Capitolo II
"guarda come sono carine!!!" come al solito Alyson si era imbambolata davanti alla vetrina di scarpe per eccellenza.
Non era possibile che fosse così ossessionata dalle scarpe.
E la cosa peggiore è che ero io che poi dovevo sopportare tutte le sue lamentele sul perché non potesse permettersele.
"ti prego Alyson, possiamo andarcene? la gente ci fissa" la afferrai per il braccio mentre lei si era letteralmente spiaccicata sulla vetrina.
Era addirittura dovuta uscire la commessa a chiedermi di portarla via perché infastidiva la clientela, come se fosse tutta colpa mia se lei non voleva andarsene.
"Alyson!!!" la gente ora stava fissando solo me.
"Megan! Non si urla quando si è in giro, potrebbe dare fastidio ai passanti..." e anche Alyson mi stava fissano.
La afferrai per l'orecchio cercando di non strapparle via l'orecchino e la trascinai fino ad arrivare a una panchina poco distante da lì.
"siediti stupida" le dissi mentre ridevo.
"ora cosa hai in programma di fare?" mi chiese, e io avevo le idee perfettamente chiare all'interno della mia testolina.
"si va da Bob!" mi alzai per poi cominciare a camminare e fermare subito dopo un taxi.
"dai, alzati da lì e sali... e non fare domande" lei mi guardò cercando di formulare una domanda che per mia fortuna non arrivò.
Bob era il nostro migliore amico fin dal primo giorno di liceo. Su di lui potevamo sempre contare, anche per organizzare una buona festa. Soprattutto perché lui aveva una casa enorme. E con enorme intendo una casa di quattro piani con terrazza e piscina. Questo perché lui abitava appena fuori Londra dove le case con piscina esistono veramente e sono accessibili quasi a tutti.
"perché andiamo da Bob?" ed ecco la peggiore domanda che potesse farmi arrivare per mettermi come a solito nei casini.
"ehm... per aiutarlo a... pulire la piscina!" ed ecco un'altra pessima scusa uscire dalla mia bocca.
Le cose erano due: o ci credeva e allora ero al sicuro, oppure, cosa molto probabile, avrebbe fatto altre domande del tipo "perché dobbiamo aiutarlo? Non me ne fotte niente della sua piscina" oppure "stai scherzando, vero?!?".
"stai scherzando, vero?!? Non posso pulire una piscina vestita così, con queste stupende scarpe ai piedi!" appunto...
"per una volta potresti stare solo zitta?" odiavo sembrare stronza... o meglio, io odiavo le persone stronze, ma dovevo per forza interpretare quella parte per farla stare veramente zitta.
Non potevo permettermi nessun errore.
"[...] Lei, la donna più amata d'Inghilterra, non era altro
che una ragazza normalissima,
fissata con le scarpe,
e con un sogno nel cassetto: scrivere.
Da quel che mi ricordo,
la prima volta che abbiamo
parlato mi chiese subito se mi piacesse leggere.
Non ho ancora capito il perché, ma
rimane il fatto che dopo averle risposto
di si, non smise mai di farmi leggere ciò che scriveva.
Lo devo ammettere, è davvero brava
e sì, anche io leggo i suoi libri.
Penso sia normale visto il nostro passato...
una frase che lei ripeteva sempre era:
non perderò mai la parola, sarebbe
come togliermi l'aria che respiro... sarebbe da stronzi. [...]"
"ma ti pare!?! non starò mai zitta, non mi toglierai mai la parola... saresti proprio stronza se mi obbligassi, perché sarebbe come se mi togliessi l'aria che respiro. Scordatelo!" detto questo iniziò a sparare parole a caso nello stesso modo in cui si danno i numeri del bingo.
In tutto questo c'era una sola cosa positiva... non mi avrebbe più fatto domande.
"va bene, ho capito! Fino a quando hai intenzione di continuare? ok... zucchina, pomodoro, rapa rossa..." e continuammo così per circa dieci minuti per poi scoppiare a ridere come se non avessimo mai riso.
Ogni tanto l'autista del taxi ci guardava dallo specchietto ma noi continuavamo. Eravamo fatte così, prendere o lasciare.
"siamo arrivati, sono ventisette sterline esatte" ma stiamo scherzando?!? pagai amaramente tutta la cifra di tasca mia perché non potevo far pagare Alyson il giorno del suo compleanno e anche perché sicuramente non avrebbe avuto abbastanza soldi... come di suo solito.
"dai andiamo, la f... piscia ci aspetta!" ero nella merda.
"che hai detto? La f... cosa?"
"la f...avolosa piscina di Bob ci sta aspettando" improvvisai.
"tu non me la racconti per niente giusta" posò la mano sulla porta di casa e girò la maniglia.
Una volta aperta la porta si trovò davanti una massa di ragazzi e ragazze che conosceva bene con in bocca le trombette e i bicchieri rossi per bere in una mano.
Scoppiò a piangere come se ci fosse qualcosa di catastrofico in quello che avevamo organizzato per lei. Ma subito dopo un sorriso spuntò sulle sue labbra per trasformarsi poi in una bellissima risata.
"Auguri a me!!!" scoppiammo tutti a ridere e Bob diede il via alla festa facendo partire la musica e aprendo una lattina di birra sollevata a mezz'aria.
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Black and White
Fiksi RemajaUna ragazza poco conosciuta, quasi per niente, se non dalla sua migliore amica. Un ragazzo di cui lei è innamorata follemente, ma con cui non riesce a parlare. E' proprio questo il suo problema... troppo timida per dichiararsi, ma troppo ostinata pe...