Genesi

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Sempre la solita storia, l'unica cosa che cambia sotto quella fermata del bus è solo il meteo: sole, pioggia, neve tutto molto indifferente, nulla che lo appassioni più di tanto o almeno non tanto quanto la musica. I soliti vestiti neri gli fasciano il corpo: t-shirt nera, skinny neri, vans nere forse l'unico accenno di bianco lo si può notare sulle scarpe, sulla t-shirt e sulla carnagione pallida che contrasta totalmente con gli indumenti. L'aria misteriosa ed assonnata lo circonda completamente come se fosse la sua seconda pelle, forse una pelle che muta come quella dei serpenti ma non ci è dato saperlo ancora; l'autobus arriva in velocità come sempre, pur non amando sorridere alle persone ogni volta che il giovane sale sull'autobus un sorriso compare sul volto suo volto di porcellana, l'autista è un vecchio amico di famiglia e sa sempre come farlo sorridere. Forse uno dei sorrisi più sinceri che ci possano essere, uno dei pochi sorrisi che si possano vedere in giro; la parte complicata è quella della ricerca del posto, non amando la compagnia e la vicinanza alle persone è molto difficile trovare un posto vuoto senza altri adolescenti in preda a crisi di sudore dovute al caldo dei mesi estivi e all'elevata temperatura che si crea nella struttura metallica del bus giallo che sfreccia per la città.

Ed è proprio alla fine della frenetica corsa che gli adolescenti presenti sulla vettura si gettano fuori come se fossero stati impossessati da qualche spirito maligno, forse solo in preda all'ansia delle interrogazioni della giornata corrente o attraversati totalmente dal calore presente in quella scatoletta di tonno; fatto sta che l'ultimo e l'unico a scendere in maniera totalmente calma è Matt, forse un po' dettato dal suo essere pigro e un po' dalla sua capacità di immedesimazione nelle canzoni che sente. È proprio dagli auricolari che sono incastrati leggermente nelle sue orecchie che viene riprodotto il brano dei Black Sabbath "Black Sabbath", come se lui fosse quell'ombra di cui tanto si parla e che è stata la fonte ispiratrice per la canzone.

Dopo essere sceso dal furgoncino giallo come il Sole ed essere rimasto a contemplare quella popolazione di ragazzi e ragazze che vagava per il giardino della scuola, inizia ad avviarsi a passo non troppo veloce verso l'entrata e poi verso la sua classe d'appartenenza, l'aula di chimica a si trova proprio nel corridoio di sinistra dopo aver salito la rampa di scale in marmo. Dopo aver affrontato la scalinata che sembrava interminabile, Matt si concede qualche secondo per riprendere fiato e scrutare con attenzione quali posti fossero liberi e dopo aver visto che uno di quelli più sul fondo era libero ci si fionda sopra arrivando quasi alla stessa velocità dell'autobus che ogni mattina lo accompagna a scuola. Dopo essersi posizionato in maniera strategica nel suo posto, cercando di essere il meno visibile possibile inizia a guardarsi attorno cercando qualcosa che potesse interessarlo tanto da attirare la sua attenzione, così fu. L'entrata in scena della bionda ragazza dal fisico perfetto quasi "divino" cattura la sua attenzione, viene scrutata attentamente dagli occhi del ragazzo ogni minimo particolare lo colpiva, la gonna abbastanza corta ma che rimaneva nei limiti di decenza, il top con quei ricami di pizzo vicino alla scollatura, le scarpe di pelle basse stile Dottor Martens color bordeaux che con molta dolcezza di abitavano alle due sottili strisce orizzontali blu della gonna che, con il suo bianco candido si abbinata al top sempre dello stesso colore. Matt fu così ammaliato da tanta bellezza che non si accorse neanche che il posto vicino al suo era libero e che fu proprio quella ragazza ad occuparlo, lui rimase lì seduto come un sempliciotto con la bocca semi aperta, mancava solo una goccia di bava che scendeva e il quadro sarebbe stato completato in maniera stupenda.

<<Ciao, io sono Margaret.>>

Subito la mano destra si allunga verso il ragazzo che ci mette qualche secondo prima di realizzare quello che stava accadendo.

<<Emh, si piacere io sono Matt. Per gli amici Matt>>

Scoppierebbe in una leggera risata se soltanto non sapesse di essere maledettamente serio, l'odio che prova per il suo intero nome è qualcosa di non quantificabile, forse immenso come il peso che da alle parole o a quanto le ami sentire cantate dai suoi cantanti preferiti.
Una voce proveniente dall'entrata dell'aula fa ruotare tutti di scatto interrompendo anche la, appena nata, conversazione tra i due.

<<Salve ragazzi, a cosa eravamo rimasti la scorsa volta?>>

Pur essendo la voce del professor Valdimor calda e accogliente, la sua aura gelida lo perseguita sempre; é capace di mettere terrore con un solo sguardo, non c'è alunno che non lo saluti quando lo vede girare per i corridoi sempre e ripeto sempre munito di libri, che siano della propria materia oppure no, lui ha sempre i libri appoggiati sulle braccia conserte all'altezza della cassa toracica.

<<Signor Colson noto con piacere che sta facendo amicizia con la nuova arrivata, ma poco mi interessa, ora venga alla lavagna e mi bilanci queste reazioni chimiche.>>

E mentre un leggero rossore di imbarazzo iniziò a ricoprire le timide guance del pallido ragazzo, le risate della classe vennero cessate da un pesante tocco sulla cattedra da parte del docente che riuscì a produrre un suono abbastanza cupo e forte da farlo risuonare nel petto di tutti gli alunni presenti in aula. Il gesso sulla lavagna lasciava delle lettere e dei numeri stupendi, dovuti ad una calligrafia impeccabile che pochi si sarebbero aspettati da Matt; fatto sta che non aveva la minima idea di come risolvere quel problema che gli era stato posto e come per magia sembrò che il tempo si rallentasse e che una voce angelica gli sussurrasse la risposta corretta, che scrisse quasi automaticamente dopo che il tempo sembrò riprendere a scorrere inesorabile come sempre.

<<Complimenti Colson, speravo di poterla cogliere impreparato ma sarà per la prossima volta. Mi raccomando non mi deluda.>>

Se non fosse stato un docente avrebbe anche fatto un occhiolino ma sapeva che poteva essere denunciato da un momento all'altro quindi si limitò a dire queste parole sempre con quel tono acido e di sfida, provocatorio e denigratorio; forse è uno dei pochi motivi per i quali Matt odia andare a scuola ma ora non è il caso, dato che quella vocina della coscienza gli ha suggerito la risposta corretta.

Dopo essere tornato a posto ed aver passato il tempo fino al suono della campanella a scribacchiare sul suo quadernetto nero di pelle, lo prende e lo butta brutalmente nella cartella assieme agli altri libri, per poi fuggire verso la prossima lezione, sperando che questa giornata scolastica possa concludersi velocemente come quelle precedenti già passate e finite.

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