Capitolo 9

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Lauren mosse la sua mano in segno di saluto e le sorrise, poté notare con velocità la rabbia ed il malumore dell'amica, sapeva di essere lei la causa principale del suo malessere. Aprì la porta dentro ed aspettò che si sedesse. Camila camminava con passo lento e stanco, e Lauren si sentiva una merda per il modo stupido in cui le aveva detto la verità... Per metà.

"Sei orribile." Scherzò la ragazza dagli occhi verdi mentre accendeva lo stereo e metteva una stazione radio che trasmettesse la musica a caso.

"Non ho dormito bene. Cosa vuoi fare?" Domandò sistemandosi meglio. "I ragazzi facili non sono poi così geniali dopo tutto."

"Ubriacarmi." Disse Lauren.

"Non è da te, hai una collezione a casa tua." Scherzò senza animo.

"I miei genitori sono a casa. Quindi... bar?"

"Mi piacerebbe sapere dove sono i miei genitori." Rise Camila. "Ultimamente vanno da un posto all'altro tutto il giorno, insieme. Fa schifo."

"Ho tanto sonno." Ammise Lauren ignorando il tema dei suoi genitori, a Camila non piaceva ricevere risposta. Voleva solo sfogarsi.

"Sono appena le nove."

"Lo so, sono patetica." Lauren si fermò per qualche secondo per poi proseguire a parlare. "I miei genitori mi hanno chiesto cosa farò della mia vita. Da quando abbiamo terminato gli studi non facciamo altro che giocare a pallavolo. Il mio anno sabbatico finirà presto."

"Anche il mio." Disse Camila. "Non so, i miei genitori si occupano pochissimo di me."

"Ad ogni modo dobbiamo iniziare a fare altro." Insistette Lauren mentre guidava, Camila  negò con la testa ed aumentò il volume della musica, non si sentiva in vena di parlare.

Arrivarono al bar ed entrambe presero una via differente, Lauren andò direttamente al bagno e Camila si affrettò a dare tutti i soldi che aveva al barman.

"Mi prenderò una grande sbornia, verrò tutte le birre che riuscirò a reggere." Chiarì senza stabilire un contatto visivo. "Hai bisogno dei documenti o altro?"

"No, ti ho già vista da queste parti." Rispose la ragazza dietro il bancone preparando con rapidità qualcosa, non gli interessava cosa ingerisse.

Camila bevve un bicchiere.

Poi due.

Poi dieci.

E poi, non sapeva cosa fosse successo.

"Merda, Camila..." sussurrò Lauren appena tornò. Si era allontanata un momento per parlare con dei ragazzi e delle ragazze lontane da lei, sperando di non trovarlo in quello stato. Non avrebbe mai immaginato che alla piccola bastassero due ore per distruggersi. Alzò il corpo della piccola e la caricò in macchina, mentre guidava cercava di non guardarla, così rannicchiata sembrava innocente e bella.

"Lei non ti piace, Lauren." Assicurò a sé stessa. "Lei è solo la tua migliore amica, non può piacerti."

"Uno scherzo." Disse Camila dormendo, la guardò intontita.

"Che succede, Camz?"

"Mi hanno fatto uno scherzo." Mormorò e si giro nel sedile essendo poco comoda.

Lauren morde il suo labbro inferiore, cercando di concentrarsi sulla strada per arrivare sana e salva a casa di Camila. Si tolse la giacca e la mise all'altra, cercando di non farle sentire il freddo mattutino.

Quando arrivò a casa il fratello minore di Camila si informò, la guardò con occhi sognanti ricordando la notte che avevano passato la settimana prima, ma rimase deluso notando che non lo guardava in maniera speciale, ma non fece commenti riguardo ciò.

"Sei solo in casa?" Indagò la ragazza dai capelli neri.

"Si," sussurrò nervoso.

"Trova un posto e va a dormire da un tuo amico." Ordinò fiera.

"M-ma è tardi..." disse spaventato.

"Prendi un taxi. O dirò ai tuoi genitori cose che non vuoi che sappiano." Lauren prese dei soldi e glieli diede.

Il ragazzo non tardò ad obbedire, Lauren la vide andarsene mentre sistemava Camila sul letto. La vedeva bella, i suoi capelli sparsi che cadevano sulla sua fronte, alcuni tatuaggi fatto recentemente si intravidero sulle braccia, era leggermente più pesante, il contorno dei suoi occhi ed rosso, la sua fronte sembrava bruciare per colpa dell'alcol. Era completamente addormentata.

Mentre cercava l'interruttore della luce notò il cellulare a terra, rotto. Negò con la testa e cercò, invano, di ripararlo per alcuni minuti, non era la prima volta che in un attacco di ira Camila rompeva il suo telefono cellulare. Si arrese ed andò nuovamente da Camila tirò fuori, da sotto il letto, il materasso dove dormiva quando rimaneva lì e si sistemò.

Passò un po' di tempo, prima di capire che non avrebbe preso sonno facilmente, soprattutto avendo accanto a lei la ragazza che la stava facendo impazzire. Tornò sul letto e la guardò per qualche istante.

"Che merda tutto questo, non credi? Eri la mia migliore amica ed ho voglia di scoparti adesso." Mormorò per poi avvicinarsi a lei. Le lasciò un dolce bacio sulle labbra. Un bacio che le piacque più di quando voleva ammettere. "Ti odio tanto, tanto."

Quando Camila si svegliò si ritrovò sola, non ricordava nulla ed aveva un biglietto con una calligrafia che non riuscì a riconoscere.

È stato solo uno scherzo, ma questo non vuol dire che non mi sia piaciuto. Mi piaci Camila, e non posso toglierti dalla mente.

La prima cosa che fece fu buttare il biglietto a terra, e con la poca forza di volontà che aveva, eliminò il suo numero di telefono al cellulare.

Scusatemi davvero tantissimo per il ritardo. Non ho avuto tempo neanche di dedicare il capitolo a qualcuno.

Scusate ancora, spero che vi piaccia.

Fatemi sapere cosa ne pensate!

Vitto💗

Stop! I'm not gay. #1 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora