Ciao Ran...

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Il ragazzo avanzò lentamente per la strada deserta portando in mano un mazzo di rose del suo colore preferito, il rosso.

Quel giorno l'avrebbe rivista, finalmente. Ai gli aveva dato dopo ormai molto tempo l'antidoto sperimentato da lei stessa per tornare adulto per sempre.

Forse però era tardi per presentarsi da lei. Lui, in quanto le era sempre rimasto accanto, sapeva quanto lei avesse sofferto a causa sua.

Molte volte si era chiesto se la cosa giusta fosse stata dirle la verità, su di lui, su Shiho, sull'organizzazione... ma mille altri pensieri gli si accumulavano in testa impedendogli di riflettere sul da farsi.

Ciò non era assolutamente da lui. Era conosciuto come il mitico detective Shinichi Kudo, freddo e razionale come il suo eroe Sherlock Holmes, personaggio ideato da Arthur Conan Doyle, celebre scrittore dal quale prese il nome per la sua falsa identità, quella di Conan Edogawa.

Era infallibile nel riflettere e nel risolvere casi, ma ora aveva perso, probabilmente definitivamente quel "potere".

Anche in quel momento altri mille pensieri gli attraversavano la mente, rendendolo confuso e ricolmo di ansia e preoccupazioni.

Al centro c'era sicuramente l'agitazione per il fatto che forse era troppo tardi...

Non si sa con quale coraggio andò da lei. Oltre al mazzo di rose portava in mano anche una fotografia: essa ritraeva lui e lei il giorno in cui lui la abbondonò, al Tropical Land, per seguire quei criminali, che ora erano stati sconfitti definitivamente.

Di ciò tutti ne erano stati felici, Ai soprattutto, e all'inizio anche lui... sembrava che tutto stesse prendendo una bella piega... sembrava tutto troppo bello. Sembrava.

Nel suo futuro ideale c'era sicuramente lei insieme a lui.

Continuava a ripetersi che la causa della sua estrema sofferenza era dovuta solo a lui, si sentiva colpevole, e forse effettivamente lo era.

Dopo circa venti minuti arrivò da lei. Prese un bel respiro e varcò la soglia di quella che ormai era la sua nuova casa, altrettanto deserta, il cimitero...

Esatto. L'estrema sofferenza l'aveva portata a compiere il gesto estremo di suicidarsi.

Disse addio a sogni, passioni, amici, familiari per causa sua.

Si sentiva nient'altro che un assassino. Tutti lo ritenevano così... un tempo lui li arrestava e ora si era sporcato di un crimine orribile...

Nessuno voleva più guardarlo in faccia e lui non riusciva a guardare nessuno.

Heiji, Sonoko e gli altri provavano a dirgli che non era colpa sua, pensando però allo stesso tempo il contrario e trattandolo male malgrado non volessero.

Si sentiva malissimo. Aveva perso lei, quindi aveva perso tutto. Era la sua luce, il suo appoggio, punto di riferimento, il motivo per restare e andare avanti... e ora che non c'era più non sapeva proprio che cosa farsene della vita.

Non riusciva nemmeno più a fare il detective quindi a che serviva vivere?

Non aveva più amici quindi a che serviva restare solo?

Al suo funerale non si era presentato, non aveva avuto né il coraggio né le forze per farlo. E ora che aveva accumulato il briciolo del coraggio che gli era rimasto era andato lì.

Non riusciva nemmeno più a guardare la foto di Ran sopra la tomba...

Dopo un po' che rimase lì in silenzio a posare i fiori accanto ad essa la osservò con un altro dei suoi piccoli bricioli di coraggio.

Avevano scelto una delle sue immagini più belle, sorrideva con una semplicità che lo faceva innamorare ancora di più, aveva quegli splendidi capelli, quegli occhi meravigliosi.

Però quel sorriso gli sembrava estremamente finto e forzato... riusciva a leggere il dolore nei duoi occhi.

Le rivolse la parola con l'ennesimo briciolo.

《Ciao Ran... c-come stai? È un po' che non ci si vede... non sei contenta? Sono tornato.》

La foto si fece sempre meno nitida, la vista di Shinichi non riusciva a metterla a fuoco, la vedeva sfocata... tutto a causa della lacrime che iniziarono inesorabilmente a scendergli sulle guance.

Avrebbe voluto dirle tante di quelle cose... che anche lei gli mancava, voleva parlarle del suo futuro, dirle la verità ma tra i singhiozzi l'unica cosa che riuscì a balbettare fu un "Perdonami..." seguito da altre lacrime e altri singhiozzi che si facevano sempre più forti.

《P-perché? Perché...? Ran...》

Ad un tratto sentì una mano toccargli la spalla, si girò e non vide nessuno.
Poi si sentì abbracciare ma non vide ancora nessuno dietro di lui.
Infine sentì un lieve bacio sulla guancia e una lacrima sul viso, che però non era sua. Ancora nessuno.

Riuscì di nuovo a vedere la foto di Ran. Stavolta il suo sorriso gli sembrava cambiato.

Era reale. Era spontaneo e allegro... la sofferenza impressa nei suoi occhi era sparita... tanta fu la felicità che gli misero nel cuore quelle labbra che ricominciò a piangere però sorridendo.

L'aveva perdonato. E questo per lui era l'importante.

《Ran... ti prometto che non ti abbandonero mai. Qualunque cosa accada. Nemmeno la morte ci separerà.》

Detto ciò diede un bacio alla foto e le sorrise, poi si allontanò con il cuore molto più leggero di prima.

In città si sentiva visto diversamente... che gli sguardi tristi e gli insulti fossero stati solo frutto della sua immaginazione?

Ciò non gli importò più di tanto.

Con il passare del tempo tutti iniziarono a riprendersi, chi più chi meno, ma ciò non voleva dire che l'avevano dimenticata anzi ne parlavano spesso, ma con meno sofferenza, perché si ricordarono che un tempo lei disse loro di non smettere mai di sorridere.

Chissà se lo diceva realmente o con dolore, ma tutti continuarono a farlo.

Avevano tanto da imparare da quella dolcissima ragazza. E avevano appena iniziato.

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Spazio autrice

Ok non so perché mi sono messa a scrivere questa one-shot... ^-^'''

Mi era venuta in mente questa idea tristosa e allegra allo stesso tempo e ho deciso di scriverla.

Se vi piace magari poi ne posto altre. ^_- ♡

A presto, Anna ♡




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