanche dirlo i miei genitori rovinarono il celebre momento: mi squilló l'iPhone e vidi che era mio padre che mi cercava. Dopo qualche secondo risposi impaurito di ciò che poteva dire, ma arrabbiato. Il 'sergente' era infuriatissimo, erano appena tornati a casa e non mi videro lí; guardai il Rolex e segnava 00:58. Il tempo era volato, non me ne resi conto. Ancora una volta riuscirono a distruggermi la gioia. Chiesi in velocità il suo numero di telefono e corsi via. Aperto il cancello trovai la Porsche di mio papà parcheggiata.
Non seppi cosa aspettarmi; aperta la porta li trovai sul divano, mio padre leggeva un giornale sulle auto d'epoca, mentre mia madre guardava un programma su come servire ed impiattare il caviale. Basta era ossessionata. Li salutai con un secco 'sono tornato', ma loro non mi degnarono neanche di uno sguardo. Chiaramente non dissi niente a loro riguardo lo speciale incontro.
Mi misi il piagiama molto velocemente e m'infilai sotto le coperte con la soddisfazione d'aver trovato una ragione per cui sorridere. Speravo davvero di reincontrarla nuovamente per  schiarire le idee su ciò che volevamo da noi stessi.

Ciao a tutti ragazzi e buona mattina, spero che questo capitolo vi piaccia come i due precedenti. Vi volevo ringraziare infinitamente. In questi ultimi giorni mi avete emozionato tantissimo; all'inizio mi sembrava una cosa da poco conto, insomma, pensavo che sarebbe durato poco. Ma adesso che dire, sono senza parole. Grazie di tutto! Vi auguro una buona giornata e buona lettura. ❤️🙈

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