Prologo

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Inverno 2016

Tacoma - Oregon, USA

Stazione di polizia

Carlile salì i gradini e con una mano spinse il battente della porta sulla quale regnava un'insegna poco luminosa della polizia. Il distretto era piccolo, ma pullulava di agenti.
Aggirò un angolo e si diresse verso la scrivania dietro la quale sedeva lo sceriffo.
Carlile fissò il cielo fuori dalla piccola finestra. Le nubi, che in parte oscuravano il disco lunare, promettevano tempesta.
Quando tornò a guardare lo sceriffo, lui era ancora assorto nel proprio compito. Stava firmando dei fogli .
« Lei deve essere il Signor Reeves... » esordì l'uomo in divisa, dopo diversi minuti mentre rovistava in un cassetto.
« E vorrei sapere perché sono stato convocato qui nel bel mezzo della notte » borbottò, leggermente infastidito.
« Marcus Jackson le dice niente? » domandò, lasciando Carlile di sasso.
Non sentiva quel nome da un sacco di tempo. L'ultima volta era successo quando ancora, lui e Marcus lavoravano insieme.
« E' un mio caro amico dell'Università... » sussurrò quasi più a se stesso. Ricordava molto bene il giorno in cui si erano detti addio.
« Questo é il suo testamento » disse lo sceriffo con noncuranza, porgendogli un documento sgualcito.
Quelle parole lo destarono dallo stato di trance, indotto dai ricordi.
« Aspetti... Lei mi sta dicendo che Marcus é morto? » balbettò, prendendo il foglio fra le mani.
« Stanotte, Signor Reeves » annunciò in tono piatto.
« Come? P-perchè? - il suo sguardo saettò fra il foglio e lo sceriffo - Dov'è Elizabeth? » chiese, ancora incapace di mettere insieme i pezzi. So sentiva come se lo avessero buttato al centro di un ciclone.
« La scientifica sta ancora esaminando la scena. Anche la moglie é deceduta... - mormorò - L'ho fatta chiamare perché secondo quel foglio che adesso ha in mano, lei è da questo momento in poi, ufficialmente il tutore legale della figlia di Marcus Jackson, Samantha »
« Figlia? » chiese accigliato.
« Da quant'è che non vede il suo amico? » rispose lo sceriffo di pari tono.
« Saranno ormai quindici anni... » ammise massaggiandosi il collo, prima di firmare alcune carte che lo sceriffo gli mise davanti senza tante cerimonie.

****

La neve aveva ormai imbiancato l'intera città, immersa nella notte. I lampioni, oltre alla luna, erano l'unica fonte di luce ad illuminare i passi di Carlile e della piccola, che gli camminava di fianco. La mano di Samantha era piccolissima e stringeva piano la propria.
Era silenziosa, quasi non sapesse cosa fosse accaduto ai suoi genitori. Quando lo sceriffo le aveva spiegato la cosa, lei aveva annuito come se comprendesse appieno quella situazione.
«Ti va una cioccolata calda? » le chiese gentilmente quando all'angolo della strada, in attesa del verde, notò che l'attenzione della piccola era calamitata sull'insegna al neon di un delizioso cafè. Lei annuì ancora una volta ed insieme, entrarono nel locale.
Mentre la porta si chiudeva alle loro spalle, un piccolo vortice di fiocchi di neve mulinò sotto i loro piedi. Il posto era deserto. Solo un uomo sedeva al bancone dietro al quale una buffa donna dalla taglia forte, li fissò. Aveva i capelli ricci e scuri tirati indietro da una retina e gli abiti semplici coperti da un grembiule a quadri.
« Salve, Signore - esordì amichevole - Come posso aiutarla? »
« Avrebbe della cioccolata calda? »
« Sì, si accomodi pure » rispose e senza dire nulla, Samantha si aggrappò ad uno degli sgabelli al bancone. Carlile fece per aiutarla, ma lei si era già seduta composta, in attesa della cioccolata.
La donna tornò con due tazze di cioccolata fumante e le mise di fronte a loro.
« Ti va un bagel zuccheroso, piccina? » propose e Samantha si girò a guardarlo, chiedendogli silenziosamente il permesso.
Lui rimase ancora colpito dagli occhi della bambina: le iridi erano di un bel viola e ricordavano delle ametiste brillanti. Decisamente singolare.
Acconsentì con un cenno del capo.
« Ecco qua il tuo bagel... - mormorò porgendole la ciambella con un tovagliolo - Lei, signore? »
« A posto così » rispose Carlile, bevendo un sorso di cioccolata mentre osservava la bambina di quattro anni accanto a sé.

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