2. Mary Jane

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Seduta, anzi, buttata, su una poltrona sfondata, in gruppo con degli amici, se così si potevano chiamare. Tra le labbra sorridenti una sigaretta accesa, una bottiglia vuota ai suoi piedi. Si divertiva? Bene, anche Jimmy si sarebbe divertito con lei. I loro occhi si incrociarono. In quelli della ragazza passò un'ombra, ma lei continuò a far finta di nulla. Davvero sperava l'avrebbe lasciata in pace? Ma credeva veramente che quello che era successo fosse già stato messo da parte? Ma si sbagliava, oh come si sbagliava!

Si avvicinò al gruppo senza fiatare. Le risate si spensero come la fiamma di una candela consumata, lasciando posto ad un mormorio generale. Solo lei taceva, fissandolo spaventata. Un cenno della testa fu il tacito invito a seguirlo. Non aveva nulla da dirgli in propria difesa, sapeva di essere colpevole e si consegnava al giudice. Conoscendola non avrebbe parlato fino a quando non sarebbe stata sola con lui. La ragazza buttò a terra la sigaretta; il piede esperto l'aveva schiacciata quasi prima che toccasse il suolo. Ormai quel gesto doveva essere un'abitudine per lei. Trovarono finalmente un posto abbastanza appartato per chiacchierare, o litigare, in pace.

- Jimmy ... - fu solo un sussurro. Un sussurro che poteva significare molte cose. Forse voleva scusarsi, dire che non era come sembrava, oppure voleva ammettere tutto, ma dubitava che fosse capace di una cosa simile. In ogni caso decise di prendere lui le redini della conversazione, prima che lei potesse parlare.

- Mary Jane. Ma quanto tempo - un'ironia rabbiosa, pronta ad esplodere.

- Cosa vuoi da me? Non credo tu mi voglia solo salutare dopo essere scomparso per una settimana - tentava di imporre sicurezza nella voce, ma gli occhi tradivano l'indecisione della ragazza.

- Non ero scomparso - ringhiò - se solo voi cani bastardi foste venuti a cercarmi mi avreste trovato! Ma a quanto pare a nessuno interessa di me ... O sbaglio? - con un gesto fulmineo prese la ragazza per le braccia e la placcò contro il muro. Si avvicinò fino a quando i loro fiati si mescolarono in un insieme di alcool, fumo e sentimenti sull'orlo di scoppiare.

- Ti ho visto con lui - sibilò, solleticandole l'orecchio.

- Chi? Con chi mi hai visto? - ostentava indifferenza, ma dentro di sé il terrore aveva il sopravvento.

- Non mentire a me! Non mentirmi, cazzo! - urlò Jimmy, in uno sfogo di rabbia e frustrazione.

- Cosa vuoi da me? Tanto lo sai. Sai perfettamente cosa faccio con lui.

- Ah, sì? Allora dimmi: cos'ero io per te? Cosa cazzo ero io per te?

- Un amico. Qualcuno che amavo - fece una pausa, trattenendo persino il fiato - una memoria.

A quelle parole Jimmy sbiancò e sgranò gli occhi. La morsa in cui bloccava Mary Jane si affievolì, per poi diventare più forte di prima.

- Sai una cosa? Io non ti amo. Non sei più nulla per me. Nemmeno una memoria. Sparisci dalla mia vita, Mary Jane! - la lasciò con uno spintone. Poco mancava che le facesse sbattere la testa sul muro contro cui si era accasciata. Inerme, stava lì, nessuna emozione negli occhi che fissavano, probabilmente per l'ultima volta, i tatuaggi del ragazzo. Quel ragazzo che correva lontano mentre nessuno si curava di lui. Molte paia di occhi che vedevano ma tacevano. Occhi che non riuscivano a superare quel sottile velo tra la visione superficiale e reale. Lui era solo. E da solo correva lontano. Lontano da quel posto che chiamava "casa".

Improvvisamente si fermò, come se avesse dimenticato qualcosa. Non voleva andarsene da codardo. Lui voleva lasciare un segno. Fece qualche passo indietro, prese fiato, ed urlò.

- Cari amati, state ascoltando? Non ho sentito una parola di quello che mi avete detto. Nessuno è perfetto, eppure mi avete accusato. Voi credete in molti ideali, ma non in me. E questo è tutto quello che ho da dire.

E se andò da tutto quello, che ormai gli stava stretto.


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