1.Pioggia

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Pioveva mentre correvo felice, pedalavo a più non posso per arrivare prima a una destinazione a me ancora ignota, ma che già sapeva di libertà!

Superai finalmente la pineta e arrivai sulla piccola spiaggia, uscendo di casa non avevo pensato di arrivare in quel posto a me familiare ma l'istinto mi aveva condotta lì. Non avevo uno scopo ben preciso, e così cominciai a passeggiare lentamente, cercando di non pensare. A un certo punto vidi una casa, probabilmente una di quelle per le vacanze, era estate ma non c'era nessuno. Allora cominciai a salire per la staccionata che delimitava il portico davanti la bellissima casa, poi per la grondaia, fino ad arrivare sul tetto. Mi stesi a guardare il cielo che passata la tempesta ritornava sereno, ed era talmente bello che, quasi stanca di tanta spensieratezza, mi addormentai.

-Chi sei tu?- disse una voce maschile.
-Mamma lasciami dormire, solo 5 minuti- risposi, ancora comodamente tra le braccia di Morfeo.
-Svegliati principessa, mammina ti aspetta a casa- rispose lui.
In quel momento realizzai che a parlarmi non era mia madre, e che non ero nel mio letto, e così per un attimo la paura mi invase la testa.
-Si, scusa, mi ero addormentata- risposi guardando in un punto non ben preciso.
-Sai scendere da sola?- mi chiese ancora quella voce, con freddezza.
Solo allora alzai lo sguardo, e due occhi azzurri mi pietrificarono, senza che me ne accorgessi. Davanti a me c'era un bel ragazzo, alto, moro, con la pelle olivastra, le spalle imponenti, gli occhi come due fanali ma azzurri. Il fatto che indossasse solamente il costume non fece altro che esaltare la sua bellezza.
-Ehi, ci sei? Che guardi imbabolata?- mi domandò il ragazzo visto che non risponsi alla sua domanda.
-Scusa, ehm sisi, so scendere- risposti imbarazzata.

Esattamente nel momento in cui raggiunsi la grondaia, mi resi conto di non saper minimamente come scendere, appoggiai il piede destro sul cornicione, e il sinistro.....

-Salve, senta questa ragazza penso abbiamo una gamba rotta, forse qualche costola fratturata non so, è sveglia, ma penso sia troppo spaventata per parlare- disse una voce, che non riconobbi, ma non era la prima volta che la sentivo.
-Si certo, allora le daremo un codice rosso, puoi darmi le sue generalità?- chiese una voce femminile e adulta.
-Beh no, io non la conosco, l'ho trovata ferita sulla spiaggia e l'ho portata qui- rispose la voce maschile.
-Mmm questo è un bel problema, ma hai fatto bene! Appena si sveglierà completerò la pratica- disse la donna.
-Grazie, non so niente di lei. Penso che l'aspetterò fin quando non si sveglierà- affermò il ragazzo.

Ahia, che male, non mi sento il ginocchio destro, e tossendo ho sentito un dolore atroce sul fianco sinistro. Allungo la mano per accendere la lampada che è sul mio comodino, ma il comodino non c'è. Allora ho paura di aprire gli occhi e finalmente capire dove mi trovo, ma lo faccio, e ci metto poco a capire che sono in ospedale, ho una gamba totalmente fasciata, molti lividi su tutto il braccio destro, e probabilmente delle costole rotte sul lato sinistro. Mentre cerco di ricordare cos'è successo, compare il ragazzo che poco prima avevo visto sul tetto e così comincio a darmi dei piccoli schiaffi sulla testa, dolorante, per allontanare quella strana visione.

-Hai preso una bella botta stupida, non farti ulteriormente male- disse ridendo quella che poco prima mi sembrava una visione.
-Ah, ma tu sei reale- risposi felice di aver appreso che lui era lì, in carne ed ossa, ed era tutt'altro che immaginazione.
-Penso tu abbia preso anche una botta in testa!- rispose lui.
-Cosa mi è successo?- chiedo quasi timorosa di conoscere la risposta.
-Quando ti ho chiesto se sapessi scendere dal tetto, ero quasi sicuro che non sapessi farlo, ed evidentemente avevo ragione- mi disse ritornando serio.
-Ah, quindi sono caduta giù dal tetto?- domandai incredula.
-Si, esattamente, è un miracolo che tu sia viva- disse facendosi scuro in viso.
Rabbrividii al solo pensiero.
-Si, ma non è successo, ora il problema è un altro. Mi servono le tue generalità, perchè va completata la pratica ospedaliera. Io ho già dato le mie, ho detto che ti ho trovata ferita sulla sabbia vicino ad un muretto e che probabilmente sei caduta da lì. Non ho potuto raccontare la storia del tetto perchè altrimenti avrei dovuto denunciarti per violazione della proprietà privata, cioè di casa mia- mi spiegò.
-Ah grazie..quella era casa tua?- chiesi sbalordita.
-Si. Come ti chiami? Devo scriverlo sul modulo- mi disse con freddezza.
-Lyla Smith, e tu?- chiesi, impaziente di saperlo.
-Io Dan. Data di nascita?- mi chiese.
-20 dicembre 1997- risposti lucida.
-Ma allora sei una bambina!- disse ridendo.
-Ma come ti permetti? Ho 19 anni- risposi alterata.
-Mmm, residenza?- mi chiese ancora ridendo.
-Ehm, il nome preciso della strada non lo ricordo, puoi scrivere la quarta casa sulla strada piena di alberi di glicine?- dissi dubbiosa.
-Sei pazza?- mi domandò ridendo ancora più rumorosamente rispetto a prima.
-Ma io...- provai a replicare.
-Senti, ora ti do il mio telefono, così puoi chiamare i tuoi ed io finalmente posso andarmene- disse sbuffando scocciato.
-Ah, okay...grazie- dissi, dispiaciuta per le sue ultime parole.

Chiamai i miei, sapevo che si sarebbero arrabbiati a morte con me, chissà come mi avrebbero punito, non so neanche se l'avrebbero fatto. Dan se ne andò, feci appena in tempo a ringraziarlo per avermi portato in ospedale. Non sapevo se ci saremmo mai rivisti, e non sapevo neanche se fosse auspicabile perchè mi sarei sentita a disagio davanti a lui, ma ciò che sapevo con certezza è che a lui non avrebbe fatto piacere.

Ecco il primo capitolo della mia prima storia, ne sono molto soddisfatta. La prima parte l'ho concepita come una piccola introduzione...
A breve pubblicherò il secondo 😘

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