Quinto Capitolo

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Le settimane passarono e io continuavo a vivere da James.
Con il tempo le cose cambiarono, lui usciva la sera e tornava tardi, quasi sempre ubriaco.
Avevo torto quando dicevo che era un ragazzo perfetto, nessuno lo è.
Dopo quella serata al Luna Park non avevo più sentito o rivisto Alex e anche se era stato uno stronzo verso i miei confronti, ad una piccola parte di me mancava.
Ad un certo punto sentì dei rumori provenire da fuori, presi la prima cosa che mi capitò sottomano, una piastra, forse non è il miglior modo per difendersi dai ladri.
Mi avvicinai sempre più lentamente alla porta e la aprì con cautela.
I miei occhi intravisero nel buio James con una bottiglia di birra in mano e molte altre buttate a caso nel giardino.

"James"
"Oh ciao piccola" disse cercando di alzarsi ma inutilmente, lo aiutai ad entrare in casa e lo feci stendere sul divano.
"La vuoi smettere?"
"Di fare cosa?"
"Questo, non vedi che sei insopportabile?" rimasi allibita dalle sue parole
"Vuoi che tutto sia perfetto, ma non lo è, nulla è perfetto!"
"Smettila sei solo ubriaco"
Le sue parole mi ferirono, perché in una certo senso aveva ragione ma era solamente ubriaco, non sapeva quel che diceva.
"Tu usi tutti, me ed Alex per rimpiazzare Federico, in queste settimane quante volte mi hai chiamato con il suo nome? Dieci, venti?"
"Tu sei solo uno stronzo, hai fatto finta per qualche settimana che io fossi importante per te, ma l'unica cosa che conta qui è questo" gli sbraito contro mentre indico tutte le bottiglie di birra vuote sul tavolo.
"Tu hai un problema e bevi, non sai affrontare la realtà e si, Federico mi manca perché lui anche per quel poco tempo in cui c'è stato mi ha fatto vivere nel vero senso della parola"
"Allora visto che ti manca, vai da lui, fai la stessa fine, cosi magari lo incontri" lancio la bottiglia contro il muro e io con le lacrime agli occhi andai via.
"Brava, vai via non voglio un assassina in casa" lo sentii urlare mentre me ne andavo via correndo.
Le lacrime offuscarono i miei occhi e i fulmini illuminarono per poco tempo la strada che avevo davanti.
"Sono un'assasina" ripetevo a bassa voce "sono un mostro, un fallimento"
Mi avvicinai sempre di più alla mia meta, alla mia fine, finalmente non sarei piu stata un peso per nessuno.
Guardai in alto e vidi le luci della città illuminare il cielo nero e pieno di nubi, sotto di me il nulla, un passo e sarebbe stato tutto finito per sempre. I ricordi del passato e del presente si mescolarono nella mia mente, niente aveva più senso.
Avanzai e sentì il vuoto, l'aria sotto di me, mi sentì quasi libera ma una mano mi afferrò il polso e poi il braccio, questioni di attimi e mi ritrovai seduta per terra a guardare questa ragazza magra e minuta con dei fluenti capelli castani e degli occhioni azzurri che mi guardavano spaventata.
"Questo non è il miglior modo per sistemare le cose"
"Che ne sai tu?"
"Forse non ne so niente, ma la vita è una e non bisogna sprecarla così"
"La mia vita fa schifo"
"Benvenuta nel club" si alzò in piedi e fece per andarsene.
"Dove vai?" le dissi mentre le correvo incontro
"Nel luogo in cui anche solo per qualche minuto mi sento libera"
"Allora vengo con te."

I'm fallingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora