D u e ☾

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«Potresti.. Mettergli del lassativo nel the!» 

La voce di Lihan era talmente squillante che Chohy
dovette allontanare il telefono dall'orecchio per non diventare sorda. 

«Già fatto e non ha funzionato» 

Si girò a pancia in giù mentre continuava a pensare alla sua vendetta.

«Appunto! Proprio per questo dovresti riprovarci!
Non se lo aspetterebbe mai!»

Sbuffò un po' seccata.
Odiava quando non riusciva a trovare delle idee brillanti. 

«Non è uno stupido Lihan, si aspetta di tutto e non abbassa mai la guardia.
Almeno, non quando ci sono io in giro» 

O quando ci sono le mie amiche.
Era vero, Namjoon non era uno sprovveduto.
Sapeva che avrebbe potuto usare le sue conoscenze più strette
per colpirlo e che non si sarebbe mai osata a chiedere aiuto
ad una persona che non conosceva. E, sinceramente,
non avrebbe iniziato a farlo per uno stupido scambio di scherzi. 

«Allora posso avvicinarmi io! Vado lì, metto il lassativo e torno vittoriosa!» 

La voce di Lihan si fece ancora più acuta. 

«Ti stai proponendo solo per parlare con quel suo amico..
Com'è che si chiama» 
«Jundae! E per tua informazione lui non mi piace!» 

Chohy sorrise, aveva catturato l'amica nella sua rete. 

«Io non ho mai detto che ti piace»

Dall'altro capo tutto si fece silenzioso.
Anni e anni passati a discutere con Namjoon
le avevano fatto capire che ci voleva davvero un nonnulla
per smontare le bugie o la facciata di una persona,
bastava sapere dove e come aggrapparsi. 

Lui usava sempre quella tecnica e, inutile dirlo,
lei non riusciva mai a controbattere.
In effetti era l'unica persona contro cui
non riusciva a vincere in una guerra di parole.
Parole e psicologia.
Perdeva perché era debole?
No, niente affatto. Perdeva perché ogni volta che lo vedeva lì,
di fronte a lei, si sentiva incapace di formulare
un pensiero logico con significato compiuto.
Perdeva perché quei suoi occhi guardavano solo lei e nessun'altra.
Perdeva perché lui aveva deciso di darle attenzioni. 

«A domani!!» 

Lihan staccò il telefono come una furia;
faceva sempre così quando veniva messa alle strette.
Chohy si mise a ridacchiare, sapeva che il giorno dopo l'amica
avrebbe trovato una scusa banale per giustificare la sua repentina ritirata.
Guardò lo schermo del telefono che ora mostrava il suo screensaver.
Sospirò. Aveva una settimana di tempo per vendicarsi. 

Perché proprio una settimana?
Perché col passare degli anni quel loro "gioco"
aveva iniziato ad essere scandito da alcune regole.
Una di esse era, appunto, quella di aspettare
la mossa dell'altro dopo il proprio turno.
Infatti, la persona che aveva appena giocato non poteva farlo di nuovo.
Era come se si trovassero in una partita di scacchi,
in cui ognuno ha il tempo di fare la propria mossa. 

Si alzò dal letto e si avvicinò alla cassettiera sotto la finestra,
facendo attenzione a non urtare le foto incorniciate su di essa.
Appoggiò i gomiti sulla superficie e il mento sul palmo delle mani.
Si mise a guardare il panorama al di fuori della sua stanza.

Mancava davvero poco alla fine della scuola e alle vacanze estive,
non poteva lasciare nulla incompiuto o in sospeso.

Presto avrebbe potuto rilassarsi su un'amaca all'ombra delle foglie di palma,
col sottofondo delle onde del mare, guardando spettacoli di danze caraibiche
e sorseggiando un dolcissimo analcolico alla frutta. 

Schioccò la lingua, erano tutte palle
ma non vedeva davvero l'ora di staccare un po'
da quella sua monotona e stressante routine.
Spostò lo sguardo verso il basso, verso quei piccoli quadretti
che si ostinava a tenere lì, in bella vista, sopra al mobile di legno.
Si mise a studiarli per qualche secondo per la milionesima volta
e si abbassò al loro livello per osservarli meglio.
Le foto che lei riteneva tanto preziose rappresentavano due bambini girati
di schiena che si tenevano per mano e guardavano verso il cielo.

Eh sì, erano proprio loro: Chohy e Namjoon.
Non aveva paura a lasciarle sotto gli occhi di tutti, molte delle sue amiche
in realtà pensavano che si trattasse di suo cugino. E a lei andava bene così.
Loro non potevano capire.
Nemmeno Lihan, nonostante fosse la sua migliore amica, riusciva a farlo.
Non perché fosse limitata, semplicemente non si trovava
nella situazione per comprendere.

Poteva darle consigli, cercare di supportarla o scherzarci su
ma non sarebbe mai riuscita ad aiutarla davvero.
In più Chohy era una ragazza molto testarda e sicura delle sue idee;
era difficile farle cambiare opinione.
Quella foto, insieme a tutte le altre, erano il suo più grande tesoro segreto.
Le scappò un sorriso, uno di quelli un po' malinconici,
e andò a recuperare il telefono che aveva lasciato sul letto.
Si accovacciò di nuovo e attivò la fotocamera.

*Click*

Guardò soddisfatta il risultato e impostò l'immagine come foto del profilo.
Tanto non ti ricordi
pensò amaramente
E in ogni caso.. Non credo tu abbia il mio numero.
Non si fece troppi problemi.

Bloccò il cellulare e decise di andare a farsi una doccia.

Quando tornò nella sua stanza, dopo essersi cambiata e asciugata i capelli,

si buttò sul letto e chiuse gli occhi. Si addormentò subito, era davvero stanca.
Nello scenario buio in cui era stata catapultata poté sentire delle voci
e il suono cristallino delle risate di due bambini.

«Guarda! Una coccinella!»
«Aspetta, non spaventarla! Porta fortuna»
«Gli insetti non portano fortuna.. Fanno schifo!»
«Non capisci proprio niente! Ecco guarda, sta scappando!»
«Uffa! Rincorriamola!»

Nonostante non ci fosse alcuna immagine nel suo campo visivo,
i fotogrammi di quel momento le apparvero vividi nei ricordi.
Probabilmente, mentre stava sognando, sorrise di nuovo.

E mentre sorrideva non si accorse del messaggio che le era arrivato.

+82 xxx xxxxxxx
Bella foto


Monday ☾ Kim NamjoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora