Capitolo 1

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Capitolo 1

Roberta:

-Roberto, ti ho detto che se vuoi stare sulla sedia con le ruote devi tenere le mani a posto- dico mentre spingo la carrozzina su cui è seduto Roberto avanti e indietro per il corridoio dell'ospedale.

-Ma mamma, papà mi ha fatto vedere come muoverla-

-Andrea...-

-Almeno può andare da solo dalla sua amica- dice lui facendo spallucce.

-Quale amica ?-

-L'altro giorno papà mi ha portato a fare un giro e c'era una porta aperta e dentro c'era una ragazza che dormiva allora siamo entrati e le ho detto come mi chiamo- dice Roberto senza prendere fiato tra una parola e l'altra. -Ma mamma, ho una domanda-

-Si ?- rispondo alzando gli occhi al cielo mentre Andrea ride.

-Perché dorme così tanto ?- dice grattandosi la garza che gli copre i punti lasciati dalla rimozione dell'appendicite. Mi accorgo che siamo arrivati davanti ad una porta socchiusa, a poca distanza dalla nostra stanza, e Roberto sta indicando qualcuno proprio lì dentro. Mi avvicino e apro piano la porta. Una ragazza in un letto singolo al centro della stanza. È immobile e respira piano. -L'infermiera ha detto che è in coma da mesi, non sanno se si risveglierà. - sussurra piano Andrea nel mio orecchio.

-Non lo so piccolo, magari è solo tanto stanca- dico a Roberto mentre ci allontaniamo di qualche passo. Roberto sta in silenzio per alcuni minuti e poi -Mamma, lui è il suo ragazzo ?- dice ancora, sta volta indicando il ragazzo con il cappuccio nero che sta entrando silenziosamente nella stanza.

-Non lo so e non indicare, non si fa - dico sussurrando e abbassando di scatto il braccio di mio figlio.

-Mamma, ma ...-

-Ehi tu, non è ora di andare a dormire ?- interviene Andrea fermando la sua ennesima domanda proprio mentre entriamo nella sua stanza.

-Dai papà ancora 5 minuti!-

-Niente da fare, a dormire, forza- dice prendendolo delicatamente in braccio e posandolo sul letto. Andrea sistema le coperte a Roberto, lo bacia sulla fronte e si volta verso di me.

-Vai a casa oggi ci sto io con lui-

-Andrea devi lavorare domani, vai a casa-

-Davvero Rob non ...-

-Vai Andrea- Si china e mi afferra il mento con due dita.

-Ti amo-

-Anche io, ora vai- dico ridendo mentre lo spingo fuori dalla porta. Mi lascio cadere sulla poltrona e penso al misterioso ragazzo e alla ragazza che dorme, ignara di essere appena diventata centro delle attenzioni di mio figlio.

La mia sindrome di StendhalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora