CAPITOLO 26 - LUI È FEDERICO

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«Quest'uomo è mio padre.» Sbottai sgarbatamente continuando a fissarlo a distanza. Aveva lo stesso identico viso, ma più invecchiato rispetto a 11 anni fa. Mia sorella non lo conosceva nemmeno. Era troppo piccola quando mio padre ci abbandonò e mia madre aveva eliminato ogni sua traccia, perché non voleva spiegare a mio sorella che mio padre l'avesse maltratta e poi abbandonata. Nel frattempo anche mia madre si avviò in salotto, sicuramente aveva riconosciuto la voce. «Mirko?» Chiese con gli occhi lucidi. Sembrava stupita, ferita e sorpresa allo stesso tempo. Valentina continuava a guardare confusa. «Qualcuno mi spiega che sta succedendo?» Chiese Valentina quasi spaventata. «Succede che quest'uomo è una cattiva persona e deve stare lontano dalla nostra famiglia!» Gridai, dirigendomi alla porta per richiuderla. «Federico, aspetta!» L'uomo portò la sua mano con forza sulla porta non permettendo che io la chiudessi. I miei occhi erano lucidi ed ero sicuro che si notasse di quanto fossi arrabbiato, deluso e ferito. Mio padre non poteva ripresentarsi dopo 11 anni come se niente fosse, io ricordavo tutto, tutto e non avrei perdonato quello che aveva fatto a noi, a mia madre soprattutto. «Figlio mio, come sei cresciuto!» «Io non sono tuo figlio! E tu non sei mio padre!» Gridai. «Federico smettila!» Mi rimproverò mia madre per la prima volta.
Cosa che non faceva da troppo tempo o che forse non aveva mai fatto, specie dopo aver raggiunto la maggiore età. «Vuoi stare a sentire quest'uomo?» Le chiesi alzando il tono della voce, e notai uno sguardo di terrore nel viso di Valentina, mentre Elisa se ne stava di lato in un angolo come se si sentisse un pesce fuor d'acqua. Mia madre non rispose, solo chinò lo sguardo. «Bene!» Urlai «se volete stare a sentire quest'uomo, io me ne vado!» Presi il mio cellulare e passando dietro quell'uomo, uscii.

POV'S ELISA
Il padre di Federico? Mirko? Così si chiamava? Si, adesso, guardandolo bene somigliava molto a Federico, o meglio, Federico aveva gli stessi liniamenti del padre.
Dopo aver assistito a questa scena un po imbarazzante, Federico uscii di casa e fu li che sentii il dovere di intervenire, correndo dietro a lui. Prima di varcare la porta, mi voltai verso la madre. «Dategli tempo.» Dissi solamente, ricevendo uno sguardo riconoscente da Morena e lasciando Valentina ancora più confusa.
Era chiaro che ormai avesse capito tutto, ma era come sotto shock. Non sapeva se essere felice di conoscere il padre o arrabbiata per non averlo avuto con lei durante questi anni.

Federico se ne stava fuori camminando velocemente come se volesse scappare e dando pedate a tutto ciò che trovava davanti a sé.
Bidoni della spazzatura, lattine, pietrucce, per fino i muri. «Fede!! Aspetta!!» Gridai nonostante io stessi correndo e lui stesse solo camminando velocemente era sempre molto più avanti. «Federico!!» Lo richiamai, senza alcun risultato. La sua rabbia lo aveva avvolto dentro una bolla tutta sua. Quando fui a pochi centimetri da lui, gli afferrai il braccio con entrambe le mani. «Federico, fermati!» «Lui non può, non può venire adesso! Non può sbucare dopo tutti questi anni. Avevo solo 12 anni, io ricordo tutto quello che ha fatto a mia madre e ricordo il giorno che ci ha abbandonati. Per non parlare di Valentina, lei non lo conosce nemmeno! Come si sentirà adesso?» Le sue parole uscirono tutte molto velocemente. «Federico, non lo hai nemmeno fatto parlare.» «Non mi importa cosa ha da dire. Non voglio più vederlo!» «Federico...» Gli presi le mani «non essere così duro con lui. Forse si è pentito. Che ne sai?» «Non mi importa. Non doveva fare ciò che ha fatto.» «Ma siamo umani e sbagliamo. Hai già dimenticato tutti i tuoi errori Fede? L'importante è non commettere due volte lo stesso sbaglio. Se si è pentito, va perdonato. Tutti meritano una seconda possibilità. E se io l'ho data a te, perché tu non dovresti darla a tuo padre?» Federico girò il viso a sinistra continuando a fissare il vuoto, evitando di incrociare il mio sguardo, ma non disse nulla, solo sospirò. «Capisco il tuo dolore, la tua delusione, la tua rabbia... Però potresti almeno provare ad ascoltarlo. Non credi? Se è venuto a cercarvi, penso che voi gli importiate, no?» Federico continuava a non dire nulla, sembrava che ascoltasse molto attentamente le mie parole anche se il suo orgoglio gli impediva di ammettere che io avessi ragione. «Ho bisogno di tempo.» Disse in fine «prenditi tutto il tempo che vuoi, ma non sprecare quest'opportunità Federico.» Annuì solamente. «Allora, dove andiamo?» Dissi sorridendo e mettendomi a braccetto. «Ti va se ti faccio vedere un posto?» «Solo se non è nulla di pericoloso.» Ridacchiai. «Ti assicurò che non lo è.»

Voglio solo te | Federico Rossi | [Completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora