Portland, Oregon – USA
Quartier Generale
Dopo quel breve ma intenso scambio di sguardi con Carlile, Katherine guidò Samantha su per la scala a chiocciola per raggiungere il piano superiore. Imboccarono un lungo corridoio dalle pareti candide, tappezzate di quadri e quadretti, ed il pavimento in legno chiaro e lucido.
Katherine indicò una porta alla sua destra.
« Questa è la biblioteca. Abbiamo un archivio praticamente illimitato e dei computer di ultima generazione – indicò la sua sinistra poco più avanti, come avrebbe fatto una guida turistica – Qui c’è una piccola palestra con degli attrezzi. Ce n’è anche una di sotto, ma quella è un po’ diversa… » mormorò con fare assente, proseguendo lungo il corridoio. Samantha si chiese cosa volesse dire con quell’ultima frase, quando una foto attrasse la propria attenzione. Era incorniciata da un semplicissimo bordino di legno dipinto di blu, grande la metà di un foglio. In bianco e nero e, ritraeva un giovane Carlile con un bambino che doveva aver avuto non più di sei anni.
« Chi è il bambino? » chiese incuriosita dalla somiglianza fra il piccolo e Doc, e Katherine, che aveva proseguito, tornò indietro al suo fianco. Guardò la foto e sorrise amabilmente.
« Quello è Sean, il figlio del Dottor Reeves » disse infine e Samantha dovette trattenersi dallo strabuzzare gli occhi. Quel bambino era il figlio di Doc.
Perché Carlile non gliene aveva mai parlato? Com’era riuscito a gestire lui e contemporaneamente a badare a lei per oltre dodici anni?
« Figlio? » mormorò, senza riuscire a mascherare la sorpresa per quella notizia.
« Sì, ha quasi venti anni – arcuò un sopracciglio - Non lo sapevi? ».
Samantha non rispose. Non riusciva a capire come fosse possibile, come non fosse venuta a conoscenza della paternità del proprio tutore. Inoltre tutto quel mistero attorno alla faccenda non le piaceva affatto. Cosa le stava nascondendo Doc?
« Continuiamo questo giro… » borbottò infine e Katherine tornò a guidarla.
« Qui… - disse indicando a sinistra – C’è una stanza comune per noi ragazzi e di qua… - con un cenno del capo verso destra - C’è il bagno. Se vuoi usufruire dell’acqua calda al mattino, ti consiglio di non dormire affatto » scherzò lei prima di fermarsi in fondo al corridoio terminante con una finestra. A destra e a sinistra, c’era un altro corridoio che Samantha sospettò portassero alle camere da letto.
« Dov’è la moglie? » domandò dopo qualche istante.
Katherine la fissò intensamente con aria vagamente dispiaciuta.
« Il Dottor Reeves non parla mai di lei – compì un respiro profondo - Una volta ho provato a chiedergli qualcosa e si è incupito subito. Così da allora, abbiamo evitato l’argomento… »
« Capisco… - bofonchiò, guardandosi intorno - Da quanto tu e tuo fratello vivete qui? »
« Da circa un mese » rispose e sembrò sollevata dal cambio di argomento.
« Quindi nemmeno voi sapete cosa sta succedendo » sospirò frustrata.
Non le piaceva tutta quella situazione. Era abituata a tenere tutto sotto osservazione.
« Io e Kath speravamo che ce lo dicessi tu » intervenne Logan, sbucando dal corridoio di sinistra.
Samantha lo fissò negli occhi nocciola mentre si appoggiava con le spalle alla parete.
« Doc cosa vi ha raccontato precisamente di me? » chiese, incrociando le braccia sotto il seno.
« Non molto, in realtà » ammise lui.
« Solo che hai avuto un’infanzia non propriamente felice… » mormorò Katherine con un leggero imbarazzo.
« E che come noi, hai dei “poteri sovrannaturali” » aggiunse Logan con un gesto della mano, che Samantha trovò piuttosto comico. Accennò un sorriso, guardandoli alternativamente.
« Che poteri avete? » chiese, arcuando un sopracciglio.
« Io posso superare i 200 kilometri orari » disse Katherine, posando le mani sui fianchi.
« E io posso batterti facilmente a battaglia laser mentre Jam può assumere sembianze animali e in qualche caso, di altre persone » rispose Logan con un sorriso a fior di labbra.
« Tu? » domandò la ragazza con le lentiggini ed il sorriso di Samantha svanì.
« La mia abilità principale è il controllo della materia inanimata attraverso la telecinesi - spiegò tranquillamente – Ma posso anche spostarmi da un luogo a un altro attraverso l’apertura di portali ».
« Cioè puoi spostare gli oggetti col pensiero? »
« Sì, e posso anche volare. Ma per farlo, devo essere calma e concentrata » aggiunse seria, fissandola negli occhi verdissimi.
« Che succede se non lo sei? - domandò Logan quasi con timore, ma l’occhiata letale della ragazza gli diede risposta - Beh, comunque sia… Sei una di noi adesso ».
Samantha non potè fare a meno di sorridere.
STAI LEGGENDO
Alpha Gender
RomanceSeattle. Una città normale come tutte le altre. Una città che come altre nasconde degli esseri sovrannaturali. Frutti di esperimenti genetici non andati a buon fine e che modificheranno per sempre l'umanità. Samantha Jackson, orfana dalla più tenera...