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Caro Diario, 

è iniziato un altro giorno ed io non so più che inventarmi per convincere mia madre del fatto che io stia bene. Già so che oggi farà le sue solite lamentele per i troppi pezzi di carta sparsi per casa. Ma che devo farci? è l'unico modo che ho per comunicare con lei e si arrabbia pure. Valla a capire... Oggi ho le solite ore ai corsi: letteratura inglese, biologia e informatica. Spero solo che la mummia che crede di spiegarci informatica sia assente: non ho voglia di programmare ancora oggi, mi sono bastate le due pallosissime ore di ieri. 

<Madison veloce a vestirti che il pullman non aspetta te>.

Ecco mia madre, puntuale come un orologio svizzero. Si preoccupa troppo per me, fin troppo per i miei gusti e a volte esagera talmente tanto da farmela odiare. Voglio bene a mia madre, ma sono grande cavolo: ho 19 anni, la patente, la mia carta di credito personale (questo perchè ho dei nonni super ricchi che sono convinti del fatto che i miei non mi danno abbastanza soldi, bah...), la mia auto (regalata sempre dai miei nonni) e addirittura una casa tutta mia se gli affari del nonno vanno bene! Cosa si può volere di più dalla vita?!

Mentre la mia mente pensava tutte queste cose, io nel frattempo mi sono preparata per uscire. Il pullman passa tra 10 minuti e non posso assolutamente perderlo siccome la macchina è dal meccanico. 

L'università in cui vado non è molto lontana da casa, ma con l'autobus ci impiego quasi mezz'ora ad arrivare, per cui devo per forza prenderlo presto. 

Infilo le mie cuffie nelle orecchie mentre mi dirigo alla fermata e attendo con ansia che il vascello mi porti al mio inferno, noto come "informatica".

C'è troppa gente a bordo: chi ascolta musica, chi parla col vicino, chi gioca al telefono, chi mangia la sua colazione, e poi ci sono io, che guardo fuori dal finestrino e faccio il conto alla rovescia dei minuti che mancano per arrivare a destinazione. 

Finalmente sono arrivata, non vedo l'ora di arrivare all'enorme cancellata per raggiungere Emily, la mia migliore amica. Siamo totalmente differenti l'una dall'altra, ma è per questo che ci completiamo alla perfezione: lei rossa con gli occhi verdi e io mora con gli occhi azzurro ghiaccio, lei una stangona di 1 metro e 73 ed io una nana di 1 metro e 60, lei fa parte delle cheerlider con un corpo da favola ed io sembro più ad una delle vecchie che lavora nella biblioteca accanto casa, tanto per intenderci. Ci conosciamo dal liceo, eravamo e siamo tutt'ora inseparabili e le voglio un bene dell'anima. La considero come una sorella: sa capirmi in ogni singola mia espressione e ce ne vuole per farlo! 

Mi avvicino a lei rivolgendole un sorriso e salutandola con la mano, pronta che da un momento all'altro esploda per le troppe cose che avrà sicuramente da dirmi. Già lo so.

<Madisooooon!> "Aih mi stai facendo male scema!" 

Finalmente mi libera dal suo abbraccio e riparte alla carica: <Allora da cosa incomincio?! Cavolo non mi ricordo niente di quello che ho studiato! Sto andando nel panico Mad! Quella sicuramente lo farà apposta e mi boccerà in chimica. Ho studiato tutta notte e non ho chiuso occhio per colpa dei quattro caffè che ho bevuto per rimanere sveglia. E queste sono le conseguenze!!> 

Mi indica le brutte occhiaie poste sotto i suoi occhi e non mi rimane altro che usare l'arma segreta, cioè l'unica possibilità che ho per scappare letteralmente da lei e raggiungere la prima lezione: mi avvicino per abbracciarla, le lascio un bacio veloce sulla sua guancia e batto in ritirata. Scappo da lei, è l'unico modo che ha per stare zitta e concentrarsi al massimo, poi so che mi griderà dietro per averlo fatto, ma almeno passerà l'esame ed io non mi dovrò subire i suoi soliti tre giorni di pianti senza sosta. 

<Medison me la paghi!> 

La sento ridere mentre mi grida dietro, un buon segno. 

Finalmente entro nell'aula 23, il laboratorio della mia "adorata" informatica e cerco velocemente una postazione libera: accanto alla finestra, perfetto. 

Estraggo dalla mia borsa la chiavetta su cui ho salvato il programma che sto creando e la inserisco nella porta USB del computer. 

Sono così concentrata a rileggere tutto il lavoro che ho fatto fino adesso che mi spavento come un pesce palla quando vedo la sedia accanto a me spostarsi e far apparire così nella mia visuale la figura di...

Parole Non DetteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora