Red Head.

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«Signor Milkovich...»
«Signor Milkovich, mi sente?»
«L'ho vegliato tutta la notte, tutta la notte. Tutta la notte.»
«Parli con voce più alta, cosa ha detto?»
«Ho vegliato il suo corpo tutta la notte.»

Non era stata una scelta saggia quella di tornare al vecchio palazzo, ma Ian aveva insistito. "Sono solo un mucchio di macerie e finestre rotte" aveva detto ancora, per non specificare di voler tornare in quel luogo, perché quel palazzo era stato uno dei loro posti. Ian ci si era allenato mentre Mickey lo guardava dall'alto, i tempi in cui ancora credeva di non essere gay. O meglio, fingeva. Erano i bei tempi in cui i problemi erano le bugie, le delusioni, le risse.
«Dai, Mick, solo per pochi minuti.»
E quando lo chiamava in quel modo, il grande, grosso e terribile Mickey Milkovich proprio non poteva resistere.
Era tardi, non c'erano molte persone in giro, se non i soliti spacciatori e ragazzini su skateboard, anche troppo piccoli per far parte di una gang, ma quello era il South Side, ognuno sopravviveva a proprio modo.
Scappando via verso qualcosa di migliore, rimandando e combattendo ciò che si aveva intorno o diventando una cosa sola con la merda che li circondava.
Nonostante l'ora tarda, faceva caldo e il vento aveva smesso di soffiare.
Mickey alzò lo sguardo, contento di vedere poco di quel palazzo fatiscente che aveva davanti agli occhi. Come sempre, ringraziò il buio. Ian era a pochi passi di distanza, camminava a passo svelto davanti a lui e canticchiava una stupida canzone sentita alla radio.
«Questo posto è una merda» commentò Mickey, prima di lanciare via il filtro della sigaretta appena fumata.
«È per questo che ci piaceva. E poi è tranquillo, non c'è nessuno.»
«A parte noi due...» aggiunse il moro, ma poi non disse altro, sollevato dal fatto che Ian fosse allegro quella sera.
«Tutti i pomeriggi passati ad allenarmi qui!» ricordò il rosso, forse un po' malinconico.
«Io che ti sparavo per farti andare più veloce.»
«Tu che sei il solito stronzo!» esclamò Gallagher e diede un pugno sulla spalla del fidanzato.
Come ricordavano entrambi, le finestre erano ancora rotte, il pavimento sporco e costellato da bottiglie di birra. I muri decorati da graffiti rappresentati mostri, frasi di canzoni rap e parolacce.
«Dovremmo passare la notte qui» scherzò Ian, cominciando a ridere. Mickey lo guardò male e incrociò le braccia al petto.
«Non ci pensare proprio, cazzo. Questo posto puzza. Andiamo via, dai.»
Ian non sembrò lamentarsi e, stranamente, si avvicinò a Mickey. L'unico problema è che aveva negli occhi quello sguardo, quello a cui Mickey non poteva resistere più di tanto. Il moro alzò gli occhi al cielo e finse di non guardarlo.
«So a cosa stai pensando, Gallagher. E no, non ti permettere.»
Ma Ian già aveva posato le mani sul suo petto e lo stava spingendo verso il pilastro alle loro spalle.
«Ian...» Mickey sospirò, ma non oppose resistenza, ovviamente.
Le labbra dei due ragazzi si stavano per congiungere, quando uno sparo distolse l'attenzione dal precedente gesto.
«Porca puttana.»
«Bene, bene, bene.»
Rumore di passi pesanti risuonarono nello spazio vuoto e il panico attanagliò i due ragazzi, ormai beccati.
«Mickey frocio Milkovich, che piacere trovarti qui.»
Lo sguardo di Ian era confuso, si spostava velocemente per osservare la mano del fidanzato sulla pistola e poi i nuovi arrivati.
«Non è il vostro territorio questo, andate via.»
«E invece ti sbagli, Milkovich. Ormai è roba nostra. Dato che passi il tempo a succhiare cazzi, tuo padre ha pensato bene di toglierti di mezzo.»
«Mio padre è in prigione, cazzoni.»
«Esattamente, ma non sarà così per sempre. Liberiamo il campo per quando sarà fuori.»
Quello che continuava a parlare era Derek; Ian lo conosceva, o meglio, lo aveva visto spacciare nelle strade del loro quartiere. Gli altri non li aveva mai visti, ma sembravano far parte della stessa gang.
«Non vogliamo problemi, quindi andare via» provò a dire tranquillamente.
A quel punto, Mickey aveva già fatto un passo avanti, pronto a difendere Ian, oppure a picchiare quegli stronzi insieme al fidanzato.
«Girate a largo, o tornerete nelle vostre luride case senza neanche la forza di strisciare.»
A quel punto, non aveva aspettato oltre ed aveva tirato fuori la pistola.
Ian sorrise quasi, quando riuscì a recuperare anche un coltellino, nella parte posteriore dei jeans del ragazzo vicino. Non usciva mai di casa senza un intero armamentario!
Derek e gli altri sembrarono divertiti da tutto quello, tanto che, inizialmente, non si mossero, ma si limitarono a ridere. Ian cominciò a credere che fossero tutti un po' fatti...
«Non abbiamo paura di voi, la fama di Mickey Milkovich si è estinta tanto tempo fa.»
«Perché allora non butti quella pistola e vieni qui? Ti farò ricredere volentieri.»
«Ah, sì e cosa farai-»
Derek non concluse neanche la frase e un colpo di pistola partì da uno dei suoi compagni.
Ian, veloce, aveva spinto Mickey giù, prima che il proiettile li colpisse.
«Cazzo!» A quel punto tutti stavano urlando e Mickey ed Ian ne approfittarono per gattonare fin dietro il pilastro alle loro spalle.
«Mickey, dai, esci. Jordan è solo un po' fatto, non voleva davvero sparare. O meglio, si è dimenticato che devo essere io ad ucciderti.»
«Fottiti, Derek. Vai via prima di ritrovarti con una pallottola in corpo» urlò Mickey, sperando che le sole minacce potessero bastare.
«Sono in tre, Mick. Noi in due e con una sola pistola. Inoltre sono soggetti instabili, hai visto cosa è accaduto poco fa, cazzo.» Ian, per un attimo, sembrava essere tornato un soldato. Il vecchio Ian.
«E allora cosa proponi di fare, "Soldato Ryan"?»
«Siamo senza armi, spazio limitato. Sono tre, il che significa che potrebbero attaccarci da tutti i lati... Ci serve una via d'uscita. Però, abbiamo una cosa a nostro favore: non sono completamente lucidi...
«...e sono dei pezzi di merda stupidi. Sbagliano a credersi chissà chi, si faranno male oggi.»
«Sì, beh anche quello» sussurrò Ian e i due si ritrovarono a sorridere nonostante il momento.
«Quindi che facciamo?» chiese Milkovich, alla fine.
«Ragazzi dai, non volevamo sparare davvero, è solo per giocare.»
Derek parlava davvero troppo, era irritante.
«Ora conto fino a dieci...»
«Wow ed io che pensano che non saresti arrivato neanche a cinque» commentò Ian ironico e il fidanzato gli rivolse un'occhiataccia.
«Che spiritoso. E allora sì, facciamo che vi ammazzo entrambi al "cinque" così Pel di Carota è soddisfatto.»
Mickey imprecò un'altra volta.
Ed un'altra ancora quando vide Ian allontanarsi da lui, dall'unica protezione che avevano.
«Persona sbagliata, noi vogliamo Mickey» disse Derek, ma alzò il braccio per puntare la pistola contro Ian Gallagher.
Okay, non era stata una mossa davvero intelligente, ma forse poteva distrarli e lasciare il tempo a Mickey di scappare.
Anche perché, non volevano Ian morto, giusto?
«Sbagliato, ora abbiamo anche un bell'ostaggio!» esclamò Derek e fu così stupido da avvicinarsi ad Ian. Il ragazzo sembrò impaurito, solo in apparenza e quando fu abbastanza vicino, riuscì a colpirlo e a tenerlo fermo grazie al braccio intorno al collo. Almeno la pistola era caduta a terra...
«Fermi, non sparate, cretini» provò a dire Derek a fatica. Si divincolava e cercava di liberarsi, ma era più forte Ian. Infatti riuscì a trascinarlo accanto al pilastro e poi a buttarlo a terra. Seduto con la schiena contro l'intonaco sporco, non faceva più tanto il gradasso. Mickey, senza dire una parola, gli sferrò un calcio nello stomaco, ancora un altro e poi uno sul volto. Alla fine, fece qualche passo indietro, per tenerlo sotto tiro.
Era il capo di quel trio di strafatti, senza di lui, gli altri due sarebbe stati persi.
«Ed ora che il vostro paparino è stato sconfitto, che ne dite di buttare via quelle pistole, eh?»
I due non sembrarono opporre molta resistenza e così lasciarono a terra le pistole.
«Vado a recuperarle» disse Ian e si avvicinò con cautela agli altri due.

Forse lo sbaglio fu quello di non controllare quanto i due fossero fatti, lo sbaglio fu di non dire loro di calciare lontano le pistole, oppure di controllare la presenza di altre armi.
Ad ogni modo, non appena alzò la testa, Ian si ritrovò con la canna della pistola poggiata sulla pelle. Esattamente tra gli occhi. Lasciò andare le due armi come gli era stato appena ordinato e si inginocchiò lentamente.
«Jordan, non fare lo stupido, sai che siamo qui solo per spaventarli. Picchialo, ma posa quella pistola.»
"Siamo qui solo per spaventarli", ripeté Ian nella mente, ma la cosa non lo rassicurò minimamente.
«Tu, forse tu e quel coglione di Derek. Ma io, io sono il discepolo. Colui che farà fuori Mickey Milkovich e la sua puttanella e poi entrerà nelle grazie del signor Terry.»
«Cazzo, sei fuori di testa.»
Jordan non sembrò aver apprezzato particolarmente il commento, allora sparò anche all'amico. Dritto nel petto.
Il ragazzo cadde all'indietro e, per un attimo, il tonfo del suo corpo che precipitava fu l'unico rumore.
Derek, incurante della pistola puntata da Mickey, si alzò. Il ragazzo morente sul pavimento era suo fratello.
A quel punto, la situazione fu chiara anche a Mickey che si accorse di ciò che era accaduto ad Ian.
«Mick no!» aveva urlato il rosso, non appena aveva sentito i passi del fidanzato farsi troppo vicini.
«Ah, eccoti, Mickey Milkovich. Non sei neanche degno di questo nome. Presto sparirai insieme a lui e al tuo fidanzatino,» Jordan emise un grugnito e poi aggiunse: «mi fate schifo.»
Mickey era paralizzato dal terrore, non per le pistole, non per il padre o per la possibilità di morire. Era abbastanza chiaro ciò che lo aveva spaventato in quel momento, tanto da non riuscire a distogliere lo sguardo dalla testa rossa del fidanzato.
«Dici addio, Ian Gallagher.»

Forse a Jordan non importava di morire, oppure nella sua distorta dimensione alterata dalle droghe, si sentiva al sicuro.
Ma non lo era davvero, perché non appena premette il grilletto e sparò ad Ian, Derek sparò a lui. Non riuscì a ferirlo a morte, ma fu abbastanza perché il ragazzo scappasse via, forse resosi conto dell'accaduto solo in quel momento.
Il corpo di Ian, invece, cadde a terra inerme. Il suo volto era ancora intatto, solo un buco rosso tra gli occhi aveva rovinato la sua pelle bianca e bellissima.
Improvvisamente, il vecchio appartamento rovinato non offriva niente di più se non due ragazzi inginocchiati a terra, che stringevano tra le braccia una persona amata. Un fratello, un amante, qualcuno di speciale e unico.
Mickey aveva raccolto dal pavimento sporco il corpo di Ian e cercava in tutti i modi di smuoverlo per farlo svegliare. Aveva ancora gli occhi aperti, non poteva essere completamente andato, credeva Mickey. Oppure cercava di crederci. Pensava che continuando ad urlare ad Ian di svegliarsi, di smettere di fare lo stupito, lui sarebbe tornato in vita. Invece...
«Ti prego, ti prego, ti prego» continuava a dire, come se la macchia di sangue che si stava allargando sempre più sul pavimento, non fosse di Ian. Come se Mickey non avesse le mani sporche del suo sangue e non gli avesse macchiato il volto, il collo e le braccia continuando ad accarezzarlo.
«Mi dispiace, mi dispiace. Non sarebbe dovuta finire così. Cazzo, svegliati, stupita testa rossa.»
E ad un tratto si accorse come il sangue avesse macchiato anche i capelli del fidanzato, rendendo il suo colore naturale ancora più scuro, ancora più bello.
E non riusciva a smettere di cullare il suo corpo - avanti ed indietro, avanti ed indietro - forse per consolare se stesso. Aveva nella mente l'immagine fissa di quegli occhi verdi.
Occhi verdi morti.
Ed ascoltava a ripetizione le ultime parole pronunciate da Ian: "Mick, no!", con la speranza di non dimenticare il suono della sua voce.
Passò delle ore in quello stato, sconvolto, tremante, abbracciato al cadavere di Ian.

Quando arrivarono i poliziotti e le ambulanze (alla fine Derek si era fatto forza e le aveva chiamate, raccontando anche una versione dei fatti che incolpava unicamente Jordan), non fu facile per nessuno.
Non fu facile neanche convincere Mickey a lasciare andare il corpo di Ian. Continuava a minacciare tutti, non voleva che toccassero quel corpo.
Alla fine, stanco e stravolto, si allontanò, accompagnato anche lui ad un'altra ambulanza da due paramedici.
«Tra poco si sveglierà, ma voi lasciatelo riposare. Ha bisogno di dormire, è stanco. Le medicine, deve prendere le medicine prima di colazione.»

Red Head || GallavichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora