5.

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Suona l'ultima campanella e usciamo da scuola.

Finalmente, non vedevo l'ora di tornare a casa, chiudermi nella mia stanza e stare tutto il pomeriggio con le cuffiette nelle orecchie.

Dalla fine di quel discorso non ho più parlato con Chiara. Lei sta facendo di tutto per aiutarmi, e lo apprezzo tantissimo, ma non sa bene come mi sento. Nessuno lo sa.

Mi sento vuota e inutile, come un oggetto rotto che ormai non serve più a nulla; che si può solo buttare.

Sbagliata: ecco come mi sento.

Persa nei miei pensieri inizio ad incamminarmi verso casa con le mie adorate cuffiette nelle orecchie, quando all'improvviso sento una mano afferrarmi delicatamente il polso, mi giro e incrociò lo sguardo di Alessio.

"Cosa ci fai qui?"

"Ciao anche a te..." risponde sarcastico, ma vedendo che non ribatto continua a parlare.

"Sono venuto a prenderti, ti porto a pranzo fuori!" Dice il ragazzo sorridendomi.

"Non mi va Alessio. Voglio solo tornare a casa."

"Stai bene?" chiede un po' preoccupato guardandomi negli occhi.

"Si, sto bene. Cosa ti fa pensare il contrario?" chiedo incrociando le braccia al petto.

"Non so, ma di certo non sei felice. Me lo dicono tuoi occhi." Dice incatenando il suo sguardo al mio.

Non rispondo, sinceramente non so che dire a parte che ha ragione. Seguono minuti di silenzio e di sguardi che è lui ad interrompere.

"Allora vieni?" Mi chiede, indicando la sua moto.

Non avevo notato fosse venuto fin qui in moto.

Sono senza parole, è una stupenda Harley Davidson.

"Per andare dove?" Chiedo spostando gli occhi da lui al veicolo.

"Ti porto a pranzo in un posto." risponde sorridendo avvicinandosi alla moto. "Fidati, ti piacerà." aggiunge salendo sulla moto.

Afferra il casco e lo indossa allacciandolo.

"Quindi, che hai intenzione di fare? Vieni con me o resti qui?" Domanda, porgendomi un altro casco.

La via più semplice sarebbe tornare a casa e chiudermi nel mio mondo, nella mia stanza a piangere per la persona che mi ha spezzato il cuore, ma c'è un lato di me che mi dice di andare con il ragazzo davanti a me.

Che faccio, vado o non vado?

"Allora?" Continua a domandarmi Alessio.

"Andiamo." Rispondo prendendo il casco che successivamente indosso.

Salgo sulla moto e, timidamente, poggio le mani sui fianchi del moro, ma lui prontamente le afferra e le posiziona strette attorno la sua vita.

"Reggiti forte piccola." Dice sorridendo prima di mettere in moto e partire.

Obbligo e verità||Alessio Bernabei Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora