Capitolo 17- non ne posso più.

23 1 0
                                    

Mi alzo dal tavolino, mi fermo per un paio di minuti a guardarmi intorno.
Non so cosa fare, non so dove andare, non so neanche più chi sono, senza di lui.
Senza di lui è tutto così noioso, non ho nessuno che mi accompagni ad una festa, che mi porti in braccio in macchina mentre sono ubriaca, che rischia di rompersi una gamba salendo dalla finestra di camera mia.
Senza di lui sono vuota.

Mi incammino per la via di casa, nascondendo le lacrime con un paio di occhiali da sole, e di tanto in tanto tolgo una lacrima col palmo della mano.

Appena mi chiudo la porta di casa alle spalle, mia madre mi accoglie con un "Ma cosa succede, piccolina?" ma la sorpasso e salgo le scale andando in camera mia.
Mi sdraio sul letto e man mano che rileggo i messaggi che ci siamo scritti io e lui, li cancello.
Ogni messaggio cancellato è, per me, una lacrima in più, ed è così fino all'ultimo messaggio che mi ha scritto.

Ho voluto che tutto finisse, e così dev'essere.
Prenderemo strade diverse, non possiamo cambiare le cose.

Spengo il telefono, asciugando le ultime lacrime sulle mie guance, e faccio un respiro profondo.

Inizio a staccare tutte le foto che erano appese nella bacheca sopra la mia scrivania, tolgo dall'armadio i maglioni che appartenevano a Lorenzo; devo liberarmi dei ricordi.
Dopo aver passato un'oretta a disfarmi delle cose che non volevo più, scendo le scale per andare a cenare.

<<Acacia, sei strana. Tutto bene?>> Chiede gentilmente mia madre, riempiendomi il piatto con dell'arrosto.
<<Si. Tutto a posto, grazie. Dov'è Zoe?>>
<<L'abbiamo chiamata questo pomeriggio, a noi non ha detto niente ma ha detto che ti avrebbe chiamata per avvisarti dei suoi programmi... Non sai niente?>> Chiede mio padre, agitandosi.
<<Magari mi ha scritto, ma non ho letto. Ero impegnata.- rispondo guardando le notifiche - Ecco, infatti mi ha scritto. Rimane a casa di Beth.>>
I miei genitori tirano un sospiro di sollievo, e iniziamo a mangiare.

<<Sarebbe un problema per voi, se mi trasferissi dalla nonna per l'estate?>> Interrompo il silenzio.
<<Perché dovresti?>> Chiede mia madre.
<<Non voglio stare qui, semplice. Voglio cambiare.>>
<<Stavamo organizzando una vacanza stupenda. Ci hai fatto dannare per trovare una meta che andasse bene a tutti, soprattutto a te, e ora non vuoi venire?>> Risponde mio padre.
<<Ho detto che voglio andare dalla nonna. Non voglio stare qui. Non voglio stare insieme a voi.>> Ribatto, alzandomi prepotentemente dalla sedia e dirigendomi in camera.
<<Tu, signorina, la devi smettere di atteggiarti così con i tuoi genitori! Lo sai che non sopportiamo i tuoi gesti ribelli, se così possiamo definirli, anche se sono solo dei capricci! Finiscila!>> Mi urla dietro mia madre.

Avrò anche un brutto atteggiamento, ma non mi interessa.
Sono sempre stata trattata male, al primo posto c'è sempre stato il benessere di Zoe: "Dov'è Zoe? Come sta? Come va a scuola? Sicuramente bene, a differenza di Acacia."

Mi chiudo la porta alle spalle facendola sbattere forte, mi butto sul letto e le lacrime non tardano ad arrivare.

Non ne posso più.

Good Girl,Bad Boy. /Lorenzo PaggiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora