Kiss me slowly.

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Quando Albus si svegliò, si accorse subito che sarebbe stata una brutta giornata. Si mise a sedere, stropicciandosi gli occhi con le mani mentre tratteneva uno sbadiglio. Fuori dalla finestra della sua stanza, le prime luci del mattino si riflettevano sulla superficie lucente del Lago Nero. Il dormitorio dedicato ai Serpeverde si trovava da sempre nei sotterranei del castello di Hogwarts, le finestre che davano che davano sul lago. Un luogo appartato, tranquillo; l'ideale per il giovane secondogenito del mago più famoso del mondo.

Essere il figlio di Harry Potter non era un fardello facile da trasportare. Albus era completamente diverso da suo fratello James, estroverso ed amante dei riflettori. Lui odiava quella popolarità, che lo aveva sempre caricato di aspettative che non poteva mantenere. Sin da quando era piccolo, tutto il mondo magico analizzava ogni suo movimento, chiedendosi se il ragazzo sarebbe mai stato in grado di eguagliare le imprese del padre, magari anche solo nell'ambito sportivo. Peccato che lui odiasse il Quidditch, a differenza dei suoi genitori e i suoi fratelli.

La situazione era ulteriormente peggiorata al momento della Cerimonia del Cappello Parlante, quando questi lo aveva assegnato ai Serpeverde. Si ricordava ancora la sala in silenzio, gli occhi strabuzzati dei ragazzi che aveva conosciuto sul treno e specialmente quelli di suo fratello James e di sua cugina Rose, entrambi Grifondoro. Quando poi lui si diresse verso il tavolo della sua Casa, la Sala Grande si riempì di mormorii e risatine. Solo una persona aveva sorriso e gli aveva dato una pacca sulla spalla, accogliendolo tra le fila delle serpi: Scorpius Hyperion Malfoy.

Lui e Scorpius si erano conosciuti sul treno per Hogwarts, quasi per caso. Albus e Rose erano alla ricerca di un vagone libero, con l'intento di scegliersi già degli amici. Secondo sua cugina, gli amici che avrebbero scelto quel giorno sarebbero diventati i loro amici per la vita, come le aveva più volte raccontato sua madre Hermione, il ministro della magia. Lei, Ron ed Harry si erano conosciuti sul treno. Il piano di Rose funzionò, ma non come aveva precedentemente immaginato. Albus aveva deciso di sedersi nello stesso vagone di Scorpius.

Ora, dopo quasi cinque anni, quei due erano inseparabili. Non era possibile trovare uno senza aspettarsi di vedere comparire l'altro al suo fianco dopo qualche secondo. Condividevano la stanza sin dal primo anno, quindi Albus sapeva che Scorpius non si sarebbe svegliato prima di una decina di minuti. Il ragazzo dai capelli biondi passava intere nottate a leggere alla luce della sua bacchetta, quindi si svegliava sempre in ritardo rispetto ad Albus.

Si alzò dal letto e andò a farsi una doccia veloce, per poi indossare con calma la sua divisa. I pantaloni scuri, la camicia bianca come il latte e quel larghissimo mantello nero che Albus tanto odiava. Poi si allacciò quella piccola cravatta verde ed argento al collo, nonostante lo facesse sentire così sbagliato. Perché non poteva essere più simile a James e Lily, i suoi fratelli? Suo padre ne sarebbe stato decisamente molto felice. Glielo aveva detto, una sera: '' A volte preferirei che tu non fossi mio figlio.'' A Scorpius lo aveva a malapena accennato, facendolo preoccupare tremendamente. Il giovane Malfoy sapeva benissimo quanto Albus fosse fragile quando si parlava del rapporto con suo padre, quindi aveva cercato di consolarlo come poteva. Si ricordava ancora quella notte, Albus, durante la quale aveva dormito con la testa poggiata sul petto di Scorpius. Non aveva pianto, anche se avrebbe tanto voluto farlo; non voleva certo mostrarsi così debole davanti a lui.

- Albus? –

La voce assonnata di Scorpius invase il silenzio della loro stanza, facendo sobbalzare il povero interpellato. Albus però non rispose. Il suo compleanno era una giornata tabù, Scorpius lo sapeva molto bene, ma aveva deciso di tentare comunque. Albus considerava quella giornata come la fiera degli ipocriti. Tutti gli si avvicinavano improvvisamente per fargli gli auguri, nonostante non provassero nessun tipo di affetto nei suoi confronti. Anche suo fratello, che passava la maggior parte del suo tempo a prenderlo in giro per il fatto di essere la pecora nera della famiglia, lo cercava per dargli qualche stupido regalo ed un abbraccio.

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