Capitolo 1

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SURNATUREL.

Written by: Chiara & Monica.
SERVAME16

Incubi dopo incubi mi tormentavano durante la notte e non mi davano tregua neanche il giorno

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Incubi dopo incubi mi tormentavano durante la notte e non mi davano tregua neanche il giorno. Una specie di dono -se così si può chiamare- era nato in me, all'incirca quando avevo cinque anni.

Potevo prevedere la morte di persone anche a km di distanza, la morte di ogni singolo vivente su questo mondo e questo era ciò che mi tormentava da quando ero solamente una bambina .

Sono passati ben dodici anni e ciò non è ancora cambiato, ho imparato a controllare le mie visione, mi sono fatta forza imparando a convivere con ciò.

Il passato sfrecciava dietro le mie spalle alla velocità della luce, stavo abbandonando la mia famiglia e tutto ciò che conoscevo o meglio, credevo di conoscere fino a quel momento.

Il controllore stava passando per le varie cabine e quando arrivò alla mia, aprendo la piccola porta scorrevole, mi affrettai ad aprire la borsa e ad afferrare il mio biglietto.

Dopo che l'uomo si accertò che fosse tutto a posto mi ridiede il biglietto e andò via, passando dunque per le altre cabine.

Mi girai e continuai a fare ciò che stavo facendo prima dell'interruzione dell'uomo. I miei occhi scorrevano veloci sopra le righe delle pagine ormai ingiallite del libro che avevo comprato molto tempo fa': "Orgoglio e Pregiudizio".

Mi appassionava il romanticismo di quell'epoca, era così lineare, come doveva essere dopo tutto.

Riconoscendo di essere quasi vicina a destinazione, chiusi il libro e lo riposi con cura dentro la borsa. Nizza non era solo la capitale delle Costa Azzurra: era la quinta città più grande della Francia, con un'impressionante scenario architettonico.

Si trovava a breve distanza da Montecarlo, da Cannes e da Grasse che era il centro industriale dei famosi profumi francese.

Ovviamente nessuna città è come Parigi, la mia amata e dolce Parigi.

La mia vita cominciava nella dolce città dell'amore. Amore per tutti tranne per me. Abbandonata a soli tre mesi dietro una porta di un orfanotrofio. Fortunatamente trovai Hélèn e Christophe Thorne, o meglio loro trovarono me, facendomi entrare nelle loro vite e portandomi via dal quel posto terribile.

Solo quando avevo più o meno dieci anni mi avevano confessato il tutto. Mi avevano ritenuto abbastanza intelligente e forte per sostenere il colpo. Se fossero preoccupati? Bhe, sì ma non potevano nascondere la mia storia e la mia vera natura.

Ero contenta così perché non potevo desiderare genitori migliori!

Il tremolio del treno si fermò e finalmente ero arrivata a destinazione. Mi alzai, sistemai la tracolla sulla spalla e mi allungai prendendo così le due mie valigie poste sopra i sedili in un piccolo porta bagagli.

Erano abbastanza pesanti e per poco non inciampavo nei miei stessi piedi mentre uscivo dalla cabina, non mi ritenevo una ragazza molto stabile.

Percorrendo lo stretto corridoio raggiunsi l'uscita del treno. Scesi le scale sballottando le valigie di qua e di là. L'aria era fresca e leggermente pungente, grosse nuvole cariche d'acqua si avvicinavano alla città portando con sé anche qualche folata di vento.

Mi affrettai dunque a cercare l'uscita, la lettera che avevo ricevuto diverse settimane prima, mi informava che al mio arrivo a Nizza, avrei trovato qualcuno che mi conducesse al College.

Uscì dalla stazione e iniziai a scrutare attentamente tutti i vari foglietti con diversi cognomi che alcuni uomini tenevano davanti al petto. Alla fine riuscì a scorgere il mio cognome, dunque mi avvicinai trascinando dietro di me le valigie, raggiungendo l'uomo vestito di tutto punto.

《Ahm, Salve. 》

Dissi accennando un sorriso timido. L'uomo accartocciò il foglietto e lo posò dentro la tasca dei suoi pantaloni.

Non accennò a dire nulla, il suo volto serio, si limitò solamente a prendere le mie valigie e iniziare a camminare verso un auto scura e con i vetri oscurati. Io rimasi lì, a fissarlo, per poi fare una smorfia.

《Ma quant'è simpatico!》

mormorai, guardandomi appena intorno seguendolo e tenendo la mia amata tracolla stretta al corpo. Dove ti stai cacciando, Bella?!

Intervenne il mio subconscio, rimproverandomi, mentre l'uomo apriva al mio posto lo sportello anteriore dell'auto. Accennai uno dei miei sorrisi migliori come per ringraziarlo e salì dentro l'auto -visibilmente costosa- che profumava di pulito.

L'uomo salì in auto, mise in moto quest'ultima ed uscì dal parcheggio, sfrecciando sull'asfalto tra gli altri veicoli.

Mi misi comoda e come avevo fatto precedentemente sul treno inizia a godermi il breve viaggio. Diversi minuti dopo l'auto iniziò a rallentare fino a fermarsi del tutto, dunque mi raddrizzai e quando stavo per aprire la portiera, l'uomo mi precedette aprendola per me.

Scesi dall'auto e sorrisi.

《La ringrazio!》

Esclamai spostandomi appena così da permettergli di chiudere la portiera. Lo seguì fino al retro dell'auto dove aprì il portabagagli e prese le mie valigie. Afferrai il manico di quest'ultime e le trascinai lasciando però lo sguardo sull'uomo che risaliva sull'auto e andava velocemente via.

Mi girai quando un imponente struttura si innalzava dietro un enorme cancello che in un primo momento non avevo notato.

Sgranai gli occhi notando che la foto che avevo ricevuto insieme alla lettera raffigurava proprio questa struttura. Una miriade di scale con imponenti corrimano spennellati in oro portavano ad un enorme portone.

Decisi così di avvicinarmi, poggiai entrambe le mani sul cancello e con tutta la forza che avevo in corpo lo aprì. Quando notai che il cancello andava aprendosi da solo afferrai le mie valigie e iniziai a percorrere quel lungo viale di ciottoli, circondato dal verde, che portava alla scale.

《Guarda, mamma! Dove va quella signora?》

Sentì la voce squillante di un bambino venire verso di me. Mi fermai lentamente a metà strada ancora sbalordita dalla bellezza del College e mi girai guardando la scena. Il bambino mi indicava e la madre mi guardava con aria interrogativa.

《Sssh, non si indicano le persone! 》

Lo rimproverò la donna, poi scosse appena la testa e afferrando la mano del bambino andò via velocemente.

Li seguì con lo sguardo, confusa dalle loro occhiate. Attraversai il vialetto, raggiungendo le numerose scale che portavano alle pesanti porte d'ingresso. Poggiai le valigie ai lati delle mie gambe e bussai appena, rendendomi subito conto che nessuno mi avrebbe sentito.

Lentamente alzai le mie braccia e poggiai le mani sulle porte sentendo l'energia attraversarmi. Tirai un sospiro, ad occhi chiusi. La mia nuova vita, iniziava adesso!

Surnaturel. /t.h (Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora