Capitolo I

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Il mare era mosso e i gabbiani volavano a pelo d'acqua, tentando di catturare i pesci che balzavano fuori a mezz'aria. Il vento fischiava attraverso le vele di cotone, spingendo verso riva le grandi imbarcazioni di legno di abete. Le vele d'ogni albero erano ornate da uno sfondo grigio scuro e presentavano al centro un fiore dai petali viola, che alla vista di quella terra, riportava alla mente dei marinai il ricordo dei loro antenati. Dalle grandi imbarcazioni furono gettate le scialuppe in mare, equipaggiate di dieci remi per dieci uomini. Dopo pochi minuti la spiaggia fu invasa, e migliaia di uomini scesero dalle scialuppe sbarcare sulla riva. Le grandi imbarcazioni invece, ancora lontane, gettarono l'ancora amainando le vele. La prua della prima scialuppa, accompagnata da due zattere che trasportavano i cavalli, che si scontrò contro la riva per prima, squarciando la sabbia bagnata, trasportava due cavalieri pesantemente corazzati con due pennacchi viola sugli elmi. Questi scesero dalla scialuppa e si diressero verso i cavalli, già sbarcati. I due montarono quindi sulle cavalcature ornate di lunghe gualdrappe grigie con contorni viola, dirigendosi poi sulla strada parallela alla riva, attendendo che l'esercito si allineasse alle loro spalle. Dopo una quindicina di minuti l'esercito era allineato dietro di loro, attendendo l'ordine di inizio marcia. Al sorgere del sole le armi e le armature cominciarono a brillare di una luce rossastra e dopo un momento di silenzio uno dei due cavalieri in testa alzò il pugno ordinando di marciare. Si lasciarono la costa alle spalle addentrandosi nell'interno delle colline, i fili d'erba sfrusciavano al vento facendo sembrare le colline un mare mosso. Dai merli a coda di rondine le guardie rimasero ammutolite alla vista delle bandiere all'orizzonte. Dalle mura echeggiarono delle grida che allarmarono la guarnigione, "l'invasione!" esclamò una sentinella. Un cavaliere in armatura, con l'incisione del grande sole nella falda, discese le scale del grande mastio annunciando l'ordine di formare le fila. Dall'altra parte della cinta, oltre il fossato i due invasori alla testa del loro esercito ordinarono l'arresto della marcia, facendo un cenno con la mano. I due cavalieri alzarono il capo in alto verso la cinta, fissando dalle feritoie dei loro elmi le guardie, alla ricerca di un loro superiore. Giunse in lontananza un rumore di ferraglia, e tra i merli si eresse dall'aspetto solenne il cavaliere dell'armatura d'oro, con il capo chino, rivolto verso i due cavalieri. Questi alzarono le loro visiere ed iniziarono a bisbigliare fra di loro, poi uno di essi parlò" Io sono Urtrec di Blomsterbed, e il nobile cavaliere al mio fianco è Guster di Blomsterbed, e veniamo in pace". Il cavaliere dall'armatura d'oro si affrettò a rispondere "Sì, So da dove venite, non è la prima volta che degli uomini con il vostro stemma calpestano le nostre terre". Il cavaliere continuò" è strano che un grande esercito come il vostro...forse di diecimila uomini non abbia delle macchine d'assedio, e ciò potrebbe rendere la vostra pace possibile, ma io grande cavaliere del sole non mi fido, e voi ragazzi?". Tra le fila dei difensori si udirono sghigniazzi e risposte di negazione. Urtrec e Guster incrociarono i loro sguardi. Guster iniziò a parlare. " Riguardo al numero dei nostri uomini potrete aver ragione ma non riguardo al motivo per cui siamo qui:siamo qui alla ricerca di Acor l'esiliato, fratello di Rhagor re dell'antico impero. Se non alzerete il fuoco contro di noi e ci farete entrare per un pacifico dialogo, ne saremo benevolmente onorati". Concluse Guster alzandosi sulle staffe, porgendo un profondo inchino. Le prime linee dei Blonsterbed trattennero alcuni schigniazzi a forza. Il cavaliere d'oro parlò "Va bene! Ma le vostre armi verranno sequestrate, non posso farvi entrare armati, poiché non mi fido ciecamente di voi".
Entrarono in un grande salone, ornato da grandi finestre ai lati, infondo al quale si ergeva un grande trono in argento e lavorato con la sagoma del grande sole in cima. Il re distolse il suo sguardo pensieroso dalla finestra all'udire del suono dei pesanti passi e della ferraglia avvicinarsi e varcare la grande porta in legno di quercia. "Perdonate il disturbo mio signore, ma due cavalieri della casata Blomsterbed desiderano parlare con voi pacificamente, gli abbiamo requisito le armi" disse il cavaliere d'oro dopo un profondo inchino. Il re si girò di scatto mantenendo una posa eretta e fiera, poi parlò. "Quindi voi siete i temibili Blomsterbed...I nostri antenati ci hanno raccontato di voi sterminatori!". Concluse il re con un tono quasi arrogante. Urtrec parlò. "Ma vostra grande maestà, noi siamo diversi. Noi siamo qui per parlare non per trucidare". Proseguì Urtrec in tono lievemente acido. "Siamo qui per parlare del grosso malinteso di cui siete stati vittime per oltre quattrocento cinquant'anni, scusandoci anche per il ritardo" concluse Urtrec. Ci fu un minuto di silenzio che venne interrotto dal re: "Aldor, lasciaci soli... " Il cavaliere d'oro obbedì e fece un inchino, quindi voltò le spalle e se ne andò. Il re voltò lo sguardo sul grande tavolo davanti al trono. E disse " Accomodatevi lì".I cavalieri obbedirono, e prima di sedersi sganciarono le piccole mantelle della cintura, appogiandole sullo schienale delle sedie, poi tolsero gli elmi poggiandoli sul tavolo. Il re allibito per il taglio di capelli dei due, domandò se dalle loro parti il barbiere fosse un nano, sbuffando. Utrec aveva un taglio di capelli molto regolare, molto corti ai fianchi e sul capo, con una barbetta a punta sul mento, mentre Guster era tutt'altro che normale, con una lunga cresta che finiva con una piccola treccia sulla nuca e due baffi che finivano con punte fini, attorcigliate tra di loro. Il re si sedette al tavolo, la luce delle finestre ai lati del salone illuminava di un rosso acceso la sala, era già tardi, la marcia era stata lunga, gli uomini erano stanchi ed era facile non accorgersi del tempo che volava in quei minuti. Il re parlò: "E quindi? Che cosa volete da noi? Cosa volete da questa città e dal suo regno?" Urtrec s'alzò e disse. "Vostra maestà da voi vogliamo informazioni su Acor, uno dei re, perché da quello che sappiamo è stato condannato all'esilio dal consiglio dei regni proprio qui, a Gerania" Il re rispose. "Se fossi stato io a quell'epoca a dettare legge non gli avrei mai permesso di eseguire la decisione dell'esilio qui...ma aspettate un momento! Perché mai dovrei fornire alcuna informazione a voi, cavalieri di Blomsterbed, consanguinei dei re imperatori!?" Guster si alzò. "Ma vostra maestà, quei re che tanto odiate sono sì nostri consanguinei, ma esiliati a loro volta dalla vera Blomsterbed. Noi di Blomsterbed veniamo dall'altra parte del mondo, in un'altra terra dove non ci sono distinzioni tra razze in un'unica comunità. Quei due re imperatori furono esiliati dalla loro terra per aver condotto una politica basata sulla violenza e su false promesse". Il re non fece in tempo a rispondere che la porta del salone fu spalancata violentemente."Mio re!"esclamò il cavaliere dorato, continuando:"Le nostre sentinelle hanno avvistato due cavalieri non poco distanti da qui".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 06, 2017 ⏰

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