Capitolo 6

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Capitolo 6

Roberta:

-Sei bellissima- disse una voce alle mie spalle, mentre mi stringevo nel cappotto per ripararmi dal vento freddo della sera. Mi girai lentamente e vidi Andrea davanti a me, tutto sorriso bianco e occhi verdi.

-Grazie, anche tu non sei male-

-Non sono male ? Andiamo Rob, puoi fare di meglio !-

-Rob?- chiesi alzando gli occhi al cielo -Non ricordo di averti mai dato tanta confidenza-

-Allora diciamo che me la sono presa da solo, ora, possiamo entrare ?- chiese lui. Annuii e mi incamminai verso la porta del ristorante, mentre una sua mano si posava sulla mia schiena. Improvvisamente il freddo si tramutò in calore lì dove mi stava toccando.

-Spero ti piaccia, questo è uno dei ristoranti migliori della zona- Sorrisi nella sua direzione quando si sporse per aprirmi la porta.

-Grazie, ti offendi se dico che non mi aspettavo che tu mi aprissi la porta ?-Sta volta alzò lui gli occhi al cielo

-Andiamo! Per chi mi hai preso!?!-

-Per nessuno in particolare.... Ma è confortante sapere che c'è di più, oltre a quel bel faccino - Un sorriso che assomigliava più ad un ghigno si dipinse sul suo volto.

-Che c'è ?- chiesi mentre mi toglievo il cappotto.

-Quindi ammetti che ho un bel faccino?- Restai a bocca aperta

-Temo di aver perso le speranze con te- dissi.

-Spero tu non lo faccia, sarebbe un vero peccato- Un cameriere ci guidò verso il nostro tavolo e Andrea mi scostò la sedia prima di sedersi a sua volta.

-Allora, questi tuoi comportamenti da gentiluomo.... sono solo una messinscena o sei davvero così ?-

-Sono cresciuto in collegio, l'educazione è la prima cosa che ti insegnano-

-In collegio ? -

-Si, i miei ...- si interruppe e giocherellò con le posate.

-Signori? Volete ordinare ?- chiese il cameriere palesandosi di fianco a noi e posando lo sguardo su di me. Gli occhi di Andrea erano ancora puntati sulla tovaglia.

Misi la mia mano sulla sua e la strinsi leggermente. -Andrea ?- Puntò il suo sguardo sul mio e per una attimo vi lessi il dolore.

-Scusa, mi sono distratto un attimo-

-Vogliamo ordinare ? - chiesi.

-D'accordo. Tu cosa prendi ?- Mi appoggiai allo schienale della sedia e sorrisi ammiccando.

-Stupiscimi- Andrea sorrise di rimando e ordinò per entrambi. La cena continuò e noi parlammo tranquillamene del più e del meno, cercando di tenere la conversazione su argomenti leggeri. Scoprimmo di avere giusti molto diversi, ma di amare entrambi la musica. Nonostante questo, nonostante le risate e le battute c'era qualcosa che rendeva l'atmosfera tesa. Finita la cena facemmo una passeggiata in riva al mare, Andrea con i pantaloni arrotolati e io con le scarpe in mano. Camminammo in silenzio per un po', lasciando che le nostre braccia si sfiorassero.

-Andrea ?- chiedi spezzando il silenzio Lui sollevò la testa e mi fissò. -Prima ... - Lui sospirò e si passò una mano tra i capelli.

-Mi dispiace per prima, non so cosa mi sia preso, ma non amo parlare dei miei genitori- Smisi di camminare e posai una mano sul suo braccio.

-Non devi parlarne se non vuoi- Lui annuì e si girò verso il mare.

-So che non devo parlarne, ma tu mi fai venire voglia di dirti qualsiasi cosa, sento il bisogno di dirti qualsiasi cosa- Cercò la mia mano e fece intrecciare le nostre dita. Fu in quel momento, lì sul mare, con la mia mano nella sua che sentii due cose. Calore. E paura.

....

-E poi un mostro marino è spuntato dal mare e il papà ti difese con una spada laser magica come quella del film e poi scappate su un drago che decidete di adottare per...-

-Hey, aspetta, temo di essermi persa, cosa c'entra il drago?- Roberto mi guardò quasi incredulo.

-La storia mi piace mamma, si, tanto, ma manca l'azione!- disse battendo i piccoli pugni sulla carrozzina e facendomi ridere.

-Azione? Si magari uno o due pugni a tuo padre avrei voluto darglieli, ma sicuramente non ci sono state spade laser o draghi, questo posso assicurartelo- dissi scompigliandogli i capelli.

-Uno o due pugni ? - chiede Andrea -Ma se mi sono sempre comportato da perfetto gentilu... Aia- si interrompe per colpa del mio calcio sul suo stinco.

-Sempre dici ?-

-Beh, forse non sempre ma la magg...Aia !- Il ragazzo che tiene la mano di Beatrice ride e si gira verso di noi. Per la prima volta riesco a vederlo in faccia; ha gli occhi neri, così scuri da sembrare senza fine, e neri sono anche i suoi capelli. -Vi prego, continuate la storia, sono curioso di sapere come andrà a finire-

-Si mamma vai avanti, anche se non ci sono mostri è una bella storia, a noi piace- dice Roberto sorridendo verso il ragazzo. -Come ti chiami?- Lui tentenna per un attimo poi

-Dante, mi chiamo Dante-

La mia sindrome di StendhalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora