Mi svegliai a causa della forte luce proveniente dalla finestra della camera da letto.Allungai il braccio andando a toccare il cuscino di Andy, trovandolo vuoto e tremendamente ghiacciato.
Non mi stupii affatto, il posto accanto al mio era sempre vuoto ed io mi stavo quasi abituando a quell'assenza.
Scesi dal letto infilando le mie pantofole rosa e camminai verso il piano di sotto, dirigendomi poi in cucina.
Preparai la colazione per Andreas mentre io non mangiai nulla, da un paio di giorni avevo completamente lo stomaco chiuso e non riuscivo a mandare giù niente.
Sospirai amaramente e lasciai la colazione pronta sul tavolo per poi andarmi a sedere sul divano.
Mi rannicchiai come un bambino portandomi le gambe magre e pallide al petto, mentre accendevo la TV e facevo il giro dei canali.
Andreas non si era ancora alzato, la notte tornava tardi a casa perché passava molto tempo dal suo nuovo ragazzo e la mattina non si svegliava prima delle dieci.
Mi mancava terribilmente, sapere che aveva un altro era straziante perché io lo amavo da morire e avrei dato la vita per lui.
Sapevo che era tutta colpa mia, che il mio lavoro ci aveva divisi completamente ma non potevo accettare quella situazione, non volevo arrendermi e soprattutto non volevo che qualcun altro lo baciasse e facesse l'amore con lui.
Era solo mio, e volevo che fosse così almeno per i miei ultimi giorni di vita.
Sì, perché un mese fa avevo scoperto di avere il cancro e non lo avevo ancora detto a nessuno, nemmeno alla mia famiglia.
Non volevo che si preoccupassero per me e non volevo assolutamente che qualcuno provasse pietà nei miei confronti, mi sarei sentito così umiliato.
Sobbalzai quando sentii un rumore di passi avvicinarsi sempre di più.
Mi girai e vidi Andreas scendere le scale in modo goffo e impacciato. Sbadigliava continuamente e faticava a tenere gli occhi aperti, per me era tremendamente adorabile e non riuscii a fare a meno di sorridere.
Lo trovavo così bello, diventava ogni giorno più attraente mentre io a causa della malattia stavo diventando proprio orribile.
Mi alzai dal divano quando lui arrivò in cucina e mi fermai davanti a lui, guardandolo in silenzio.
Sembravo un bambino che aspettava impaziente un bacino dalla sua mamma.
-Ciao- mi salutò per poi sedersi e mangiare la colazione che avevo preparato apposta per lui.
Forzai un sorriso e lo guardai mentre divorava tutto, sentendomi improvvisamente lo stomaco sotto sopra.
-Hai mangiato?- mi chiese, senza un vero interesse.
Io annuii appena, senza distogliere lo sguardo da lui. Mi piaceva così tanto guardarlo, avrei passato ore e ore a fissare i suoi meravigliosi occhi azzurri.
-Oggi devi andare a lavoro?- gli domandai con tono innocente, sperando che mi dicesse no.
Volevo passare una giornata insieme, lo avrei convinto a uscire con me.
-No, oggi è il mio giorno libero. Ti serve qualcosa?-
Mi mordicchiai il labbro fino a farlo sanguinare. -Ecco...stavo pensando, ti andrebbe di uscire con me?-
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Someone Like You {Mikandy}
Short StoryAnche la vita piú monotona non è del tutto esente da rischi: si potrebbe essere già morti da un pezzo e non essersi neppure accorti della differenza.