nine snowflakes

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(9.)

Dakota.

Mi buttai sul letto, stravolta. Il bar oggi era particolarmente pieno, e così anche i taxi quindi io e Alexa siamo tornate a casa a piedi.

Ripensai al discorso affrontato con lei. Chissà se Harry provava quello che provavo io…

In fondo però, cos’è che provavo nei suoi confronti? Attrazione? Sì. Amore?...forse.

Non avevo mai incontrato un ragazzo come lui, ma non volevo crearmi castelli in aria.

Pensando a lui, mi venne istintivamente voglia di raggiungerlo.

L’entusiasmo travolse la stanchezza, e uscii di casa. Una volta fuori, mi accorsi che non sapevo affatto dove andare.

O forse…il parco. Mi aveva detto che lo avrei sempre trovato lì. La cosa mi sembrava alquanto strana, ma non avevo niente da perdere. Camminai velocemente in mezzo alle persone e raggiunsi il parco, fortunatamente, non era ancora chiuso.

Passai davanti al lago e raggiunsi il ‘suo posto’. “Harry?” chiamai piano. “Harry?” riprovai un po’ più forte. Sei venuta a trovarmi, allora” il ragazzo sorridente sbucò da dietro l’albero.

Sorrisi alla sua vista. “Veramente, non pensavo di trovarti veramente qui” molleggiai un po’ sulle gambe, avvicinandomi. I suoi occhi si illuminarono, o forse era solo l’effetto della luna.

“E perché no?” chiese sorridente.

“Perché è tardi, e fa freddo, e sei qui da solo” cercai di fargli capire. “Non sono da solo, sono con te” precisò, facendomi arrossire. “I-intendevo prima che arrivassi io, che fai sempre qui?”

“Aspetto” alzò le spalle. “Te” precisò, facendomi accaldare ancor di più. Scoppiò in una grossa risata. “Smettila di farmi arrossire” borbottai imbarazzata. “E’ divertente” si difese.

“No, non lo è.”

“E poi è la verità” si giustificò, alzando gli occhi al cielo.

Sospirai, cercando di tornare a un colorito normale, anche se lui non mi stava aiutando affatto.

“Mi devi una risposta, ricordi?” cambiai discorso.

“Mmh?” mugolò a labbra strette.

“Perché quando ci siamo incontrati per la prima volta, mi hai fissato in modo strano?” gli ricordai.

“Perché tu mi hai seguito, quando mi hai visto?” chiese allora.

“Lo sai che non si risponde a una domanda con un’altra domanda?”

“Tu lo hai appena fatto” rise leggermente. Fanculo, non ne usciremo mai, di questo passo.

“Mi sei sembrato diverso” presi l’iniziativa.

Lui rise, incredulo. “Cosa?” dissi insicura. “Anche tu sei diversa, per me. Ma non credo che siamo ‘diversi’ allo stesso modo.

Come sempre, non riuscivo a seguire il suo discorso, ma stavolta decisi di non dire niente. Rimasi solo a fissare il suo profilo: la lieve luce della luna illuminava il suo volto, che sembrava più pallido del solido. Alcuni ricci gli stavano davant agli occhi, ma non sembravano infastidirlo.

Era la prima volta che lo vedevo in quel modo e mi sembrava più bello che mai.

“Staranno per chiudere, non credi?”  vidi la sua bocca rosea muoversi, ma non ascoltai.

“C-cosa?” chiesi improvvisamente sveglia.

“Conviene uscire, prima che ci chiudano dentro” mi sorrise gentile.

“Andiamo” gli sorrisi anche io.

“Dai, ti accompagno a casa”

“Com’è che non ti ho mai visto in giro?” chiesi mentre stavamo camminando.

“Questa suona proprio come una frase da rimorchio, sai?” disse ridendo.

“Oh, andiamo!” dissi in imbarazzo, ma divertita.

“Non ho detto che mi dispiace” ammiccò.

“Allora sembra proprio che tu voglia essere rimorchiato da me” gli diedi corda.

“Non  vedo che male ci sarebbe” disse maliziosamente.

A quel punto non potei fare a meno di scoppiare a ridere fragorosamente, seguita da lui.

“Siamo quasi arrivati, vero? Quella è casa tua” indicò un edificio poco lontano da noi.

“Già” dissi solamente. “Come facevi a conoscere questa scorciatoia? Abiti qui vicino?” chiesi speranzosa. “Non proprio” rispose con una smorfia.

“Ci vediamo presto, vero?”

“Ci vediamo presto. Prometto” disse di nuovo sorridente.

Lo guardai negli occhi e mi persi in mezzo a quel verde.

Mi avvicinai sempre di più. Mi alzai sulle punte e mi trovai di fronte alle sue labbra. Lui mi seguì e ci trovammo più vicini che mai.

Stavo per baciarlo. Volevo baciarlo.

Socchiusi gli occhi. “Non posso” mi sussurrò, con uno strano tono di voce. Sentii che mi superò e aprii completamente gli occhi. Mi bruciavano, e avevo paura di star per iniziare a piangere.

Sospirai profondamente e raggiunsi il portone di casa. Suonai ripetutamente e Alexa mi aprì.

Salii di corsa le scale, ed entrai in casa. La differenza di temperatura mi fece salire un brivido.

“Ehi tesoro, che è successo?” disse la mia coinquilina, notando i miei occhi lucidi.

Sospirai leggermente e stirai le labbra in un sorriso triste. “Evidentemente lui non mi guarda in quel modo” dissi solo. Lei capì al volo e corse ad abbracciarmi, ancora sulla soglia.

La strinsi a me e lasciai che alcune lacrime silenziose mi scendessero lungo le guance.

Breathin' in a snowflake - h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora