Capitolo Quattro.

674 157 13
                                    


Era già notte fonda quando mi svegliai di soprassalto con un terribile dolore al petto. Per qualche secondo ebbi seriamente paura di morire ma poi riuscii a respirare e mi calmai.

Era una sensazione orrenda, non avevo più il controllo di nulla, non avevo il controllo di me stesso. Patetico. Ecco come mi sentivo in quei momenti, ed era sempre peggio.

Pensai a come sarebbe stato bello poter tornare indietro nel tempo e non dare nulla per scontato. Poter passare le giornate a sorridere, giocare, e vivere; vivere veramente.

Pensai alla mia famiglia, quanto dolore avrei causato loro.

Poi pensai ad Andy, il mio compagno di una vita. Quanti momenti sprecati fuori città, lontano da lui, momenti che nessuno più mi avrebbe restituito. Quanti baci mancati e parole non dette, quante lacrime sprecate per un orgoglio che poi non serviva a nulla; quanti ti amo detti in silenzio per paura di correre troppo e quanti segreti tenuti dentro per non ferire. Che poi si pensa di avere tutta la vita davanti, per rimediare agli errori, e invece il destino ti fotte davvero.

Sorrisi amaramente, cacciando indietro le lacrime. Piangere non sarebbe servito a nulla, non mi avrebbe guarito e non avrebbe fatto tornare Andreas da me.

Quando mi sentii meglio sgattaiolai fuori dal letto e raggiunsi la stanza di Andreas.

So che era da pazzi svegliarlo a quell'ora ma avevo tremendamente bisogno di chiedergli scusa per quello che gli avevo fatto e per il mondo in cui mi ero comportato ultimamente.

Non volevo assolutamente che andasse via, lo avrei fermato a qualsiasi costo, mi sarai anche umiliato pur di farlo restare con me.

Bussai alla sua porta e quando non mi rispose spinsi leggermente il battente ed entrai comunque.

Mi avvicinai al suo letto e lo guardai in silenzio, aveva gli occhi gonfi e rossi segno che aveva pianto molto.

Mi sentii così male, un vero bastardo, lo stavo facendo soffrire. Non meritavo tutto il suo amore e di certo non meritavo lui. Era sempre stato un angelo con me ed io molto spesso lo avevo trattato malissimo a causa del mio lavoro e dei miei continui impegni.

-Andy...- lo chiamai piano scuotendolo per le spalle e lui mormorò qualcosa nel sonno e si girò dall'altro lato.

-No, Andreas svegliati- mormorai supplicandolo.

Socchiuse piano gli occhi mentre tornava nella posizione di prima, a pancia in sù.

-Michael...che succede?- mi guardò allarmato per poi mettersi a sedere di scatto.

Lo vidi stringere gli occhi per il risveglio così brusco e portarsi una mano alla tempia dolorante.

-Ehi...non spaventarti, non è successo nulla- dissi cercando di tranquillizzarlo e lui riaprì i suoi meravigliosi occhi azzurri guardarmi accigliato.

-È notte fonda Michael...- biascicò con la voce ancora impastata dal sonno, ed io lo trovai estremamente adorabile. Sentii il forte bisogno di stringerlo a me e di dirgli che mi dispiaceva e che lo amavo da morire, ma mi destai dal farlo dandomi mentalmente dell'idiota.

Non potevo gettarmi tra le sue braccia come se nulla fosse, solo qualche ora prima mi aveva bruscamente cacciato via.

-Andy, riguardo a prima...ecco...non andare via adesso, per favore- sussurrai insicuro, mentre mi mordicchiavo senza tregua il labbro.

-Michael ho già preso la mia decisione, va a letto dai...-

Io scossi la testa tirando su col naso per cacciare indietro le lacrime, non dovevo piangere lui mi odiava quando lo facevo.

Someone Like You  {Mikandy}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora