"5.30"
"bip...bip...bip...bip"
Allungo il braccio fuori dalle coperte e dò un pugno al pulsante della sveglia per farla tacere.
Mi stendo a pancia in su, mi stropiccio la faccia e poi mi dò una sberla. È il mio rito mattutino, per essere sicura di svegliarmi.
Mi siedo sul letto, infilo le pantofole, e mi avvio verso il bagno. Accendo la luce, mi lavo il viso e mi preparo.
Una volta vestita, prendo il telefono, accendo la torcia e vado a svegliare mia madre per farmi portare alla fermata del bus.
Sono le 6.20 e sono appoggiata al palo della fermata ad aspettare il bus che dovrebbe arrivare tra pochi minuti.
Un brivido mi attraversa tutta la spina dorsale, così mi stringo nel cappotto. Tuttavia so che quel brivido non è dovuto al freddo.
È da un paio di mesi che, ogni volta che sto da sola, mi sento osservata. Mi guardo sempre intorno ma non vedo nulla di particolare, quindi dopo un paio di falsi allarmi mi sono abituata.
Mi frugo in tasca e trovo una piccola caramellina alla menta. Me la metto in bocca e mi avvicino al cestino, per buttare l'involucro.
Proprio mentre la carta cade dalla mia mano, arriva un folata di vento che la sposta dalla sua traiettoria, facendola cadere terra.
Imprecando mi abbasso a raccoglierla, la appallottolo e misi la mano nel cestino per essere sicura che non voli via un'altra volta.
Sento un leggero dolore al dito medio, così guardo nel cestino e vedo una rosa nera.
Cosa ci fa una rosa nera dentro ad un cestino della fermata? È in perfette condizioni, mi domando perché l'abbiano buttata.
Mi giro e vedo in lontananza i fanali del bus così allungo il braccio per farmi notare e, dopo essermi assicurata che abbia messo fuori la freccia, torno a guardare nel cestino.
La rosa non c'è più. Mi guardo intorno e faccio giusto in tempo a vedere una figura incappucciata svoltare l'angolo della strada.
Un altro brivido mi attraversa la schiena.
Salgo sul bus, appoggio la testa al finestrino e mi metto le cuffie nelle orecchie.
Il bus si ferma anche alla fermata successiva, ma apre solo la seconda porta ed io non vedo chi sia salito.
Ma dopo pochi secondi ecco un altro brivido. Mi volto e vedo seduto sugli ultimi posti un uomo incappucciato.
Mi rigiro subito e mi schiaccio contro il sedile per nascondermi un po'.
Dopo qualche minuto mi arrischio a guardare di nuovo e rimango stupita dal fatto che non ci sia nessuno.
Dopo una ventina di minuti scendo dal bus e mi dirigo verso il sottopassaggio della stazione.
Sono abituata a questo corridoio a malapena illuminato, non mi fa paura.
Ma stamattina sono piuttosto spaventata per quello che è successo, così lo attraverso con passo veloce.
Svolto l'angolo per salire le scale e mi blocco.
In cima alla rampa c'è lui, seduto sull'ultimo gradino, con una sigaretta in mano e il volto sempre coperto dal cappuccio.
Comincio a salire lentamente le scale, e lui non sembra fare caso a me, così allungo il passo e, una volta superato corro fino alla fine del binario.
Ho ancora un buon quarto d'ora prima dell'arrivo del treno, così mi siedo a terra e appoggio la schiena contro il lampione che illumina il binario.
Rimango lì seduta ad ascoltare musica, finché non vengo interrotta da un'alta figura di fronte a me.
Nessun brivido alla schiena. Non è lui.
<< Hai da accendere? >>
Lo guardo senza capire, poi vedo la sigaretta che ha in mano e scuoto la testa.
<< Strano. Avrei giurato che fossi una gran fumatrice visti gli abiti che indossi. >> dice ridacchiando, infilando la sigaretta nella tasca del giubbotto.
Guardo i miei jeans neri e la mia felpa grigia di almeno due taglie in più, poi torno a fissarlo.
<< Qualche problema? >> dico. Odio le persone che mi interrompono mentre ascolto musica.
Senza rispondere si siede al mio fianco e mi ruba un auricolare.
sbuffo e glielo tolgo dall'orecchio.
<< Ti serve qualcosa? >> gli chiedo piuttosto seccata.
<< Mi serve che tu stia zitta. >>
Cosa?
<< Scusa? Non sono io quella che è arrivata dal nulla insinuando che tu sia un drogato, per poi sedermi e cominciare a rompere. >>
Non dice nulla, così sbuffo per l'ennesima volta e mi giro dall'altra parte.
Ma che problemi ha questo tipo?
Dopo qualche minuto mi giro a guardarlo. Ha la testa rivolta verso l'alto, appoggiata al palo e gli occhi chiusi. Dalle labbra carnose, leggermente aperte, esce una nuvoletta di vapore ogni volta che espira.
I capelli neri che fuoriescono dal cappuccio gli coprono la fronte.
<< Lo so. Sono perfetto. >>
Sussulto e subito mi giro dall'altra parte. Ma come cavolo faceva a sapere che lo stavo fissando?
Mi giro verso di lui e trovo i suoi occhi azzurri che mi fissano.
Mi rivolge un sorriso malizioso per poi tornare alla sua posizione originale.
<< Sta arrivando il treno. >> dice.
Alzo lo sguardo e vedo i fanali avvicinarsi. Mi alzo in piedi, mi giro per vedere se mi avrebbe seguita ancora, ma lo vedo allontanarsi.
<< Ciao eh! >> gli urlo.
Si gira, mi sorride e se ne va.
Alzo gli occhi al cielo e salgo sul treno.
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Brividi di fuoco.
General FictionDa mesi ormai, i brividi mi tormentano. Forse è arrivato il momento di conoscerne il significato. Forse è arrivato il momento di conoscere lui.