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Tre dossi, due tombini, quarantacinque alberi, interessante.
Steve contava tutto quello che vedeva dal finestrino, dopo aver insistito nel prendere la macchina, Tony non lo aveva neanche lasciato guidare, un tipo molto geloso delle sue auto, lo sapeva anche il Capitano, che ora se ne restava seduto in silenzio e col pugno sotto al mento a fissare il paesaggio.
Allo stereo Shoot to thrill degli ACDC, che rimbombava fra le pareti del veicolo
«Ti dispiace abbassare il volume?!» chiese seccato, mentre Tony sterzava veloce alla sua destra
«Si, mi dispiace» disse, senza sprecarsi troppo di urlare per farsi sentire.
Davanti al negozio volavano vistosi palloncini di ogni tipo di colore, strettamente legati alla ringhiera, un manifesto rosa annunciava il compleanno di Sasha
«É il suo compleanno? Quanto compie, dieci, undici anni?»
«Nove, il regalo pensavo di andarlo a prendere piú tardi io» disse mentre scendeva dal veicolo, Tony si mise gli occhiali da sole, fiero di sfoggiare tutta la sua bellezza in una circostanza dove decisamente non serviva, ma poco gli importava.
Emily, che nel frattempo non si aspettava di ricevere la loro visita, infilava le candeline sulla torta, si spaventó nel vederli entrare, Steve si fermó davanti al bancone, Tony restó indietro a guardarsi attorno, con le mani in tasca
«Una festa di compleanno in un negozio di scarpe, geniale.» disse, picchiettandosi l'apparecchio attaccato all'orecchio per controllare se Friday funzionasse a dovere.
«Sono sorpresa di vedervi, Sasha sarà felicissima» Emily cercó di sollevare la torta, ma con scarsi risultati
«Lascia, faccio io» le disse Steve sorridendole
«Ti ringrazio»
Gli fece strada nella saletta posteriore, dove centinaia di bambini sghignazzavano, urlavano, correvano a destra e a manca.
Ma non appena Steve entró, dietro Emily, un bambino urló indicandolo «Capitan America!» e tutti corsero verso di lui, ammassandosi e strillando, tanto che per Steve fu difficile poter mantenere l'equilibrio, poggió la torta sul tavolo e decise che li avrebbe intrattenuti per un pó.
«Dov'é Sasha?» chiese ad Emily
«Un'attimo fa era qui..»
Tony, che li aveva preceduti gia da parecchio tempo, era uscito dal negozio e si era seduto sul gradino dove stava seduta lei, con il suo animaletto di pezza, a bere un frullato in silenzio e guardardando le macchine passare lì davanti.
«Credo davvero, ed é solo una supposizione azzardata, che io e te possiamo andare d'accordo, insomma, lo dice l'uomo-nudo-nel-letto, lo dice anche Rhods, quindi perché no?»
La bambina si tolse lentamente la cannuccia dalla bocca, un pó sovrappensiero
«Adesso ho nove anni.»
Tony, la mano appoggiata dietro di sé, sul pavimento, l'altra davanti, sopra alle gambe, le fece un sorriso
«Felice? Da adesso in poi hai libero accesso alla tessera della biblioteca, e potrai mangiare arachidi a colazione. Ora sei grande.»
Sasha distorse il viso in una smorfia
«Non mi piacciono gli arachidi»
Tony sollevó l'unica spalla che in quella posizione poteva muovere
«Neanche a me.»
Le sfiló dalla mano il frullato e fece un sorso
«Fragola,scelta banale, ma quello che preferisco.»
La bambina non si mosse, nemmeno quando Tony le riporse il frullato
«Cosa c'é che non va, Serena?»
«Sasha» lo corresse, per l'ennesima volta
«Sara» replicó l'uomo
«Sasha»
«Sofia»
Si voltó col viso corrucciato, Tony alzó le mani in segno di resa «Ho esaurito il repertorio»
E lei tornó subito triste
«Non abbiamo piú tempo»
«Chi te l'ha detto? L'orso?» disse, guardando il pupazzo seduto accanto a lei sul gradino «I Maya?»
«Mr. Sparky é un cane!»
«A me sembrano piú un ammasso di capelli di indigeni attaccati con lo sputo, peró fai tu.»
Tony, sentendosi subito in colpa, giró il capo verso di lei, che ora teneva le braccia strette attorno alle ginocchia e il mento appoggiato su di esse
«Che cosa intendi, quando dici che non abbiamo piú tempo?»
«Le mie amiche hanno conosciuto i loro padri da sempre, ci vivono anche insieme, e vanno al parco insieme, e hanno fatto tante altre cose inseme.
Io ho nove anni adesso, e tu sei vecchio.» Tony allargó le narici e spalancó gli occhi
«Come scusa?»
Sasha, perplessa, si giró
«Quindi per te io...» ebbe un momento di riflessione, poi continuó «io sarei vecchio?!» tiró su con il naso
«Si.»
«Vorrà dire che il Pastore Tedesco che ti ho comprato resterà chiuso in macchina senza aria condizionata.» disse, prima di alzarsi
«Mi hai davvero comprato un cane?» gli chiese, gli occhi lucidi, la bocca allargata in un sorrisetto
«Sono andato direttamente in Germania a prenderlo. A piedi.» rispose, seccato prima di andarsene
«Non ci credo!»
«Peggio per te!» urló senza voltarsi.
All'interno del negozio c'erano
Steve, seduto sul tavolo, che osservava i bambini scannarsi a vicenda, un piattino rosso in plastica e una forchetta all'interno del medesimo materiale, stavano accanto a lui, sporchi di residui di torta che nel suo stomaco non avevano voglia di entrare.
«Abbiamo mangiato la torta senza di lei, a quanto pare preferiva litigare con te, il giorno del suo compleanno.» gli disse non appena fu abbastanza vicino da poterlo sentire
«Ha detto che sono vecchio.»
«Tony.» lo chiamó, in tono da rimprovero, ma furono i suoi occhi, sempre azzurri e così seri, a dirgli tutto il resto, e Tony davvero non poteva resistergli.
Si giró, scelse il primo bambino che gli capitó sotto tiro e interruppe qualsiasi forma di vandalismo stesse compiendo contro il muro con quel trenino in miniatura che aveva in mano
«Qual é il negozio di animali piú vicino?»
«Qui dietro l'angolo ce n'é uno» rispose il bambino, Tony tiró fuori dal portafogli dei soldi, forse troppi, e glieli mise in mano
«Se mi compri un cane puoi tenerti il resto. E attento a quello che fai. Io sono Iron Man.»
Il bambino sorrise spalancando la bocca e restó in piedi coi soldi sul palmo della mano a guardarli, affianco a lui, il muro graffiato e bucato precedentemente dall'attacco d'ira che aveva sfogato con il suo trenino
«Hey, dico a te, Bruce Bunner versione tascabile, Veloce.»
Corse all'uscita nel modo piú svelto possibile, sparì in fondo alla strada
«Cinque dollari che non ritorna» disse Steve
«Dieci» disse invece Emily, che seduta accanto a lui aveva osservato la scena.

«Fai attenzione, credo si sia addormentata.» disse il Capitano, voltandosi sul sedile posteriore, il corpicino di Sasha era steso proprio lì, accanto a quel cane che sembrava aver preso vita dal suo stesso peluche
«Lo credo bene, hai idea di che ore si siano fatte?»
«Mi faró perdonare, d'accordo?»
Steve scese dall'auto, aprì lo sportello posteriore e con la piú cautela e dolcezza che le sue enormi braccia riuscissero ad assumere, cercó di prendere in braccio Sasha, ci teneva davvero a non svegliarla, era stato tutto il tempo assieme a quei ragazzini pieni di energia e voce da sprecare e davvero non sopportava l'idea di interrompere quel magico silenzio. Tony gli lasciò la porta aperta, lanciò una coperta al cane e fece un gesto con la mano "sciò" aveva sussurrato, prima di sbattergli la porta a vetri in faccia.

«Posso sapere» disse Tony, una volta entrato nella stanza, rivolto al compagno«Cosa stai facendo?» Steve si girò, la bimba sospesa a mezz'aria, fra le sue braccia e per metà appoggiata al letto, dove l'uomo la stava lasciando «Non si vede?» bisbigliò lui «Non se ne parla, non la metti nel nostro letto.» rispose, ma senza destare alcuna reazione in Steve, che in realtà voleva solo dormire. Tony sospirò forte, si tolse le scarpe e lo raggiunse, stendendosi accanto a lui.
Era un quadretto perfetto, Sasha e Steve col sonno pesante, e Tony, che li guardava da dietro, e amava incondizionatamente ogni cosa di loro due.



Tony, Steve e Sasha.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora