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+82 xxx xxxxxxx
Bella foto

Si era svegliata presto quella mattina e, dopo aver ingranato
per bene, aveva controllato il telefono come di consueto.
Proprio in quel momento aveva visualizzato il messaggio e,
successivamente, aveva visto anche l'immagine del contatto che lo aveva inviato.
La foto del suo interlocutore rappresentava lo scuro cielo notturno,
contrastato soltanto da un graffio di cometa luminoso.
Si perse ad osservare quell'immagine, pensando che, chiunque fosse
quella persona misteriosa, doveva avere davvero un animo sensibile. 

Chohy
Anche la tua è molto bella 

Aveva risposto con sincerità ma lo aveva fatto solo per mera cortesia.
Non le importava in realtà instaurare un dialogo
basato su lettere scritte da una tastiera.
Per lei la loro corrispondenza poteva iniziare e finire lì.
Non si aspettava nulla e infatti, nelle ore successive, non ricevette niente.
Non era nemmeno ansiosa di sapere se
il suo complimento fosse stato letto o meno.
Quello che le importava realmente era trovare un modo per attuare la sua "vendetta". 

Quel pomeriggio aveva deciso di uscire,
voleva fare una passeggiata per il centro.
Chissà, magari avrebbe trovato proprio l'ispirazione che cercava.
Mentre camminava per le vie affollate della sua città non riusciva
a non rimanere incantata dalle vetrine e dagli abiti che vestivano i manichini.
Le piaceva osservare soprattutto le stoffe pregiate dei negozi
che vendevano indumenti di marche famose e costose, e in più,
quando era possibile, si soffermava ad analizzare le espressioni
che la gente faceva all'interno dello stabile.
 A volte le pareva davvero che i soldi facessero la felicità. 

Quel giorno in esposizione non c'era nulla di nuovo,
inoltre la passeggiata iniziava a sembrarle solamente una perdita di tempo.
Girò l'angolo e imboccò la via del ritorno, proseguì dritto finché
non si trovò di fronte ad un'insegna che fino ad allora non aveva mai notato.
Da quanto tempo era lì?
Decise di entrare e dare un'occhiata veloce,
tanto ormai il tempo lo aveva già sprecato.
Appena varcò la soglia del negozio
un gioioso tintinnio di campanellini l'accolse. 

«Buongiorno» 

Si affrettò a dire alla commessa,
in modo da non sembrare una maleducata.
La signora rispose al suo saluto con un ampio sorriso.
In qualche modo la faceva sentire a suo agio.
Iniziò a guardarsi intorno camminando per il locale.
A giudicare dalla merce in esposizione e dall'arredamento
doveva essere capitata in uno strano negozio vintage.
Continuò a curiosare passo dopo passo finché il suo sguardo
non fu catturato da una piccola spilla luccicante. 
La prese in mano per studiarla meglio, era una minuta rappresentazione
in metallo di un coniglietto con qualche zircone incastonato. 

Quell'oggetto la fece sorridere, lei amava i coniglietti,
li trovava teneri e batuffolosi.
Rimise a malincuore la spilla al suo posto e,
dopo aver ringraziato la donna, uscì dal negozio;
questa volta sarebbe andata direttamente a casa. 

Non si accorse di nulla.
Non si accorse che nello stesso posto in cui era capitata c'era anche lui.
Era stato trascinato da sua sorella,
una ragazza in grado di collezionare qualsiasi cosa,
anche un set di mutande se fosse stato particolarmente raro da trovare.
Anche lui era lì.
Però lui, a suo discapito, l'aveva vista. 

L'aveva vista sorridere di fronte alla spilla,
aveva osservato la sua espressione serena e si era
chiesto cosa in realtà stesse pensando.
Gli sarebbe piaciuto entrare nella sua testa per capire.
L'aveva sempre guardata da lontano,
anche a scuola durante la pausa pranzo o durante la lezione.
E mai una volta aveva pensato che fosse brutta,
mai una volta aveva pensato di evitarla.
Mai. 

Lui viveva per vederla, lui viveva per avere un contatto con lei.
E se questo contatto doveva essere uno stupido gioco,
nocivo per giunta, a lui non importava.
Aveva sempre provato qualcosa nei suoi confronti,
l'aveva sempre reputata diversa, aveva sempre ammirato il suo carattere
e aveva sempre smesso di pensare con lei accanto.
Lei lo faceva stare bene.
Lei gli curava le ferite che si procurava facendo a botte con altri ragazzini,
lo aiutava a studiare, lo faceva sentire importante.
Fino a quel giorno, fino a quel maledetto lunedì. 

Quel maledetto lunedì in cui aveva rischiato di perderla.
Da quel momento lui era cambiato.
Aveva avuto paura, una paura immensa che qualcuno l'avrebbe allontanata,
che se ne sarebbe andata lasciandolo solo.
Aveva avuto paura e allo stesso tempo aveva rovinato tutto
per un suo egoistico desiderio: che fosse sua e sua soltanto. 

Mentre sua sorella era occupata a contrattare
con la commessa, si avvicinò alla spilla.
La prese in mano per osservarla, per capire cosa ci fosse di tanto divertente
in un vecchio pezzo di ferro incastonato di finti diamanti.
Vorrei tanto capire cosa ti passa per la testa Happy..
Già, Happy. 
Happy era il soprannome con cui lui anni addietro era solito chiamarla.
Tutto era iniziato perché Hy vuol dire felicità. 


«Come si dice felicità in inglese?» 

 Glielo aveva chiesto con occhi curiosi.
Probabilmente, se non glielo avesse detto,
lo avrebbe perseguitato per tutta la giornata. 

 «Happyness» 

Le aveva risposto quasi sbuffando.

«Mi piace! Chiamami così d'ora in poi» 

 Chohy era tornata a sdraiarsi sull'erba del prato
con le mani dietro alla testa. 

 «È troppo lungo!»

Lui, dal canto suo, aveva chiuso gli occhi per riposarli. 

 «E allora chiamami Happy!» 

 Aveva sorriso.
Quel soprannome era piccolo, piccolo come lei. 


«Quanto costa?» 

 Aveva interrotto le trattative di sua sorella
ma poco gli importava.
Lei lo aveva trascinato lì e ora doveva avere pazienza.
La signora sorrise, forse anche lei aveva notato il sorriso
con cui Chohy l'aveva osservata, forse anche lei lo aveva capito.
Gli comunicò il prezzo e lui decise di acquistarla. 

Mentre usciva dal negozio con le borse di sua sorella in una mano,
con quella libera prese il telefono, lo sbloccò e andò a controllare
i messaggi che gli erano arrivati mentre era occupato.
Rispose un po' a tutti e poi aprì la conversazione con lei. 

Chohy 
Anche la tua è molto bella 

Lo rilesse per l'ennesima volta.
È bella, ma mai quanto te.

Monday ☾ Kim NamjoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora