Capitolo 3

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Tini Pov

"COSA CAZZO STAI FACENDO JORGE?!" Gridai con gli occhi sbarrati tirandolo per la camicia verso di me. Quando si voltò sentii i battiti del cuore accelerare tanto da perforarmi la gabbia toracica e l'anima non appena incrociai i suoi occhi, scuri come non li avevo mai visti esofferenti come mai mi aveva dato il permesso di vedere. Livido in volto con le labbra strette in una linea dura, la mascella tesa e i pugni chiusi avanzò verso di me sovrastando il mio corpo minuto con la sua figura. Il suo sguardo era troppo intenso ed i suoi occhi non accennavano a smettere di guardarmi in quel modo che mi mise lo stomaco in subbuglio ed inevitabilmente  posai lo sguardo sulla punta delle mie converse. Spalancai improvvisamente gli occhi nel vedere il  sangue che bagnava le nocche spaccate della mano con cui aveva colpito Damien. Sussultò quando portai una mano in corrispondenza della ferita, iniziando ad accarezzarla cautamente. "P-perché lo h-hai fatto?" Balbettai sentendomi piccola sotto il suo sguardo rabbioso e amareggiato. "Stava per toccare ciò che è mio, stava per sfiorare quelle tue labbra perfette che giurasti sarebbero state a contatto solo con le mie, ma la cosa che mi fa più incazzare Martina è che che tu glielo stavi permettendo, stavi infrangendo quelle stupide promesse a cui mi sono aggrappato come un perfetto idiota, e soprattutto stavi togliendo un senso alle nottate insonne trascorse  che ho passato a causa tua, delle tue labbra che mi sussurravano queste stupidissime parole che mi provocavano continui brividi, dei tuoi occhi e del modo in cui mi osservavano facendomi credere che sarei stato il tuo primo ed unico amore." Ringhiò avanzando verso di me sino a portarmi con le spalle al muro "Sei soltanto una stupida mocciosa che mi ha fatto illudere. Dio, non puoi immaginare quanto ho provato a mantenermi a debita distanza da te, a non sfiorarti nemmeno con il pensiero." Soffiò sulle mie labbra piantando le mani sulla parete. In quel momento le sue labbra apparvero più invitanti che mai ed il suo sguardo era limpido come non lo era mai stato in quello stesso istante in cui aveva ammesso di tenere a me, a quella 'stupida ragazzina che gli correre dietro' come diceva un tempo, e fu proprio in quell'istante che smisi di dare ascolto alla mia coscienza e mi avventai sulle sue labbra morbide e calde. Inserii le mie mani tra i suoi capelli in un incastro perfetto mentre lui non si mosse di un muscolo lasciandosi trasportare dal movimento delle nostre labbra che si sfioravano, si bagnavano, si mordevano, mentre in poco tempo le nostre lingue iniziarono a giocare tra loro senza sapere che in quell'istante le nostre labbra fecero l'amore per la prima volta.


"Tutto bene Tinita?" Ripensando al nostro primo bacio scossi la testa con un sorriso da ebete sul volto, tutto sotto lo sguardo per metà divertito e per metà preoccupato di mia zia Clara che in quel momento sedeva di fronte a me portandosi una tazza fumante di tè alle labbra. "Sono solo degli stupidi ricordi." Sussurrai più a me stessa che a lei che poggiò prontamente la mano destra sulla mia per darmi conforto, come per dire senza usare parole che lei mi sarebbe stata accanto. Subito dopo entrò in cucina Diego seguito dallo zio Ezequiel e i due coniugi scambiarono un'occhiata che non faceva ben sperare mentre lo sguardo di Diego era impassibile ed indecifrabile come sempre"Martina, dobbiamo parlare." Si schiarì la voce Ezequiel accomodandosi nella sedia accanto a quella della zia che mi guardava con un'espressione alquanto preoccupata, quasi quanto la mia nel sentire le parole pronunciate da Ezequiel. Deglutii ed annuii invitandoli a continuare "Quello che hai subito è senza dubbio molto forte, fin troppo per una ragazzina di diciassette anni come te Martina, così come il peso che ti porti dentro, e che noi, in un certo senso, vorremmo alleggeriti pensando che magari potrebbe esserti d'aiuto qualche seduta con signor Duval, è uno dei migliori psicologi di Buenos Aires e siamo più che certi che il suo intervento non sarà indifferente in questo periodo, diciamo 'particolare', che stai attraversando."

Jorge Pov

Solo dopo un paio di minuti la porta di casa Rodriguez venne aperta, e a mia sorpresa proprio da Diego. Mi fulminò con lo sguardo non appena fummo faccia a faccia e potei facilmente avvertire il suo fastidio nel vedermi non appena notai i suoi muscoli facciali contrarsi. Prima che uno dei due potesse parlare uno voce fin troppo familiare echeggiò nel pianerottolo e nell'ingresso "SIETE COMPLETAMENTE PAZZI SE POTETE ANCHE SOLO PENSARE CHE IO VADA DA UN FOTTUTISSIMO PSICOLOGO A RACCONTARE LA MIA VITA." Tuonò la voce di Martina. "Come hai potuto sentire al momento abbiamo cose più importanti a cui pensare, quindi passa direttamente domani." Borbottò scortesemente il moro "Lasciami entrare, Diego." Mi sforzai di non alzare la voce mentre con la mano destra bloccai il suo tentativo di lasciarmi fuori tenendo ferma la porta. "Dammi un buon motivo per cui dovrei lasciarti entrare." "Non voglio lasciarla sola." Risposi sicuro prima che una risata amara riempisse ancora una volta il pianerottolo "Tu l'hai già lasciata sola una volta, caro mio. Martina non ha bisogno di te, ha la sua famiglia su cui può sempre contare." Sbottò risoluto "Non ho intenzione di rientrare nella sua vita, voglio solamente starle accanto come un semplice amico. Lo sai anche tu che in fondo lei ha bisogno di me, Diego." Lo spagnolo sospirò profondamente prima di farmi entrare in casa "Entra qui, non ti consiglio di intrometterti in una riunione di famiglia, Blanco." Mormorò prima di aprire un'altra porta del corridoio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 18, 2016 ⏰

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Quando mi guardi, rinasco nei tuoi occhi » jortini Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora