Capitolo 2

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A quanto pare attraversai un periodo di sfortuna nera, infatti...

Io e mia madre tornammo a casa, avevo finalmente appreso l'accaduto e compreso i pianti isterici della donna che mi aveva messa alla luce.
C'era solo una cosa che volevo in quel momento, ovvero rivedere Aiden e raccontargli tutto nei minimi dettagli, lui mi capiva meglio di chiunque altro.
Ciò nonostante decisi di attendere un po' così che le acque si potessero calmare...


8 Giugno 2009

Salii le cale fulminea e mi chiusi in camera, poi agguantai la cornetta e mi buttai sul letto.
Erano successe un sacco di cose dall'ultima volta che avevo sentito Aiden, dovevo parlargli e vederlo..mi mancava..

Bip
Bip
Bip
Famiglia Monroe: Ciao siamo Aiden, Teresa e Cris, al momento siamo occupati, richiamaci più tardi

A quanto pare non c'era nessuno in casa...così decisi di chiamarlo sul suo cellulare...

X:pronto.
Io:Aiden? Sono io Annabel, devo parlarti, ci possiamo vedere?...

Quella volta la risposta di Aiden si fece attendere più del solito.

A:a questo proposito..anch'io dovrei parlarti..ma..ecco...
Io:okay vengo da te, non c'è problema
A:veramente...

Ma non seppi mai cosa stava per dirmi, attaccai prima che potesse finire la frase e tutta baldanzosa ri-scesi le scale e corsi in cortile a prendere la mia bici.

Mamma e papà avevano deciso di regalarmela per gli undici anni, promettendomi che l'anno successivo avrei potuto avere un cellulare, del quale non vidi l'ombra fino ai tredici...

Sfrecciavo a tutta birra per le strade si Seattle, non vedevo l'ora di poter abbracciare il mio migliore amico e ridere con lui...
Quando finalmente giunsi davanti a casa sua la visuale che mi si presentava era spaventosa..
Era tutto normale, la porta, le finestre, persino il nanetto da giardino era al suo posto ma...proprio lì...proprio al centro del vialetto c'era un cartello...l'incubo di tutti i migliori amici...
Il cartello diceva: SOLD OUT

Non starò a raccontarvi ogni singolo minuto di quella giornata, né di quelle a venire, credo che possiate immaginarvele da soli...

23 Ottobre 2012

Questo giorno lo considero uno dei più importanti della mia vita, anche tutt'ora. Il giorno che conobbi l'unica persona che fu in grado di tirarmi fuori dalla mia semidepressione, Piper.

Me ne stavo seduta da sola in mensa come quasi tutti i giorni da quando Aiden se ne era andato, quando udii delle grida provenire dal banco del dessert.
P:coooosa?! Potrebbe ripetere?
Sig.ra-Mensa:beh non mi sembra ci sia molto da capire ragazza mia, il dessert è finito.
P:vorrà scherzare vero? Ci saranno si e no 950 ragazzi in questa mensa, di cui 100 allergici ai latticini, 50 ragazze a dieta stretta, 600 persone schizzinose che non si avvicinano nemmeno alla mensa e 200 vegani super naturalisti che vanno a comprarsi il pranzo dall'ortolano! E lei vorrebbe farmi credere che il dolce è finito?!
Sig.ra-Mensa:se lo desidera così tanto puo sempre andarlo a raccattare dalla pattumiera, perchè sa, ha dimenticato quei 950 che sprecano una quantità micidiale di cibo, di qualsiasi categoria loro facciano parte si sentono comunque in dovere di gettare e gettare...

La donna dietro al bancone sembrava davvero esausta, in effetti il 30% delle volte io facevo parte della categoria dei gettatori...
Poi un lampo di genio, guardai il mio vassoio e presi il piatto che non avevo ancora toccato, mi diressi a passo deciso verso le due leticanti e porsi gentilmente la fetta di dolce alla ragazza.
Io:tieni, tanto io non lo mangio, sono sazia..
Lei mi scrutò attentamente, e poi spostò lo sguardo sulla torta nella mia mano, quindi si protese a prendere il piatto.
P:grazie, com'è che ti chiami?
Io:Annabel..
Si mise in bocca una chiucchiaiata del dessert tranciandone via metà, poi mi sorrise.
P:io sono Piper, e ti devo un favore
Così dicendo se ne andò.
Non rividi quella ragazza per almeno una settimana..

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