2. Lui

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"Gennà buongiorno!", esclamo varcando il cancello che separa i gradini dal cortile interno.
Gennaro, il bidello originario di caserta.
Uno dei punti cardini della scuola. Sempre pronto a coprirti con i professori, grande intrallazzatore di sigarette del "vaticano", dice lui.
Disponibile a fotocopiare e consegnare preventivamente i compiti dei professori a patto che mantenessimo ordinati i bagni e di tanto in tanto gli offrissimo qualche caffè.
Rigorosamente alla macchinetta del piano terra.
Da che mondo è mondo, nelle macchinette ai piani degli studenti non si è dato sapere che caffè si usi.
E non si è mai visto il fatidico omino delle cialde.
Ai piani, era una sorta di entità astratta.
Eppure c'era qualcuno che giurava e spergiurava di averlo visto in azione.
Io, nel mio habitat naturale, quell'istmo di mattonelle grigie, delimitate da muri bianchi e termosifoni fatiscenti, chiamato corridoio dell'ultimo piano, non lo avevo mai incontrato.
Gennaro incredulo ricontrolla l'orologio e con fare scherzoso controlla che non si sia rotto.
7:35.
"Quattro anni che ti vedo entrare in ritardo, alla seconda ora, alla terza, al massimo al suona della campana, uscire con le più impropabili scuse, non è possibile che tu sia qui e per giunta in anticipo. Che ti serve?".
Una risata la strappó anche al gruppetto solito mattiniero che veniva col treno e che si era gustato la scena.
"Gennà, cornetto e caffè nello splendido contenitore di un succo ace ripulito, questo vale almeno tre compiti e un informazione".
"È alla crema. È caldo. Di oggi. Hai avuto pure il tempo di passare al bar. Vuoi già occupare al secondo giorno di scuola? Ti sei impazzito?"
Scuoto la testa, con fare serio e a braccetto entriamo nell'androne.
Mentre si gusta il cornetto, accendo la sigaretta e la voce arriva a lui come una confessione.
Piano piano arrivano ondate di ragazzi ad ogni autobus che si ferma.
Chi entra direttamente in cortile, chi fuma, chi prepara la "mista" per cominciare al meglio la mattinata, chi fa tappa al bar per tirar su le occhiaie, e chi fa comitiva sui motorini parcheggiati.
Con la coda dell'occhio controllo l'entrata e continuo a parlare.
"È uscita ieri, poco prima della ricreazione, non puoi non averla vista", lo incalzo.
"Non è uscita nessuna ragazza del primo anno, lo controllavo io quel piano e ti assicuro che non è andato via nessuno prima delle 12:00", risponde sincero e incuriosito.
Taglio corto e torno al motorino in modo da poter controllare la strada e con lo specchietto l'entrata poco dietro di me.
Solite facce, soliti gruppetti.
Alice, arriva stupita e parcheggia il suo Sh accanto al mio.
Ormai erano quasi le 8 e non fece troppo caso alla mia presenza mattutina.
Le solite chiacchiere con tutti gli altri, e all'entrata niente di nuovo. Niente di niente.
Eppure non capivo. Qualcosa mi sfuggiva.
Forse era semplicemente venuta a chiedere informazioni, magari aveva sbagliato scuola.
Ma nella testa, qualcosa mi diceva che non era così.
Vidi un ragazzino, che fino a tre mesi prima avrei scambiato per uno delle elementari che rideva brandendo in braccio l'annuario dell'anno appena trascorso.
Non ci misi molto ad afferrarlo e glielo presi, promettendo di restituirlo a ricreazione.
Non era tempo di scritte sul banco, nè tantomeno avevo voglia di ascoltare la descrizione della nuova fiamma del mio compagno.
Erano sempre tutte uguali.
"Poi non sai..", "c'è, non hai capito", era il massimo della conversazione mattutina che avesse come oggetto la conquista del giorno precedente.
Di nascosto, più del mio compagno di banco che del prof di storia, cerco di leggere l'annuario.
Sfogliandolo e annuendo ad ogni sua descrizione importantissima riguardante la cura delle parti intime.
"C'è, che poi la striscia è la striscia, o è meglio senza niente per te?", mi interrogó.
Annuendo di nuovo fui tradito.
"Ma non mi stai ascoltando, ma che stai a guardà? Sempre roba di politica?"
Alla vista dell'annuario non potei più nascondermi.
"Che stai a fa la conta? Hai finito i buchi sulla cinta? O hai deciso di fare l'album?".
Il prof ci richiama all'attenzione e ci intima di smetterla.
Ovviamente ormai la sua curiosità e non è più placabile, quindi confesso quale sia l'oggetto della mia ricerca, o per meglio dire, il soggetto.
Tra i vari "anvedi quello" e "questa chi sarebbe?" non se ne esce.
Primo e secondo ginnasio, niente di niente.
Non c'è. Non ho un riferimento preciso se non quel disegno sul banco.
"È bionda Massi, non so altro".
"Oh, lo sai che le bionde sono zona mia, le conosco tutte e qui non c'è quella che dici te. L'avrei vista a qualche festa, ma poi non ti piacevano le more, che è questa novità".
"Non mi piace! L'ho solo vista uscire e volevo sapere chi fosse, tutto qua", gli dico nervoso e sbattendo la copertina dell'annuario.
Fuori le nuvole coprono il sole della giornata precedente, l'estate sta finendo e l'autunno con gli alberi rossi e le foglie cadenti sta prendendo il sopravvento.
Di fronte al bar, una persona sta potando gli alberi, affinchè a marzo possano crescere nuovi rami, ancora più belli e colorati.
Nuovi rami.
Già.
In effetti gli aberi non sempre nascono e muoiono uguali.
Anche loro si evolvono, non come i capelli del secchione.
E ci sono sempre nuovi rami pronti a nascere ed abbellire quegli alberi che erano lì piantati anche tre mesi prima.

In motorino sempre in dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora