Storia Cinque

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NdA: Rieccomi qua con un altro parto mentale! Ho provato a scrivere qualcosa di diverso, qualcosa con un po' di "feels" in più. Spero solo che la storia vi piaccia, quindi buona lettura!!

Sono già passati trenta minuti da quando ho iniziato a cercare di contattare Annika, a meno che il suo arm-panel non si sia rotto, sto davvero pensando al peggio. La città è ormai un campo di battaglia: o noi o loro, quegli spietati esseri non possono venire nel nostro mondo a dettare le loro regole. Quanto tempo è passato da quando sono partito per la missione, una settimana? Un mese? Non ricordo. So soltanto che devo cercare riparo per ricontattare Annika, ma non è così facile. Ho già individuato un edificio spoglio, ma devo verificare quanti nemici sono rimasti: mi connetto all'arm-pannel e davanti a me si apre una scheda ologramma. Solo io e chi è provvisto di questo strumento può vedere la scheda in quanto dentro il nostro occhio è stato impiantato un visore particolare; punto la scheda, che al momento funge da visore termico, verso la strada in cui mi voglio dirigere, è tutto libero. Lo punto ai lati e vedo che due di quei bastardi sono di guardia, lo sapevo che volevano tendere un'imboscata. Mi armo della TMS-gun, seleziono la modalità granate e punto nella direzione dei due: ne sparo due, almeno sono sicuro che schiatteranno, ormai non mi interessa se hanno famiglia, loro me l'hanno spazzata via e questa guerra mi ha tolto ogni emozione positiva. Dentro di me sono alimentate le fiamme della rabbia e dell'odio. Niente più spazio per la tristezza, niente più debolezze, niente più spazio per ricordare, niente più felicità.

Raggiungo zoppicante l'interno dell'edificio e solo ora mi accorgo di quanto sia sporco di sangue, e di quanto la mia barba sia cresciuta...

"Annika, parla Egon. Annika mi ricevi?" ricevo solo gli scricchiolii della linea... "Egon, ci sono, mandami la tua posizione." Eseguo l'ordine della mia collega e attendo. Mi siedo appoggiandomi a una colonna e attendo. Attendo pazientemente... Ma la mia pazienza ha un limite molto breve...Spesso penso se davvero merito di continuare a vivere, la mia esistenza non è altro che mediocrità in questo mondo, non sto facendo nulla di veramente importante: sto soltanto odiando questo mondo e ogni suo angolo, che un tempo trovavo spettacolare e meraviglioso, ora solo ingrigito se non addirittura oscuro. Mi sono sempre chiesto 'perché mia moglie e i miei figli hanno abbandonato questo mondo? Perché non ho potuto seguirli?', non sono così utile, sono solo l'ennesima vita che troverà fine un giorno o l'altro...Voglio urlare, non voglio più stare in questo stato, la mia famiglia non potrà mai trovare giustizia e io non troverò mai la pace che merito, i miei figli erano la mia pace e la gioia maggiore che potessi trovare in questa merda di posto. Voglio urlare i loro nomi, voglio urlare così forte che le loro anime torneranno in terra e verranno a prendermi, mi porteranno con loro e potrò finalmente ricongiungermi a loro, poterli riabbracciare e passare la mia eternità insieme a loro... Ma ovviamente non è possibile, per quanto la tecnologia abbia fatto progressi non possiamo permetterci di disturbare le anime innocenti dal loro sonno eterno.

Inizio a tossire, sputo sangue e noto un foro sul mio petto, dove è situato il cuore. Ero talmente immerso nei miei pensieri, nella mia sofferenza che una semplice pallottola sparata da un cecchino di merda non provoca un dolore tanto forte; sto piangendo, non capisco se siano lacrime di tristezza, di dolore fisico, o di gioia... Sorrido, tanto la sofferenza che ho provato in questi mesi la sento, sta abbandonando il mio corpo, così come tutto il buio che vedevo intorno a me diventa candido, la stanza si riempie di una luce calda, accogliente e finalmente sento la leggerezza dentro di me, non ho più il macigno della freddezza ma solo calore. Finalmente li vedo, finalmente posso accarezzare di nuovo i loro volti, finalmente anche la pace mi ha raggiunto.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 23, 2016 ⏰

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