always the same story

523 15 2
                                    

Capitolo I



...saltai addosso ad Alyson cercano comunque di non farle troppo male.

Eravamo letteralmente cadute a terra e, come se non bastasse, entrò sua madre in camera con il cesto della biancheria pieno zeppo di panni da lavare.

Era una donna alta, capelli castani lunghi e mossi. Totalmente l'opposto della figlia.

"ehm... mi volete spiegare cosa significano queste cose sconce? Voglio dire, da quando in qua le ragazze lesbiche scopano per terra?"

Mi alzai il più velocemente possibile e mi misi a fissarla come se avessi appena sentito la voce della prof di storia chiamare il mio nome per un'interrogazione.

Lei guardò me per poi rivolgere il suo sguardo ala figlia. Alyson scoppiò in una forte risata alla quale si aggiunse anche quella più acuta e fastidiosa della madre.

A dire la verità mi sentivo come un pesce appena pescato, anche se in realtà non so dire di preciso come si sentano i pesci una volta usciti dall'acqua.

"mamma, quante volte ti ho detto di non entrare in camera mia senza bussare? Magari adesso c'era in corso un festino a tema erotico e tu ci saresti finita dentro. Non si fanno queste cose!" e poi scoppiò nuovamente a ridere dopo aver visto la mia faccia perplessa.

Ormai conoscevo Alyson da più di due anni, ma ogni vota che mi trovavo a casa sua, rimanevo sempre spiazzata dagli interventi di sua madre... come potevo non amare quella donna? E la cosa migliore era che lei adorava me!!!

Alyson era una ragazza molto aperta sia nei confronti di sua madre, sia verso ogni singola persona che incontrava per strada.

"Alyson, ti dovrei dire una cosa..." interruppi la conversazione tra lei e sua madre.

Lei mi guardò male, veramente male, e intanto sua madre uscì dalla camera chiudendo la porta.

"su dimmi" mi incoraggiò lei.
Feci una breve pausa "PHILIP!!!" urlai e mi ributtai addosso alla ragazza davanti a me.

Ora ci trovavamo come prima, sdraiate per terra e con i pedi ancora sul letto, e lei ne approfittò per tirarmi un ceffone. Mi diede della stronza di merda ridendo ed io annuii confermano la sua teoria del ceffone seguito da insulto. Lo faceva ogni volta che lo nominavo, e devo proprio ammettere che in fin dei conti mi meritavo sia il ceffone che l'insulto.

"tu mi vuoi morta!" intervenne lei per riempire il silenzio che si era creato.

Girai lo sguardo molto lentamente, quando mi accorsi che lei mi stava già fissando.

Inutile dire che, dopo cinque secondi contati di silenzio e sguardi provocatori, scoppiammo entrambe a ridere senza riuscire poi a fermarci.

Ci capitava spesso e, altrettanto frequentemente, la gente che ci guardava o scoppiava a ridere a sua volta o ci tirava occhiatacce del tipo "già ubriache a quest'ora...".

Che poi devo ammettere che quasi la metà delle volte eravamo veramente brille...
"dai, dobbiamo andare" le dissi mentre tentavo d alzarmi a terra fallendo, in seguito, nel misero tentativo.
"ti devo ricordare che è sabato mattina e che la gente come noi non esce di sabato mattina?!?" mi ammonì come se fosse la cosa più ovvio al mondo.
"ti devo ricordare che domani è il tuo diciassettesimo compleanno e che qualcuno, tipo la sottoscritta, sta cercando di organizzarti una festa decente e che, sempre la ragazza difronte a te, qualche giorno fa è venuta a conoscenza di una cosa che ti dirò solo se farai quello che ti dico?!?" le risposi con lo stesso tono.
"si" rispose fissandomi.

Mi misi le mani fra i capelli contando ad alta voce fino a dieci poi, una volta riacquistata quasi del tutto la calma, le tirai un ceffone.

"ora alzati e fatti bella, andremo a fare shopping!" era la scusa peggiore che mi fosse mai venuta in mente...
"mi hai vista, vero? Ti sembro una che si acconcia tutta per bene per andare per negozi?"
"si" le risposi secca ma in tono divertito.
"ok, allora sappi che dovrai aspettare un po' " mi avvertì con un sorriso stampato sulle labbra.

Black and WhiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora