Capitolo 3

206 26 1
                                    

Solo dopo un paio d'ore realizzai che scappare verso il bosco non era stata una buonissima idea.
Sorpassai un ruscello saltellando su alcune pietre per poi continuare a camminare, senza una meta precisa.
Avrei potuto seguire il ruscello, mi avrebbe portato al villaggio, ma avevo deciso che in quel posto non ci avrei mai messo piede.
Era da anni che la gente perdeva la vita per mano di un killer sconosciuto, tanto che ormai nessuno abitava piú lí, tutti erano fuggiti.
Poi, avevo sentito di uno strano particolare su quelle uccisioni: alla maggior parte delle vittime il killer asportava i reni.
Continuai a camminare per diverse ore, fino a che non mi sedetti per terra, appoggiando la schiena ad un albero.
Avvicinai le gambe al petto e guardai il mio polso destro, in cui era avvolto un bracciale plastificato.
Sopra c'era scritto il numero della mia camera al manicomio, la 42, e il mio nome.
- Dovresti togliertelo, Cath... ormai non fai piú parte di quella prigione!- esclamó Leslie, senza peró uscire allo scoperto.
Ci pensai un pó su, poi portai il bracciale alla bocca e inizia a morderlo con forza, cercando di strapparlo via.
Il bracciale mi graffiava la pelle e un paio di morsi presero anche la mia carne, ma non ci feci molto caso.
Volevo solo strapparmi di dosso l'ultima cosa che mi legava al posto che mi aveva tenuta prigioniera per dieci lunghi anni.
Tanto feci che riuscii a staccarlo, prendendolo con l'altra mano e lanciandolo via con un urlo di liberazione.
Guardai il mio polso, ormai rosso e graffiato, dai cui usciva qualche goccia di sangue dalla parte superiore per colpa dei morsi.
Mi alzai e il mio stomaco inizió a brontolare.
L'ora di pranzo era passata da un pezzo e il mio corpo, dopo ore ininterrotte di corsa e camminata, non poteva accontentarsi solo dell'acqua presa al ruscello.
Mi guardai intorno, cercando disperatamente qualcosa da mettere sotto ai denti.
Come era ovvio, non trovai nulla, in quel bosco c'erano solo muschio e alberi.
Anche gli animali scarseggiavano a quanto pare, visto che non aveva incontrato nemmeno un volatile nel cammino.
Ripresi a vagare per un pò, cercando di orientarmi con il sole, senza ottenere molti risultati.
Poi da lontano, lo vidi.
Un piccolo cespuglio di more.
Mi ci precipitai addosso, iniziando a raccogliere e mangiare avidamente i frutti scuri.
Non mi ci volle molto a finirli, ritrovandomi di nuovo senza nulla per le mani.
Decisi di accontentarmi, probabilmente quello non era il mio giorno fortunato.
Appena vidi il sole calare decisi di trovare un posto riparato per la notte, ma mi allarmai quando ritrovai di nuovo il ruscello sul mio cammino.
Avevo solo girato in tondo tutto il tempo?
"No, non penso... forse é il ruscello che circonda la foresta" pensai, cercando di non darmi per vinta.
Mi avvicinai e riempii il mio stomaco di acqua, unica cosa a disposizione, e decisi di stabilirmi nella radura accanto al corso d'acqua.
Stanca com'ero, mi addormentai appena la prima stella fece capolino nel cielo.

- Catherine? Su, svegliati-
Aprii gli occhi lentamente, ritrovandomi davanti Leslie che mi osservava con uno dei suoi sorrisi.
Mi veniva sempre a trovare in sogno... ma non era quasi mai piacevole stare li con lei.
- Oggi é stata dura, eh Cath?- mi chiese, sedendosi davanti a me.
Anche io mi misi seduta, tenendo lo sguardo basso.
- Voglio tornare a casa...- dissi, tenendo la voce bassa.
- Ormai una casa non ce l'hai piú, amica mia- rispose Leslie, inclinando appena la testa.
- Se solo non avessi ucciso il dottor Smith...-
- Hai fatto bene a farlo fuori... ma dimmi, non ti sei sentita bene dopo? -
- Beh, un pó...-
- Ti assicuro che uccidere è divertente, se lo sai fare bene-
- Non voglio uccidere più nessuno-
- Oh, come vuoi tu... però forse é il momento che tu ti svegli! C'é qualcuno, la fuori!-
Appena finí la frase io aprii gli occhi, alzandomi di scatto.
Mi guardai intorno, e solo in quel momento vidi una luce in lontananza e del fumo che saliva tra gli alberi.
"Se c'è del fuoco... c'é qualcuno!"
Iniziai a camminare verso la luce, ma appena riuscii a scorgere da lontano una casa in legno mi bloccai.
Da essa stava uscendo un uomo... anzi, chiamarlo uomo era troppo, perché il suo aspetto non era umano.
Aveva la pelle di un grigio fumo, gli occhi cavati da cui colava una sostanza nera, un ghigno spaventoso e per completare l'opera... un ascia ben affilata in mano.
Mi nascosi dietro un albero, rannicchiandomi piú che potevo in mezzo ad alcuni cespugli... e pregai che non mi avesse ne visto ne sentito.

Madness //Eyeless Jack//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora