Stare seduta nel bus, dopo una noiosa e stancante mattinata passata a studiare delle materie altrettanto noiose, è il momento che preferisco, appoggiando la testa al sedile, chiudendo gli occhi e ascoltando musica.
Ma oggi proprio non riesco a rilassarmi. Sono ancora scombussolata per il tizio che mi seguiva, e confusa riguardo al ragazzo della stazione.
Non so nemmeno come si chiama.
Chiamo la fermata del bus e mi preparo in piedi di fronte alla porta. Una volta scesa, alzo lo sguardo e rabbrividisco.
È lì, completamente vestito di nero con il cappuccio che gli oscura il viso. Prendo fiato e mi avvicino.
<< Si può sapere chi sei? >>. La mia voce esce sicura, anche se in realtà sono tremendamente spaventata.
Gira lentamente la testa e fissa il suo sguardo nel mio. Rimango pietrificata.
I suoi occhi marrone scuro sono attraversati da venature arancioni. Sembrano carboni ardenti.
Mi fissa intensamente negli occhi, come se ci vedesse il mondo, mentre io, nei suoi, vedo solo una fiamma bruciare.
Poi se ne va. Si gira senza dire nulla, e se ne va.
Rimango bloccata a fissare il punto dove, fino ad un attimo fa, c'erano i suoi occhi.
Mi gira la testa, così mi siedo sulla panchina della fermata.
Invio un messaggio a mia madre e le chiedo di venirmi a prendere perché non mi sento bene, e rimango in attesa.
Continuo a rivedere quegli occhi che mi fissano, così chiudo i miei e respiro profondamente per calmarmi un po'.
Li riapro e noto a terra, a qualche passo da me, una rosa nera. Mi chino a raccoglierla e la osservo.
Sento il rumore dell'auto di mia madre avvicinarsi, così appoggio la rosa sulla panchina e salgo in auto.
Mi giro a guardare il fiore, ma i miei occhi trovano solo una panchina vuota e un uomo incappucciato che se ne va.
Rabbrividisco, poi mia madre mette in moto e io mi accascio sul sedile.
Una volta arrivata a casa mi cambio e poi mi butto sul letto.
Sono stanchissima e voglio solamente stare lì a riposarmi.
Ma ho promesso a mia madre che l'avrei accompagnata al centro commerciale a comprare il vestito per il matrimonio di una sua amica.
Infatti, dopo neanche dieci minuti, sento la sua voce squillante dire dal piano terra << Tesoro, ti aspetto in macchina. >>
Sbuffo e mi alzo di malavoglia dal mio adorato letto. Infilo le scarpe e mi trascino giù per le scale.
Salgo in auto e partiamo.
Dopo aver fatto almeno dieci giri del parcheggio sotterraneo, mia madre si arrende e va a parcheggiare nel parcheggio esterno.
Entriamo di corsa nel centro commerciale per ripararci dalla pioggia, perché ovviamente nessuna delle due ha pensato di prendere un ombrello.
Mia madre si avvia dritta verso le scale mobili, ma io rimango ferma dove sono.
Seduto al tavolino di un bar c'è il ragazzo della stazione. Sta seduto scomposto sulla sedia e guarda qualcosa sul cellulare. Sembra piuttosto annoiato.
Come se avesse sentito il mio sguardo su di sé, alza gli occhi e subito incontra i miei.
Mi rivolge un sorriso sghembo e si alza, cominciando a camminare verso di me.
Mi guardo intorno in cerca di mia madre e la vedo a qualche metro da me che mi guarda con aria perplessa.
<< Ma guarda chi c'è qui. >> sento una mano poggiarsi sulla mia spalla, e subito mi giro a guardarlo.
<< Si, ehm...ciao. >> dico piuttosto imbarazzata.
<< Hey, tu chi sei? >> dice la voce di mia madre alle mie spalle.
<< Salve, sono Keeran, un amico di sua figlia. >>
E così si chiama Keeran, eh?
A mia madre brillano gli occhi. Non ho mai avuto molti amici e probabilmente è felice che finalmente ne abbia uno.
Che poi, amico. Ci siamo conosciuti stamattina. E' più che altro un conoscente.
<< Beh, Crystal, vuoi fare un giro con lui? Io posso anche fare da sola. >>
Ma cosa? Mi ha obbligata a venire con lei perché le era fondamentale il mio aiuto, e ora mi liquida così?
<< Tranquilla, mamma. Voleva solo salutare. >> le dico lanciandole un'occhiataccia.
<< Ma no Crystal. Sarei felicissimo di stare un po' con te. >>
Sul viso di mia madre compare un sorriso grande come una casa. Poi mi fa l'occhiolino e se ne va in fretta.
Quella a casa mi sente.
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Brividi di fuoco.
General FictionDa mesi ormai, i brividi mi tormentano. Forse è arrivato il momento di conoscerne il significato. Forse è arrivato il momento di conoscere lui.