Un rombo disturbò il mio sonno. Delle nuvole nere si avvicinavano rapidamente, le scrutavo, ma non potevo immaginare cosa sarebbe successo.
La giornata era stata molto calda, mentre il vento spirava fortissimo. Guardo quelle nuvole avvicinarsi, seppur sia notte inoltrata. Oramai alcune di queste nuvole sono sopra la mia abitazione. Vado in bagno e mi guardo allo specchio, il mio viso è scarno e la mia pelle è bianca,di fronte a me un individuo dai capelli bianchi e lunghi mi fissa, con due occhi di colori differenti: Quello destro ha un iride blu, simile ad un topazio, mentre il sinistro è di colore rosso rubino. Torno a dormire, poichè seppur la notte è giovane, ho ancora sonno.
Mi sveglio il mattino seguente, il cielo è ancora scuro ed il sole non riesce a passare in mezzo a quella coltre di nuvola. Seppur io abbia raggiunto la maggiore età, vado a scuola, no una semplice scuola, una scuola..."Speciale" per così dire, ma per noi è ormai usuale.
Scendo dal letto, appallottolando le coperte e mettendomi le pantofole, dopo di che, mi avvio verso il salotto dove il mio amico Max mi saluta, dicendo: <Come va, dormito bene??>, lui è un po' più in carne di me, visto che sono più magro di lui. Ha una pelle olivastra, ma non proviene da un altro paese. Una volta che ci siamo preparati usciamo dalla nostra "camera", difatti ci troviamo nel dormitorio della scuola. Mi chiudo la porta alle spalle e sul muro di colore bianco acceso, ticchetta un orologio: lo guardo un attimo per sbirciare l'orario, ma sono in anticipo per le lezioni. Indosso un uniforme e scendo le scale il più rapidamente possibile, per arrivare in aula in tempo. L'aula è un immenso spazio, che non ha banchi e sedie, ma ha diversi attrezzi per palestre. Entra da una porta il nostro professore, egli hai capelli corti e la mascella squadrata, naso piuttosto piccolo per quella faccia che si ritrova, due occhi neri ed un'ispida barba. <Oggi, vedremo se le vostre abilitá sono affinate o meno: si faranno dei combattimenti...>, nel mezzo della palestra si alza un pannello che comprende l'intera superficie dell'aula, che ci alza di qualche metro. Non è la prima volta che sento queste parole e che tento questo esame. Su un mega-schermo vi sono scritti gli abbinamenti della prova. Sono l'ultimo, ma mi batterò con uno che riesce a lanciare saette dalle mani. Gli altri scontri finivano in fretta, mentre vedevo cadere i perdenti, stremati. Arriva il mio turno: me ne sto fermo, immobile, mentre con gli occhi cerco di prevedere quello che sta per fare il mio avversario, lui sembra un po' teso. <Chi ha vinto è stato promosso, mentre chi ha perso verrà bocciato...> avverte il prof. prima che dia il via al mio incontro. Il tabellone ora segna il tempo limite degli incontri che è 15 minuti; il braccio del professore fa capolino nel mio campo visivo e ciò da il via al nostro incontro, ma nello stesso istante qualcosa mi colpisce, non è un oggetto che viene dall'esterno, è una strana sensazione che sento sul cuore, luogo dove ho sempre avuto uno strano simbolo, fin dalla nascita.