Arrabbiato

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-Mikey!- un urlo disumano si sovrappose tra le quattro mura della tana delle quattro tartarughe. Un furioso Raphael stava rincorrendo con foga Michelangelo, il quale lo aveva reso vittima di uno dei suoi tanti scherzi.
-Il signor Prankenstein è qui!- esultò, continuando a scappare. Si voltò, ridendo verso di lui, troppo felice, ma sussultò, non aspettandosi una reazione del genere. Appena, Leonardo uscì fuori dalla sua camera, attirato dagli schiamazzi, Mikey si fiondò su di lui, sua unica ancora di salvezza.
-Che hai fatto stavolta?- chiese il leader, osservandolo in tono seccato, abbassando le spalle. Ormai era abituato a scene del genere, quindi non si allarmava più di tanto.
-Palloncini.- rispose ridendo, mostrandogliene uno ancora pieno d'acqua, mentre il rosso si fece avanti, stringendo i pugni, ed osservandolo minaccioso. Ringhiò, per poi posare lo sguardo sul leader, incrociando le braccia. In attesa di quello che gli avrebbe detto.
-Dai, calmati. Ti ha solo bagnato, info..- non riuscì a finire la frase che qualcosa di gommoso si infranse sul suo capo, inzuppandolo. Sentendo il più piccolo scappare, diretto in camera sua tra mille risate, non poté che sospirare. -Mikey!- urlò, poi, in tono di rimprovero, serrando la mascella, mentre la sua bandana gocciolava sul suo viso, e le gocce si infrangevano sul pavimento. Gettò un fugace sguardo al rosso che, sbuffando decise di tornarsene in camera sua, magari a dare pugni al suo sacco da box.
-Figliolo, cosa succede?- domandò Splinter, uscendo dalla cucina, avvicinandoglisi. Leo lo osservò tristemente, chinando lo sguardo, diretto al pavimento dove si era formata una piccola pozzanghera, mentre rivoli d'acqua continuavano a gocciolare dal suo viso.
-Raph mi sembra diverso. Nemmeno gli scherzi di Mikey riescono a risollevargli il morale. Anzi, ogni giorno che passa mi sembra sempre più arrabbiato. Sopratutto con me.- affermò, osservando, cupo la stanza del rosso
-Forse ha solo bisogno di restare un po' da solo.- suggerì il topo, poggiando una mano sulla spalla del leader, che annuì, anche se con poca convinzione negli occhi. Ma anche Splinter aveva notato il comportamento strano del figlio, ed era, anch'egli preoccupato per lui.
Osservò il Sensei dirigersi nella sua camera, forse a meditare, e lui sospirò osservando la porta della stanza di Raph, decidendo di recarsi nel dojo ad allenarsi. Era preoccupato, troppo, infondo era il leader, ed era il fratello maggiore; doveva tenere unita la squadra, ma ora temeva che il rosso potesse combinare dei guai, che si fosse lasciato controllare troppo dalla sua rabbia, allontanandosi sempre più dalla loro, dalla sua famiglia.
Chinò lo sguardo, per poi chiudere, piano la porta. Aveva sentito tutto, ma non pensava che Raph stesse così male. Si distese, di pancia nel letto, sbuffando. Aveva cercato di fare del suo meglio, ma nemmeno il miglior scherzo era riuscito. E lui non voleva vedere il suo fratellone in quello stato. Ma non poteva nemmeno dimenticare lo sguardo che gli avesse rivolto. Sembrava volesse ucciderlo, e quegli occhi gli avevano messo i brividi. Per la prima volta aveva avuto paura, paura di suo fratello. Mugugnò, affondando la testa nel cuscino e cercando di non pensarci. Sperava, solo che tutto sarebbe tornato normale.

Aprì la porta, piano e si osservò intorno. Regnava solo il silenzio, adesso. La via era libera. Si incamminò, a sguardo basso verso l'uscita, osservando di sottecchi gli oggetti che, da sempre avevano caratterizzato quella casa. Passò dal laboratorio, da dove uno spiraglio di luce usciva dalla porta, lasciata socchiusa e vide, Donnie dormire, seduto, appoggiato con i gomiti al tavolo. Si era appisolato mentre creava un'altra delle sue diavolerie, come sempre. Sospirò, grattandosi il capo. Non poteva credere a quello che avesse provato. Mentre rincorreva Mikey, il sangue gli pompava nelle vene con un'adrenalina mai avuta prima, ed il cuore martellava dentro al petto, come voglioso di uscire. La rabbia era riuscita a controllarlo in tal modo, che se non ci fosse stato Leo di certo Mikey non ci sarebbe stato più a quest'ora. Aveva avuto voglia di picchiarlo, di fargli male. E quando aveva incontrato lo sguardo di suo fratello maggiore si era sentito un schifo, perché aveva realizzato cosa stesse per fare. Strinse le palpebre, oltrepassando la camera del più piccolo. Era certo che anche Mikey se ne fosse accorto di quello che stesse per fare. Come fosse certo che, da ora lo avrebbe guardato in modo diverso, con un barlume, un luccichio di timore negli occhi. E sperava vivamente di sbagliarsi, non voleva che il suo fratellino provasse paura, di lui.
Ringhiò, stringendo i pugni, ma cosa stava diventando? Se non sarebbe riuscito a controllarsi, questa sua rabbia avrebbe combinato seri danni, soprattutto alla sua famiglia. E non voleva questo. Salì sulla tartamoto, mettendosi il casco, e posizionandosi, pronto per metterla in moto. Accelerò, piombando in strada, e osservando come tutto gli sfrecciasse dinanzi, tra le mille luci della città. Sperava che un po' d'aria fresca gli avrebbe fatto bene.

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