Sei tu il colpevole!

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Farò adesso la parte di Edipo, nell'enigma di Rattleborough (1). Vi rivelerò - come solo io posso fare - il segreto meccanismo che generò il miracolo di Rattleborough, il solo, il vero, l'indiscusso e indiscutibile miracolo che pose fine certa all'incredulità tra i cittadini Rattleborough e convertì all'ortodossia delle vecchie bigotte tutte quelle menti liberali che fino ad allora si erano abbandonate allo scetticismo.
Quest'evento - che non vorrei trarre con un tono di inadeguata leggerezza - si verificò nell'estate del 18... Il signor Barnabas Shuttleworthy (2), uno dei più facoltosi e rispettabili cittadini del borgo, era scomparso da parecchi giorni da Rattleborough in circostanze che fecero sorgere sinistri sospetti. Il signor Shuttleworthy era uscito a cavallo da Rattleborough un sabato prima mattina con la dichiarata intenzione di recarsi nella città di ... distante circa quindici miglia, e di tornare la sera dello stesso giorno. Due ore dopo la sua partenza, tuttavia, il suo cavallo tornò senza di lui e senza le bisacce che erano state fissate prima della partenza. L'animale era anche ferito e coperto di fango. Queste circostanze, naturalmente, fecero sorgere allarme tra gli amici dell'uomo scomparso; e quando, la domanica mattina, si trovò che non era ancora ricomparso, tutto il paese si mosse per andare a cercare il suo corpo.
Il primo e il più energico nell'organizzare le ricerche fu l'amico intimo del signor Shuttleworthy, un certo signor Charles Goodfellow (3), o come tutti lo chiamavano Charlie Goodfellow o <<il vecchio Charlie Goodfellow (4)>>. Ora, se si tratti di una magnifica coincidenza, o se il nome stesso abbia davvero un impercettibile effetto sul carattere, è una cosa che non mi riuscì mai di scoprire; ma il fatto indiscutibile è che non ci fu mai nessuno chiamato Charles che non fosse uomo aperto, virile, onoesto e di cuore leale, con una voce chiara e potente da far piacere ascoltare, e un occhio che ti guarda sempre diritto in faccia, come a dire:<<Ho la coscienza pulita, non ho paura di nessuno e sono assulutamemte incapace di una cattiva azione>>. E così, ogni figurante che interpreti un personaggio con un carattere schietto e cordiale è più che sicuro chiamato Charles.
Ora, <<il vecchio Charlie Goodfellow>>, sebbene si trovasse a Rattleborough da non più di sei mesi, e sebbene nessuno sapesse nulla di lui prima che venisse a vivere nel vicinato, non aveva trovato alcuna difficoltà al mondo nel fare la conoscenza di tutte le persone rispettabili del luogo. Non uno di questi signori che in qualsiasi momento non fosse disposto ad accettare la sua parola per un migliaio di dollari; e in quanto alle donne, non si sa esattamente che cosa avvrebbero dato pur di piacergli. Tutto ciò derivava dal fatto che era stato battezzato Charles e possedeva, di conseguenza, quel viso perbene che è proverbialmente <<la migliore lettera di raccomandazione>>.
Ho già detto che il signor Shuttleworthy era uno dei più rispettabili e senza dubbio il più facoltoso abitante di Ruttleborough, e che <<il vecchio Charlie Goodfellow>> era con lui in rapporti così intimi come fosse stato suo fratello. I due vecchi gentiliomini erano vicini di casa e, sebbene il signor Shuttleworthy raramente, anzi, quasi mai, facesse visita al <<vecchio Charlie>> e mai si fosse trattenuto a pranzo in casa sua, tuttavia questo non impediva ai due amici di essere intimi come ho poc'anzi osservato; perchè <<il vecchio Charlie>> non lasciava passare un giorno senza andare tre o quattro volte a vedere come stava il suo vicino, e spesso si fermava a colazione o a prendere il tè e quasi sempre a pranzo; e la quantità di vino che allora i due vecchi amici riuscivano a sistemare sarebbe davvero troppo difficile da stabilire. La bevanda preferita del <<vecchio Charlie>> era il Château-Margaux e sembrava proprio che giovasse al cuore del signor Shuttleworthy vedere l'amico svuotare caraffe su caraffe; cosicchè, un giorno, quando il vino era dentro e il senno, per naturale conseguenza, era fuori, egli disse al suo inseparabile amico, dandogli una manata sulla spalla:<<Ecco quel che ti dico, vecchio Charlie, tu sei senza dubbio il più cordiale vecchio camerata che abbia mai incontrato dal giorno in cui sono nato, e poiché ti piace tracannare il vino a questo modo, che io sia dannato se non ti regalo una bella cassa di questo Château-Margaux. Dio mi fulmini>> - (il signor Shuttleworthy aveva la brutta abitudine di bestemmiare, sebbene non si spingesse mai oltre <<Dio mi fulmini>> o <<Perdinci>> o <<Perbaccolina>>) - <<Dio mi fulmini>>, disse <<se questo stesso pomeriggio non mando un ordine in città per una doppia cassa del migliore che vi sia, voglio fartene dono, voglio! E fammi adesso il favore di non dire una parola. Lo voglio, ti dico, punto e basta; sta in guardia dunque, ti capiterà uno di questi giorni, proprio quando meno te l'aspetterai!>> Accenno a questo piccolo gesto di generosità del sognor Shuttleworthy soltanto per mostrarvi quale intima intesa esistesse tra i due amici.
Dunque, quella domenica mattina di cui parliamo, quando fu chiaro che al signor Shuttleworthy doveva essere capitato qualche brutto scherzo, io non vidi nessuno così profondamente turbato come il <<vecchio Charlie Goodfellow>>. Non appena seppe che il cavallo bianco era tornato a casa senza il suo padrone e senza le bisacce, e tutto insanguinato per un colpo di pistola che aveva trapasso da parte a parte il petto della povere bestia senza ucciderla, quando seppe tutto questo, impallidì come se lo scomparso fosse stato il caro fratello o il padre, e rabbrividì e tremò tutto come se avesse avuto un attacco di febbre quartana.
Dapprima apparve troppo sconvolto dal dolore per essere in grado di fare qualcosa, o di prendere decisione su un qualsiasi piano d'azione; così per lungo tempo si sforzò di dissuadere gli altri amici del signor Shuttleworthy dal fare qualsiasi passo, ritenendo preferibile aspettare un po', diciamo una settimana o due un mese o due, per vedere se nel frattempo qualcosa non accadesse, o se il signor Shuttleworthy non tornasse nel modo più naturale e spiegasse le ragioni per cui aveva rimandato avanti il suo cavallo. Io credo che avrete osservato questa tendenza a temporeggiare o a procrastinare nelle persone che sono provate da un dolore molto intenso. Le loro facoltà mentali sembrano intorpidite, sicchè essi hanno orrore di ogni cosa che somigli all'azione e non amano nulla al mondo quanto essere lasciati quieti, a letto, <<a cullare il proprio dolore>>, come dicono le vecchie signore, ovvero a meditare sulle proprie disgrazie.
Gli abitanti di Ruttleborough avevano, in verità, una così alta opinione della saggezza del <<vecchio Charlie>>, che la maggior parte di essi si sentì disposta a seguire il suo consiglio e a non fare alcuna mossa <<finché qualcosa non fosse emerso>>, come aveva detto l'onesto vecchio gentiluomo; e io credo che, dopotutto, questa sarebbe stata la risoluzione generale, se non fosse stato per l'interferenza molto sospetta di un nipote del signor Shuttleworthy, un giovane dai costumi molto dissipati e, del resto, dal carattere malvagio. Questo nipote, il cui nome era Pennifeather (5), non voleva sentire ragioni a proposito dello <<stare quieti>>, ma insistette perchè si avviassero immediatamente ricerche del <<cadavere dell'uomo assasinato>>. Fu questa l'espressione da lui usata; e il signor Goodfellow rivelò acutamente che era <<un'espressione singolare, per non dire di più>>. Questa osservazione del <<vecchio Charlie>> ebbe un grande effetto sulla folla; e uno del gruppo fu udito domandare, il che fece grande impressione, <<come poteva accadere che il signor Pennifeather conoscesse così dettagliatamente tutte le circostanze connesse alla sparizione del suo ricco zio , da sentirsi autorizzato ad asserire decisamente e inequivocabilmente che lo zio era "un assasinato">>. A questo punto ci fu uno scambio di parole alquanto vivaci tra parecchie persone nella folla e in particolare tra il <<vecchio Charlie>> e il signor Pennifeather, sebbene quest'ultimo avvenimento non fosse in alcun modo una novità, poichè poco buon sangue era corso tra loro negli ultimi tre o quattro mesi; e le cose erano andate tanto oltre che il signor Pennifeather era arrivato a stendere con un pugno l'amico dello zio, per qualche presunta eccessiva libertà che questi si era preso nella casa dello zio, di cui il nipote era inquilino. E si dice che in questa occasione <<il vecchio Charlie>> si fosse comportato con esemplare moderazione e carità cristiana. Egli si rialzò da terra, si aggiustò i vestiti e non provò neanche a reagire, limitandosi a borbottare qualche parola sul fatto che <<si sarebbe vendicato sommariamente alla prima occasione favorevole>> un naturale e ovvio accesso di collera, che tuttavia non significava niente, e che senza dubbio era stato dimenticato nel momento stesso dello sfogo.
Comunque fossero andate le cose (il che non ha importanza per ciò che ora ci riguarda) è assolutamente certo che gli abitanti di Rattleborough, soprattutto grazie alla persuasione del signor Pennifeather, guinsero infine alla determinazione di sparpagliarsi per le campagne circostanti, in cerca dello scomparso signor Shuttleworthy. Voglio dire che convennero su questa decisione in un primo momento. Dopo che fu deciso dall'unanimità di intraprendere le ricerche, sembrava infatti evidente che gli esploratori si dovessero sparpagliare, cioè dividersi in gruppi, per un esame più completo della regione circostante. Non ricordo tuttavia con quali ingegnosi ragionamenti il <<vecchio Charlie>> convinse finalmente l'assemblea che questo era il piano più campato in aria che si potesse organizzare. Riuscì comunque a convincerli tutti eccetto il signor Pennifeather e, alla fine, si decise che le ricerce fossero svolte, accurate e molto approfondite, dai borghigiani in massa, guidati prorpio dal <<vecchio Charlie>>.
In effetti, non poteva esserci miglior guida del <<vecchio Charlie>> che tutti sapevano avere un occhio di lince; ma sebbene egli li conducesse in ogni sorta di angoli e anfratti i più remoti e fuori mano, per strade che nessuno aveva mai sospettato esistessero nelle vicinanze, e nonostante le ricerche fossero incessantemente portate avanti giorno e notte per quasi una settimana, tuttavia non si potè trovare alcuna traccia del signor Shuttleworthy. Quando dico nessuna traccia, comunque, non prendetemi alla lettera, perchè una traccia, in un certo senso, fu sicuramente trovata. Il cammino del povero gentiluomo era stato seguito grazie alle impronte del suo cavallo (che erano inconfondibili) fino ad un punto di tre miglia a est del paese, sulla strada principale che portava in città. Qui le tracce svoltano per un sentiero tagliato attraverso una boscaglia; il sentiero sbucava sulla stessa strada maestra, accorciandola di circa mezzo miglio. Seguendo le orme degli zoccoli lungo questo passaggio, la compagnia giunse infine a una pozza d'acqua stagnante, mezza nascosta dai roveti, sulla destra del sentiero; e di fronte a questa pozza le tracce si arrestavano. Sembrava che tuttavia una lotta avesse avuto luogo in quel punto e pareva come se un corpo grosso e pesante, molto più grosso e pesante di quello di un uomo, fosse stato trascinato dal sentiero fino nello stagno.
Quest'ultimo fu scandagliato due volte, ma non si trovò niente; e la gente era sul punto di andarsene, disperando di giungere a un qualche risultato, quando la Providenza suggerì al signor Goodfellow l'espediente di prosciugare lo stagno completamente. Questo proggetto fu accolto con acclamazioni e molti vivi complimenti al <<vecchio Charlie>> per la sua sagacia e assennatezza. Poichè molti borghigianti avevano portato con sé delle vanghe, prevedendo forse l'eventualità di sotterrare un cadavere, il drenaggio fu compiuto facilmente e velocemente; e non appena il fondo fu visibile, proprio nel bel mezzo del fango rimasto, si scoprì un panciotto nero di velluto e di seta; e quasi tutti i presenti lo riconobbero immediatamente come di proprietà del signor Pennifeather. Questo panciotto era tutto strappato e macchiato di sangue e parecchie persone tra i presenti ricordavano distintamente di averlo visto indosso al suo proprietario proprio il mattino della partenza del signor Shuttleworthy per la città; e altri ancora erano pronti a testimoniare sotto giuramento, se fosse stato necessario, che il signor Pennifeather non aveva indossato il panciotto in questione in nessun momento, durante il resto di quella giornata memorabile; né si poté trovare qualcuno che dicesse di averlo visto sulla persona del signor Pennifeather, nel periodo seguente alla sparizione del signor Shuttleworthy.
La faccenda stava ora prendendo una piega piuttosto seria per il signor Pennifeather e si osservò, come indubitabile conferma dei sospetti che erano sorti contro di lui, che egli si fece estremamente pallido, e che, quando gli si chiese cosa potesse dire a sua discolpa, fu del tutto incapace di proferire parola. A quel punto, i pochi amici che il suo dissoluto stile di vita gli aveva lasciato lo abbandonarono, dal primo all'ultimo, e fecero ancora più clamore dei suoi vecchi e dichiarati nemici nel reclamare il suo immediato arresto. Ma, d'altra parte, la malignità del signor Goodfellow brillò allora, per un contrasto, di una luce ancora più accesa. Fece una calda e oltremodo eloquente difesa del signor Pennifeather, nella quale alluse più di una volta al proprio sincero perdono per quel giovanotto scapestrato, <<l'erede dell'egregio signor Shuttleworthy>>, per l'offesa che costui (il giovane gentiluomo), senza dubbio nel vortice della passione, aveva creduto opportuno infliggere a lui (signor Goodfellow ). <<Egli lo perdonava>>, disse, <<dal più profondo del suo cuore; e quanto a lui (il signor Goodfellow), lungi dallo spingere all'estremo i sospetti che, si doleva di confessare, realmente erano sorti contro il signor Pennifeather, avrebbe fatto ogni sforzo in suo potere, avrebbe impiegato tutta la poca eloquenza che possedeva per... per... per addolcire, quanto più coscienziosamente gli era possibile, i più conturbanti aspetti di quell'affare davvero imbarazzante>>.
Il signor Goodfellow continuò per quasi mezz'ora su questo tono, a gran credito tanto della sua mente quanto del suo cuore; ma proprio le persone di buon cuore sono raramente opportune nelle loro osservazioni: esse incorrono in ogni specie di passi falsi, di contrattempi e mosse inopportune nell'ardore del loro zelo al servizio di un amico e spesso riescono così, pur con le migliori intenzioni del mondo, a produrre più danno che vantaggio alla sua causa. Così, in questo caso, andò a finire, con tutta l'eloquenza del <<vecchio Charlie>>; perchè, per quanto si adoperasse onestamente a favore del sospettatato, avvenne tuttavia, in un modo o nell'altro, che ogni sillaba pronunciata da lui, che non mirava direttamente, seppure incosciamente, ad esaltare l'oratore agli occhi del suo oditorio, aveva l'effetto di accrescere i sospetti che già si addensavano sull'individuo di cui difendeva la causa, e di sollevargli contro la furia della gente.
Uno dei più incomprensibili errori commessi dall'oratore fu la sua allusione all'indiziato come <<l'erede di quel degno vecchio gentiluomo, il signor Shuttleworthy>>. La gente, in verità, non ci aveva ancora pensato. Si erano solo ricordati di certe minaccie di diseredarlo fatte uno o due anni prima dallo zio (che non aveva altri parenti in vita, oltre al nipote); perciò avevano creduto, da quel giorno, che la faccenda fosse ormai sistemata: tanto semplici di mente erano gli abitanti di Rattleborough. Ma l'osservazione del vecchio Charlie fece loro intravedere la possibilità che queste minacce non fossero state altro che minacce. E subito, di conseguenza, sorse naturale la domanda: cui bono? - una domanda che tendeva, più ancora del panciotto, a incolpare il giovane del terribile crimine. E qui, per evitare di essere frainteso, permettetemi una breve digressione per osservare che la frase latina estremamente breve e semplice che ho usato, è invariabilmente mal tradotta e mal interpretata. <<Cui bono?>> in tutti i romanzi celebri e altrove - in quelli per esempio della signora Gore (l'autrice di Cecil), una signora che cita tutte le lingue dal caldeo al chickasaw ed è sostenuta nella sua cultura <<quando occorre>> secondo un piano sistematico, dal signor Beckford - in tutti i romanzi celebri, dico, da quelli di Bulwer e Dickens a quelli di Turnapenny e Ainsworth, le due piccole parole latine cui bono sono interpretate come <<a quale fine?>> o (in luogo di quo bono) <<a che scopo?>>. Il loro vero significato, nondimeno, è <<a vantaggio di chi?>>. Cui a chi; bono è di vantaggio? È una frase strettamente legale e applicabile precisamente ai casi simili a quello che stiamo ora prendendo in considerazione, nei quali la colpevolezza dipende dalla probabilità di un vantaggio derivante, per questo o quell'individuo, dal compimento del reato. Ora, in queste circostanze, la domanda cui bono? indicava chiaramente il signor Pennifeather. Suo zio lo aveva minacciato, dopo averlo fatto testamento in suo favore, di diseredarlo. Ma la minaccia non era stata mantenuta; il primo testamento, sembrava, non era stato modificato. Se fosse stato modificato, l'unico motivo plausibile per l'omicidio da parte dell'indiziato sarebbe stato quello comune della vendetta; e anche questo sarebbe stato annullato dalla speranza di rientrare nelle buone grazie dello zio. Ma il testamento inalterato e la minaccia di modificarlo sospesa sulla testa del nipote, apparivano di colpo come la più forte tentazione possibile di commettere l'atroce delitto; e così conclusero, molto sagaciamente, i rispettabili cittadini del borgo di Rattle. Il signor Pennifeather fu di conseguenza arrestato all'istante e la folla, dopo qualche altra indagine, si mosse verso casa tenendolo in custodia. Per la strada, tuttavia, un'altra circostanza giunse a confermare i precedenti sospetti. Il signor Goodfellow, che lo zelo conduceva a precedere sempre la compagnia, fu visto d'un tratto correre avanti ler alcuni passi, chinarsi, e raccogliere, apparentemente tra l'erba, un piccolo oggetto. Dopo averlo velocemente esaminato egli fu visto ancora fare come un tentativo di nasconderlo nella tasca della giacca; ma il suo gesto fu notato, come ho detto, e di conseguenza impedito, quando l'oggetto raccolto fu identificato come un pugnale spagnolo che una dozzina di persone riconobbero come appartenente al signor Pennifeather. Di più, le sue iniziali erano incise sull'impugnatura. La lama del pugnale era aperta e insanguinata.
Non restava più alcun dubbio ormai riguardo alla colpevolezza del nipote e, all'arrivo a Rattleborough, egli fu immediatamente condotto davanti al magistrato per l'interrogatorio.
Qui le cose presero una piega ancora più sfavorevole. Il prigioniero, quando gli fu chiesto dove fosse la mattina della scomparsa del signor Shuttleworthy, ebbe addirittura l'audacia di confessare che proprio quel mattino era fuori con la sua carabina a caccia di cervi, e proprio nelle immediate vicinanze dello stagno dove, grazie all'acune del signor Goodfellow, era stato ritrovato il panciotto insanguinato.
Questi allora si fece avanti e, con le lacrime agli occhi, chiese il permesso di deporre. Disse che un severo senso del dovere verso il Creatore, non meno che verso l'umanità, gli impediva di tacere più a lungo. Sino a quel momento, il più sincero affetto per il giovane (malgrado quamesti avesse maltrattato lui, signor Goodfellow) aveva indotto a formulare ogni ipotesi che l'immaginazione potesse suggerire, ne tentativo di spiegare tutto ciò che appariva sospettabile nelle circostanze che tanto gravemente deponevano contro il signor Pennifeather; ma queste circostanze erano ora assolitamente troppo convincenti, ora troppo schiaccianti: egli non avrebbe esitato più a lungo; avrebbe raccontato ciò che sapeva se il suo cuore (del signor Goodfellow) avesse dovuto scoppiare per lo sforzo. E continuò affermando che nel pomeriggio del giorno precedente alla partenza del signor Shuttleworthy per la città, quel vecchio signore degno di rispetto aveva detto al nipote, a sua (del signor Goodfellow) portata d'orechio, che lo scopo del viaggio in città l'indomani era quello di depositare una somma di denaro eccezionalmente grande presso la <<Farmers' and Mechanics' Bank>>, e che lo stesso signor Shuttleworthy aveva chiaramente confessato al detto nipote la propria irrevocabile determinazione di annullare il testamento fatto originariamente e di non lasciargli altro che uno scellino. Egli (il testimone) a questo punto chiamò solennemente a deporre l'accusato, perchè dichiarasse se ciò che egli (il testimone) aveva esposto corrispondesse o no alla verità in ogni particolare essenziale. Con grande stupore di tutti i presenti, il signor Pennifeather ammise francamente che infatti corrispondeva.
Il magistrato considerò a questo punto suo dovere di mandare un paio di polizziotti a perquisire la camera che l'indiziato occupava nella casa dello zio.
Da questa ricerca tornarono quasi immediatamente, con il ben noto portafoglio in cuoi di Russia legato in acciaio che il vecchio gentiluomo aveva l'abitudine di portare da anni. I valori che conteneva, tuttavia, ne erano stati sottratti e invano il magistrato si sforzò di estorcere al prigioniero la confessione dell'uso che ne aveva fatto o del luogo dove li aveva nascosti. Si ostinò infatti ad affermare di non sapere nulla di tutta quella faccenda. I polizziotti scoprirono inoltre, tra il letto evil materasso di quell'infelice, una camicia e un fazzoletto con le cifre del suo nome, entrambi orribilmente imbrattati del sangue della vittima.
In quel momento guinse la notizia che il cavallo dell'uomo assassinato era appena spirato nella stalla, in seguito alle ferite ricevute e fu proposto dal signor Goodfellow di fare immediatamente un esame post-mortem della bestia, per vedere, se possibile, di trovare il proiettile. Cosa che fu fatta senz'altro; e quasi a dimostrare senza possibilità di dubbio la colpevolezza dell'indiziato, il signor Goodfellow, dopo minuziose ricerche nella cavità toracica, riuscì a trovare e a estrarre un proiettile di straordinarie dimensioni, che all'esame risultò corrispondere esattamente al calibro della carabina del signor Pennifeather, mentre era troppo grosso per qualsiasi altra carabina del borgo o dei dintorni. Per rendere la cosa ancor più evidente, tuttavia, si scoprì che questo proiettile aveva una specie di falla o incisione ad angolo retto con la normale linea di sutura; e gli esami rivelarono che questa incisione corrispondeva esattamente a una specie di cresta o di escrescenza accidentale in uno stampo che l'indiziato corrisponde come suo. Alla scoperta di questo proiettile, il giudice istruttore non volle ascoltare nessun' altra deposizione e immediatamente rinviò a giudizio il prigioniero, rifiutando risolutamente di accettare qualsiasi cauzione in un simile caso, nonostante il signor Goodfellow protestasse con gran foga contro tale severità e si offisse di garantire per qualsiasi somma necessaria. Questa generosità da parte del <<vecchio Charlie>> era in perfetta sintonia con il tenore della sua amichevole e cavalleresca condotta durante l'intero periodo del suo soggiorno nel borgo di Rattle. Nel caso presente, il degno uomo si lasciò trasportare dall'eccessivo calore della propria simpatia così completamente, che sembrò aver del tutto dimenticato quando si offrì come garante per il giovane amico, che egli stesso (il signor Goodfellow) non possedeva di suo neanche un dollaro sulla faccia della terra.
Quel che seguì all'arresto si può facilmente prevedere. Il signor Pennifeather, tra le grida di disprezzo di tutta Ruttleborough, venne processato durante la prima sessione penale, dove la catena delle prove indiziarie (aggravata com'era da parecchie circostanze schiaccianti, che la sua sensibilissima coscienza proibì al signor Goodfellow di nascondere alla Corte) fu considerata tanto completa e tanto esaurientemente conclusiva che i giurati, senza neanche abbandonare i loro seggi, espressero un immediato verdetto: <<colpevole di omicidio di primo grado>>.
Subito dopo, il disgraziato ricevette la sentenza di morte fu rimandato nella prigione della contea ad aspettare l'inesorabile vendetta della legge.
Nel frattempo, il nobile comportamento del <<vecchio Charlie>> lo aveva reso doppiamente caro agli onesti abitanti del borgo.
Egli divenne il loro beniamino dieci volte più di quanto non lo fosse mai stato; e come risultato naturale dell'ospitalità con cui veniva trattato, egli recedette quasi per forza dalle abitudini estremamente parsimoniose che la sua povertà era stato sino ad allora costretto a osservare, e molto frequentemente teneva piccole réunions in casa sua, dove lo spirito e l'allegria regnavano sovrani, appena appannati, naturalmente, dall'occasionale ricordo dello sventurato e triste destino che attendeva il nipote del defunti amico intimo del generoso ospite.
Un bel giorno, questo magnanimo vecchio gentiluomo fu gradevolmente sorpreso nel ricevere la seguente lettera:

Egregio Signor Charles
Goodfellow, Rattleborough
dalla Ditta H.F.B & Co.
Château-Margaux - 6 dozzine di bottiglie

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