Prologo

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Otto anni prima

"Josh fermati sei troppo veloce" urló.
"Sei tu ad essere estremamente lenta, muoviti" esclamò ridendo il bambino.
Erano ore che stavano giocando nel parco sotto casa, era una giornata perfetta per rincorrersi. Le foglie stavano lasciando i rami e il caldo stava pian piano sparendo. I due bambini stavano giocando spensierati. La bambina rincorreva snervata il suo amico che correva a più non posso. Ad un certo punto il ragazzino inciampò e finì in un mucchio di foglie rosse e gialle, la bambina gli saltó addosso!
" Aia" esclamò.
" così impari a correre veloce" disse la bambina rotolandosi su di lui.
" non è colpa mia! Sei lentissima!" La prese in giro iniziando a ridere. Allora cominció una battaglia all'ultimo sangue con faglie e ramoscelli, erba e sabbia.
" Nat venite,la cena è pronta"  urló la signora Tomnson dalla finestra. I due amici raccolsero tutte le loro cose e corsero a casa.

***

" Josh tesoro sono arrivati i tuoi genitori" disse la mamma di Nat entrando nella stanza della figlia. Era da un po' di mesi che i due ragazzi si vedevano sempre. I genitori di Josh erano molto impegnati e lasciavano il ragazzino ai Tomnson per la giornata.
" Grazie ora vado" disse il bambino raggiante.
" ci vediamo domani, vero?" supplicò Nat. Non si capiva ancora il motivo di questa paura che il suo amico se ne andasse per non tornare. Ogni volta che si separavano lei diventava triste come se gli mancasse qualcosa, un pezzo  del corpo, ma non l'avrebbe mai detto a nessuno, era troppo orgogliosa.
" promesso?" Chiese ancora ansiosa di una risposta.
" promesso!" rispose schietto Josh ignaro delle paure dell'amica.

Le macchine andavano veloci e Josh ascoltava i suoi genitori parlare di lavoro, li ascoltava anche se non ci capiva nulla, ma d'altronde cosa può capirci un bambino di nove anni di politica... Nulla. Gli piaceva sentire le loro voci.
Dal nulla venne accecato da una luce bianchissima, sentì un urlo assordante e poi cadde nel buio....

Quando Joch riaprì gli occhi non era più sul sedile posteriore dell'auto e i suoi genitori non parlavano più davanti a lui. Si trovava in un letto bianco in una stanza vuota. La porta si aprì ed entró una signora con un camice azzurro, si avvicinó al suo letto e con voce gentile disse:
" Ciao Josh, come ti senti? Sono l'infermiera Ferber. Siamo in ospedale. Sai perchè siamo in ospedale?"
" una luce bianca c'è arrivata addosso, poi non ricordo niente!" Esclamó il bambino. Poi guardandosi attorno chiese
"Dove sono i miei genitori? Dove li ha portati la luce?"
" vado a chiamare il dottore ,lui ti spiegherà tutto" detto questo l'infermiera uscì dalla stanza in cerca del dottore.

" Josh, tesoro svegliati!"
Josh apri gli occhi e si trovó davanti la signora Tomnson con gli occhi arrossati e la coda sfatta, subito si chiese come mai sia così trasandata ma la risposta a questa domanda non tardó ad arrivare...
" Tesoro dobbiamo parlare di una cosa spiacevole." Si sedette sulla poltrona e gli prese la piccola mano nelle sue.
"Cosa ricordi di ieri sera? Ricordi cosa sia successo?"
Josh scosse la testa perché le cose che ricordava non avevano senso.
" eravate in auto e stavate tornando a casa quando un'auto  impazzita vi è arrivata addosso e avete fatto un incidente molto grave..." Prese un grande respiro e si asciugò una lacrima.
" Siete stati subito portati qui. Tu non eri molto grave quindi ti hanno semplicemente fatto dei controlli, hai rotto qualche ossicino ma nulla di incurabile. Ma i tuoi genitori erano molto molto gravi. Sono stati operati ma era troppo tardi e non ce l'hanno fatta." Concluse il su discorso e il silenzio caló nella stanzetta.
"Ora dove sono?"
" sono in un posto migliore, un posto da dove possono badare sempre a te anche se tu non li vedrai." Disse con dolcezza .
" mai più?" Ora Josh stava piangendo.
" verrà un giorno  che li rivedrai ma manca ancora tanto ....tanto tempo" lo abbracciò la signora Tomnson.
"Ora con chi staró?"
"Nonna Janett e nonna Scarlet ti prenderanno con loro in città. Dopo il funerale ti trasferirai da loro. Ma ora pensa a dormire, io saró qui" gli diede un dolce bacio sulla testa come se al suo posto ci fosse Nat, solo che Nat aveva ancora lei,la sua mamma e il suo papà ,invece lui era appena diventato orfano.

***

"Non è un addio, è un arrivederci."

C'era scritto questa frase sulla tomba dei suoi genitori. Ora la stava fissando, tutti quanti erano andati via lasciandolo da solo a fissare il sorriso della madre e gli occhi del padre. Beh non tutti .Nat era rimasta e gli stringeva la mano, gliel'aveva presa quando stava piangendo sulla tomba del padre e della mamma e non l'aveva più staccata. In fondo Nat c'era sempre! Non parlavano ,erano immersi nei pensieri, due bambini di nove e otto anni che fissavano una lapide con delle scritte sopra in attesa del domani.

Le nonne di Josh abitavano a un'ora d'auto, in centro città in una bella casa con un grande giardino. Prima di partire per la sua nuova casa Josh aveva salutato Nat e le aveva promesso che si sarebbero rivisti, molto spesso.
Per un po' di tempo Josh tornava da lei, ma col passare degli anni i due piano piano si separarono fino a perdersi del tutto.

Nat restó sola, il suo unico amico era andato via.
Non aveva nessuno a parte i suoi genitori, quindi la bambina si chiuse in se stessa, parlava poco e i sorrisi finirono.
Ogni giorno andava al parco e guardava le nuvole, le foglie e pensava mentre ripensava alle risate e immaginava cosa stesse facendo Josh e si chiedeva se lui fosse felice. Gli anni passarono ma le cose non cambiarono... Lui non tornò.

Angolo autrice
Ciao a tutti, grazie di aver cominciato a leggere la mia storia!!! Spero che vi piaccia!
È la prima volta che scrivo una storia non sono così brava! Grazie mille, se volete commentate. (magari mi potete dare consigli!)
Al prossimo capitolo!
Sara❤️

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