Capitolo 5

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Capitolo 5 

Roberta:

-È stato così ... Frustrante! Capisci Roberto? Io ero lì, lui era lì e anche quell'altra tizia era...-

-Ho capito ragazza, eravate tutti li, ma quello che non capisco è perché ti importa così tanto di questo ragazzo, non è che un po' ti piace ?- chiese lui con un sorriso sulle labbra.

-A me ?! Ma Roberto cosa vai a pensare ?!-

-Sarà, ma da come ne parli secondo me ne sei cotta. -

-Non è che mi piace, diciamo che mi incuriosisce ecco. Ha questa aria misteriosa e, non lo so vorrei scoprire cosa c'è dietro quella facciata da stronzo.-

-Se non fosse per l'insulto finale direi anche io che un po' ti piaccio.- disse una voce alle mie spalle. Mi irrigidii e fissai Roberto con gli occhi spalancati.

-Roberto-

-Si ?- chiese lui continuando a ridere.

-Da quanto tempo è qui ?-

-Da "è così frustrante !" credo, forse anche da prima.- disse ancora la voce rispondendo al posto di Roberto.

-E tu non potevi avvisarmi ?- continuai ignorando Andrea dietro di me.

-Era più divertente così. - disse il barista. Sospirai e mi girai lentamente.

-Tu non mi piaci. - dissi guardandolo fisso negli occhi.

-Lui non la pensa così. - ribatté lui indicando Roberto.

-Quello che pensa lui non ha importanza. -

-Potrei offendermi. - borbottò Roberto prendendo un vassoio e dirigendosi verso un tavolo, lasciandomi sola con Andrea.

-Tu non mi piaci. -ripetei puntandogli un dito contro.

-Beh, ma tu piaci a me. - disse afferrando il mio dito. Spalancai la bocca e lui continuò.

-Ero venuto qui per scusarmi del mio comportamento dell'altro giorno, non dovevo andarmene così, ero solo arrabbiato e ...- sbuffò e si passò la mano libera nei capelli - ... E la torta era favolosa. La più buona che io abbia mai assaggiato. Inoltre volevo chiederti di uscire, ma hai detto che io non ti piaccio, quindi ...- lasciò la frase in sospeso. La mia bocca era ancora spalancata, il mio dito ancora nella sua mano e la mia mente ferma a quello che aveva detto poco prima. Aprii la bocca per rispondergli, ma l'unica cosa che ne venne fuori fu -Era un muffin, non una torta. - Andrea mi fissò perplesso e poi scoppiò a ridere.

-Del discorso che ti ho fatto hai capito solo quello ?-

-N...No però ...- balbettai.

-Però ? - disse tirando il mio dito e avvicinandosi a me. Non risposi e continuai a fissarlo.

-Allora, ci esci con me ? Se non lo fai ti darò il tormento finché non dirai di sì e fidati, so essere molto fastidioso. -

-Questo è un ricatto. -

-No, è volere una cosa e fare di tutto per prendersela. Allora? Sì o si ?- Sospirai e stavo già per annuire, insomma, sarà stato pure uno stronzo ma uno stronzo mica male, quando decisi di non cedere ed esordii con un secco -No-

-Hai detto si?- chiese grattandosi la testa con sguardo confuso.

-Ho detto no- risposi chiudendo la borsa.

- Ha detto no- sospirò Roberto.

- E no vuol dire per caso " ci vediamo qui davanti alle sette " nello strano e indecifrabile linguaggio femminile?- Sorrisi avanzando piano verso la porta

-No, no vuol dire che quella è la porta, e che, dopo essere uscita da qui, non mi volterò indietro. -

-Andiamo, ti chiedo solo una cena !- urlò mentre correvo fuori dal bar. Mi diressi verso la pasticceria e dopo dieci minuti ero già pronta per cucinare. Avevo appena finito di guarnire la torta quando il campanello dell'ingresso suonò. Presi il dolce tra le mani e mi diressi verso la porta.

-Salve, cosa desi...ESCI! ORA!- urlai mentre scoppiavo a ridere in direzione di Andrea.

- Ehi volevo solo rinnovare il mi...- non finì la frase che la torta che avevo in mano cadde sulla sua camicia. Spalancai la bocca e cercai di rimediare. Andrea mi fissò attonito e poco dopo scoppiò a ridere infilandosi un dito sporco di glassa in bocca.

-Mica male la torta! O è un muffin pure questo? Comunque sia, ne hai un'altra?- chiese entrando in cucina.

-Cosa? Fermo, fermo. Nessuno entra nella mia cucina senza il mio permesso - lo minacciai afferrando al volo un mestolo.

-Esci con me e io esco dalla tua cucina-

-No-

-Perché no!?!-

-Perché non mi piaci e hai appena distrutto la mia torta!-

-Veramente me l'hai gettata addosso tu....-

-Sono inciampata !- esclamai.

-Ok ok ...Dove tieni le uova?-

- Uova?-

-Si sai, le uova! Come vuoi farla la torta altrimenti?- Sì avvicinò al frigorifero, tiro fuori una ventina di uova e le mise nella ciotola. Intere. Senza romperle. 

- Bene, la farina? Non l'ho vista.... Allora mettiamo prima il latte- disse aprendo il cartone.

-No, ma sei pazzo? Così è troppo !-

-Sto solo cercando di dare una mano! Dai che le uova si raffreddano....- In quel momento non potei più trattenermi e scoppiai a ridere. Non ridevo così spontaneamente da tanto tempo quindi me la presi comoda. - Sei incredibile- dissi con le lacrime agli occhi -Tira fuori le uova da quel casino, io prendo la ricetta. - Feci per girarmi, ma Andrea mi bloccò.

-Ehi Roberta ?-

-Si ? -

-Esci con me ?- disse sussurrando vicino al mio orecchio.

-D'accordo- dissi - Ma questo non vuol dire che tu mi piaccia. -

La mia sindrome di StendhalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora