Capitolo 10

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''Domani torno a scuola.'' Dico al ragazzo sullo schermo.
''Felice?'' Domanda.
''Si, in un certo senso.''
''Come mai? Credevo che ti piacesse la scuola.''
''Ed è così, ma il problema è ricominciare da capo, nuovi amici, nuovi professori. Ah, oggi mi è arrivata la divisa, la vuoi vedere?'' Domando.
''Certo.'' Mi alzo e prendo la scatola.
''Questa è la camicia, la giacca e la gonna...'' Faccio una smorfia per l'ultimo indumento, non mi piacciono molto le gonne, ma non posso avere altro.
''Posso vederle a dosso a te?'' Lo guardo male.
''No, la gonna mi sta malissimo.''
''Oh, andiamo, muoviti. Io non guardo.'' Si tappa gli occhi con le mani, butto giù lo schermo del computer per 3/4 e inizio a spogliarmi, la camicetta mi piace molto, è corta così la possiamo mettere meglio dentro la gonna, quest'ultima è lunga, a vita alta, arriva appena sopra il ginocchio è blu notte e non è neanche poi così male, mi infilo la giacca in tinta con la gonna, è carina, forse un po' troppo seriosa. Mi lego i capelli e alzo lo schermo del comuter, mi sento una sciocca.
''Ecco...'' Dico imbarazzata.
''Sembri una donna d'affari.'' Ride.
''Ha ha, comunque è una scuola privata è per questo che sono così elegante.''
''Privata?''
''Si, alcuni dormono li perché magari vengono dall'altra parte dell'Inghilterra, ma io dormo a casa siccome ci abito vicino.''
''Bello.''
''Già. '' inizio a togliermi la giacca, sbottono la camicia e tiro giù la zip della gonna, poi mi ricordo... ''Louis!'' Il ragazzo mi guarda dallo schermo, è tutto rosso. ''Avevi detto che chiudevi gli occhi.'' Butto giù lo schermo come prima, mi ero totalmente dimenticata di lui.
''S-scusa, sei tu che ti sei spogliata davanti a me.''
''Non mi sono spogliata, mi stavo per spogliare.'' Preciso.
Torno a sedermi, con il pigiama a dosso.
''Hai studiato?''
''Si, l'interrogazione è andata bene, in realtà in tutte le materie sto recuperando.''
''Che bello! Domani hai qualche verifica o interrogazione?''
''No, c'è solo da consegnare un tema.''
''E lo hai finito?''
''Si, ho fatto tutto non ti preoccupare.'' Ridacchia
''Accidenti, avevo già la ramanzina pronta.'' Rido insieme a lui.
''Che fai adesso?'' Mi domanda.
''Ho intenzione di leggere un po' e poi andare a letto.'' Sorrido. ''Tu?''
''Mi manchi...in un certo senso...mi manchi come mi può mancare una persona che conosco da due settimane.'' Sorride imbarazzato. Ricambio.
''Sei carino quando sei imbarazzato.''
''Io non sono imbarazzato!'' Si finge offeso.
''Certo che lo sei!'' Rido ancora.
''Smettila non è vero!'' Ha la voce acuta.
''Louis!'' Si giara di scatto verso la parte della sua stanza da dove proveniva la voce. ''Con chi cazzo stai parlando?!''
''Con Zac.'' Mente. È una voce grossa, maschile, che ti mette i brividi. Sento dei passi avvicinarsi a Louis, rimango impietrita e lui va nel panico.
''Okay, Zac ci vediamo domani a scuola.'' Dice buttando giù. Rimango a fissare lo schermo per un tempo non definito.
''Ma che..?'' Chiudo del tutto il computer e mi butto sul letto, prendo il cellulare e scrivo a Louis.
Tutto okay?
Aspetto la risposta ma non arriva, prendo un libro e inizio a leggere, ma non riesco a concentrarmi, perché Louis non ha detto la verità a quel signore, ma soprattutto chi era? Suo padre? Mi ricordo che lui ha il cognome di sua mamma, allora vuol dire che non ha un papà. Quindi chi cavolo era? Suo fratello maggiore? Ma perché non gli ha detto che ero io? Tutti questi pensieri mi fanno venir male alla testa. Scrivo un ultimo messaggio a Louis: Va be', vado a dormire, ci sentiamo domani? Notte X.
Aspetto che il messaggio venga inviato per poi spegnere internet e mettere il cellulare sotto carica. Controllo che la sveglia sia impostata per l'orario giusto, poso il cellulare e mi addormento praticamente subito.

***

Quando sono tornata a casa ho trovato mia nonna che si stava disperando sulla sua morbida poltrona, il motivo è che aveva completamente realizzato che mia sorella non c'è più.

Andandosene ha fatto male a molte persone, soprattutto ai miei genitori.

Controllo il cellulare per vedere se Louis mi ha risposto o perlomeno tentato di contattarmi. Niente. Non lo sento da una settimana quasi. Da quell'episodio. Gli ho inviato un paio di messaggi i primi giorni, ma siccome non mi rispondeva ho lasciato perdere, se devo essere sincera un po' mi manca, credo che se ci fosse lui qua a farmi ridere sarebbetutto più semplice.

Lo specchio nell'armadio ritrae il mio viso, sfioro il livido e il taglio sul labbro con un dito, fa meno male di ieri.

A scuola un paio di ragazze, se si possono definire tali, hanno iniziato a picchiarmi. Questi lividi me li sono fatta per uno schiaffo, il taglio è quando mi hanno buttata per terra. Io ora mi chiedo, perché a me?

Mi tolgo la divisa e mi metto un paio di pantaloncini corti e la maglia da uomo che avevo prestato a Louis quel giorno, non l'ho ancora lavata, il tessuto ha catturato il profumo del ragazzo.

Prendo i libri di scuola e inizio a fare i compiti e a studiare. Nonostante quelle tipe mi piace la nuova scuola, è molto formale.

Dopo i compiti mi metto sul letto a fare...semplicemente niente. Resto a fissare il soffitto per un tempo indefinito, fin quando non mi ricordo del finestrone: mi arrampico sul letto e sul piccolo muretto dove ci sono un paio di cuscini decorativi. Già è buio fuori e il cielo è sgombro di nuvole, è una serata abbastanza limpida per essere in Inghilterra. Le stelle sono ben visibili nel cielo quando decido di spegnere la luce.

Mi ricordo una sera, quando mia sorella era ancora viva, erano gli ultimi giorni della sua breve vita, andai a dormire nel suo letto e mentre ci stavamo per addormentare lei mi disse: "Mely, se un indomanimattina io non mi svegliassi, ti vorrei chiedere un favore."

"Ti prego,smettila di pensarlo..." dissi.

"No, tiprego ascoltami: se non mi dovessi più svegliare, ti prego, quando guarderai il cielo promettimi che penserai a me, quando sarai triste o ti sentirai sola guarda le nuvole e pensa a me, quando sarai felice guarda il tramonto e pensa a me, quando sentirai la mia mancanza guarda le stelle e pensa a me, quando sentirai il bisogno di allontanarti dal nostro Credo prega per me, io lo farò per te.Promettimelo." Sembrava molto più adulta rispetto alla sua età,io scossi la testa.

"Fidati-le dissi-non ci sarà bisogno di tutte queste cose, tu guarirai,crescerai sana e forte, troverai un bel ragazzo che ti sposerà e avrete dei bambini e morirai quando sarai vecchia nel tuo bel letto circondato dai tuoi cari."

"Me loprometti?" Non sapevo se si stesse riferendo alle sue parole o alle mie, in entrambi i casi risposi: "Promesso." Ora posso mantenere solo una promessa, quella detta dalle sue labbra, quelle labbra sottili solite ad essere piegate ad un sorriso. Aveva solo 13 anni,non mi sembra giusto che le persone se ne vadino così, da un momento all'altro, per colpa di una stupida malattia.

Non mi ero resa conto di stare piangendo fin quando il telefono ha squillato.Rispondo subito alla telefonata, in questo momento non mi interessa chi è, voglio solo distrarmi.

"Pronto?"Rispondo.

"Hey, Mel,come stai?" Quando sento la sua voce mi sento come sollevata.

"Hey, Lou."Se dico un'altra parola so per certo che scoppio a piangere.

"Mel, che cos'è successo?" No, Lou,non farmi rispondere, ti prego, non voglio piangere al telefono con nessuno. "Vuoi che ti chiamo con Skype?" Muovo lentamente la testa per dire di no, ma mi ricordo che siamo al telefono.

"No no, sto bene." La voce sparisce, rotta dal pianto, perché ogni vota che sono triste tutti diventano subito apprensivi e mi devono far parlare per forza. Un singhiozzo mi tradisce ulteriormente. Perché non riesco a controllare il mio corpo?!

"Hey, no,non piangere..." La sua voce è dolce, quasi mi viene da ridere.Vorrei tanto ridere in questo momento. "Che cos'è successo? Vuoi che ti chiami?"

"Nono, non è niente, solo un po' di nostalgia, non ti preoccupare. Come va con la scuola?" Provo acontrollare i respiri.

"Me ne frega ben poco della scuola, ora, dimmi che cos'è successo."Scoppio di nuovo a piangere, ma questa volta non tento di controllarmi, mi manca troppo la mia famiglia, mi manca la mia mamma e il mio papà,la mia sorellina, la mia scuola, il mio paesino, Louis, mi manca tutto.

"è solo che... lascia stare, sono ridicola."

"Non sei ridicola."

"Louis, sto piangendo per cose stupide, al telefono con te, certo che sono ridicola." Il computer inizia a squillare e il viso di Louis, della foto profilo di Skype, mi compare sullo schermo. Mi alzo e rispondo alla video chiamata.

Lui è come impietrito dal mio orribile voto: ho gli occhi gonfi e rossi, le guance rigate dalle lacrime e non dimentichiamoci delle ferite. ''Mi manchi.'' Affermo.

One Day, One Kiss, Call Me.||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora