Ed ecco che venne il mio momento.
Un che di insolito cominciò a far parte di me.
Ciò in cui siamo immersi, e avvolti, in ogni insignificante ed unico istante, fece come per ispirarmi.
Pare facesse piuttosto fatica, malgrado il suo sprecato impegno.
Un po'come se qualcosa, forse la mia anima, non lo volesse. A dir la verità mi fece soffrire questo rifiuto, riflettere, pensare, perdere quel che sarebbe, o non sarebbe stato, il mio alter ego.
Ma quei sussurri divennero sempre più delle urla, impossibili da ignorare. Così imponenti e inevitabili, da trafiggere le mie membra.
Un dolore che, dolore non credo sia la terminologia più adeguata per descrivere quel che prese il controllo di ogni minima area della mia mente, era un miscuglio tra malinconia, angoscia, insoddisfazione, che tutti insieme portarono a questa specie di dolore.
Gli attimi trascorsero uno dietro l'altro, senza badare molto a quel che succedeva.
E man mano il tempo, che di solito veniva concesso per una vita diminuiva, più la voglia di vivere cresceva in me, insieme a quel nuovo, sfocato, limpido pensiero.
Che un giorno, non molto lontano da li, mi rese padrona del mondo.
