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- CAZZO! - William aveva preso una sorta di scossa, graffiandosi malamente il palmo della mano. Colava del sangue che andava a macchiare la manica della camicia viola e la testa dorata del robot.
- Will! Tutto bene?! - Scott si affrettò a prendergli la mano nelle sue per veder meglio la ferita: non era profonda, ma comunque la si doveva disinfettare per bene e coprirla con un cerotto o con una piccola benda.
- C'è un kit medico in questo posto? - lo guardava con occhi colmi di preoccupazione.

William si ricordò che Scott era ipocondriaco come pochi. Non per niente adesso si stava facendo mille film mentali su ogni malattia possibile e immaginabile.
Era imbarazzato.
Si ricordò di quando, durante una gara di atletica della scuola, egli cascò per terra come una pera cotta, graffiandosi e sbucciandosi ginocchia, braccia e mani. E Scott si era precipitato sulla pista per accertarsi che stesse bene e a calmarlo furono solo gli infermieri quando finirono di bendarlo.
La scuola intera credette che loro due fossero fidanzati o qualcosa del genere: i ragazzi sanno essere piuttosto stupidi.

- Scott, davvero, sto bene. -
- Guarda che è così che si prende il tetano, demente! - lo sgridó, afferrandolo quasi a forza per un braccio e stando attendo alla mano ferita. Aveva gli occhi spiritati.
William non poté far altro che sbuffare per l'esagerata reazione dell'amico.
Will guidò Scott verso la piccola infermeria presente nella struttura, messa lì solo per rispettare le norme di sicurezza ovviamente.
- Siediti su quella sedia, avanti. - l'uomo dai capelli castani frugava tra i cassettini del mobiletto di ferro.
- Certo, mamma. -
- E non chiamarmi mamma! Questa è una cosa seria. - tirò fuori l'acqua ossigenata, delle bende e l'adesivo per unire le bende.
Si mise accanto a Will, accovacciato per terra mentre versava sul graffio l'acqua.
- E speriamo solo che basti. - si augurò, fasciando con cura la mano.
- Wow, stavolta non hai chiamato l'ambulanza. Stai migliorando. - commentò ironico Will alzandosi dalla sedia.
-  Forse dovrei, sai? - lo stuzzicó l'altro, facendo finta di prendere il cellulare dalla tasca.
- Stavo scherzando. -.
Rimasero in silenzio per qualche secondo. E poi si misero a ridacchiare, chiamandosi l'un l'altro con nomignoli scemi e divertenti.
- Bhe, ora li conosci tutti quanti. Spero ti stiano simpatici. - William aprì la bocca per dir altro, ma rimase in silenzio.
- Una famiglia numerosa, eh? -
- Già, molto numerosa. -.
Scott comprese che qualcosa non andava nel comportamento di William: era come se stesse nascondendo qualcosa di troppo grande. Che aveva paura di mostrare al resto del mondo.
Ma come poteva nasconderlo al suo migliore amico? Per quale ragione?
- Will, sicuro di stare bene... ? Ti vedo pallido. - Scott fece per allungargli una mano sulla spalla, ma l'altro fu veloce a scansarsi e a far finta di nulla.
- Sto bene, è giusto un po' lo spavento. - abbassò gli occhi sulla mano bendata. Qualche ciocca di capelli gli cadde davanti agli occhi come fili d'erba d'un campo su cui soffiava un debole vento.
- William Afton, so che stai nascondendo qualcosa. Che c'è che non va? - Scott finalmente lo inchiodó per terra tenendolo per le spalle e guardandolo negli occhi color carbone.
Will sospirò.
- Nulla... mi sono ricordato dell'incidente di qualche anno fa. Sai no? Il... morso. - serrava le mandibole nervoso.
Scott si fece bianco in viso.
William probabilmente aveva assistito alla scena di persona. Aveva visto tutto.
- Oh... tu l'hai visto? -
- Il sangue che scendeva dalla bocca di quel maledetto orso dorato? Il bambino immobile con la testa bloccata tra quelle fauci di metallo? Sì, ho visto tutto nei minimi dettagli.
Potrei anche descriverti il suono del suo cranio che veniva rotto. - gli raccontò col fiato corto, mordendosi l'interno della guancia o strisciando la scarpa per terra.  
Scott si sentì una schifezza per avegli fatto quella domanda.
- Oh, mi dispiace... non credevo fosse un ricordo così vivido. - si scusò quest'ultimo, mettendosi una mano dietro la nuca e guardando per terra con sguardo affranto.
- Non preoccuparti... - Will si ricompose passandosi una mano sul viso.
- Che ne potevi sapere. - lo giustificó. Ma si poteva ben leggere nei suoi occhi che qualcosa ancora non quadrava: stava nascondendo qualcosa... forse la verità.
Scott non poteva certamente forzarlo a dirgliela, ma aveva comunque capito che stava mentendo, o almeno in parte.
William si tolse il cappello per sistemare i capelli.
- Il passato è il passato. Non possiamo farci altro. - concluse il discorso avviandosi verso l'uscita dell'infermeria.
- Dai, andiamo a prepararci una pizza in cucina prima che entrino i clienti. - gli propose Will con un sorrisetto.
Scott gli sorrise a sua volta raggiungendo e mettendosi di fianco all'amico.
- Andiamo. -.

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