L'autostop

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Corrono come se avessero il fuoco sotto il sedere in cerca di qualcosa che non si trova.Si tratta fondamentalmente della paura di affrontare se stessi,si tratta fondamentalmente della paura di essere soli.Invece a me fa paura la folla.

(Charles Bukowski)  



Quella notte non aveva bevuto tanto, probabilmente era perché dopo qualche bicchiere di vino offertole per un gioco alcolico, già le girava la testa e ogni passo era tremante, squilibrato e goffo.

Non era eccessivamente tardi, ma le sarebbe tanto piaciuto essere in un comodo letto, con le coperte, al caldo o al fresco. L'alcol non le permetteva di capire se fosse accaldata o avesse freddo, l'aria frizzante sul viso le dava fastidio, ma probabilmente era dovuto alla rugiada che già stava ricoprendo l'erba. Le gambe invece le sentiva bollenti, se avesse potuto e non fosse stato sconveniente si sarebbe tolta i pantaloni. Camminava lentamente e storta, involontariamente allungava parecchio la strada per tornare a casa, se si fosse vista da sobria e di giorno, si sarebbe presa in giro da sola. Quando pensava che mancasse poco per arrivare a casa, si ricordava che prima di poter mettere anche un centimetro di pelle tra le lenzuola, sarebbero passate almeno due ore. Il tempo trascorreva in una maniera diversa da ubriaca, passava incredibilmente veloce e cose a cui mai avrebbe prestato attenzione da lucida, in quelle condizioni acquisivano un'importanza fondamentale. Si era seduta sul marciapiede, poco più di un chilometro le mancava prima di giungere a destinazione, ma si sentiva talmente stanca e assonnata che non voleva muovere ancora un passo, ci avrebbe ripensato da lì a una mezz'oretta; poi niente più scuse e niente più pause e sarebbe tornata a casa. Iniziò a guardare il cellulare, nessuno le aveva scritto o l'aveva chiamata. Le gocce che si erano posate sui fili d'erba storpiavano la realtà se vi si guardava attraverso. Aveva sempre pensato allo strano effetto che l'alcol faceva su di lei, ma che in generale faceva un po' a tutti. L'alcol causava quel magico, nonostante si potesse spiegare chimicamente parlando, senso di onnipotenza, o forse era meglio definirlo delirio d'onnipotenza. Quegli impulsi che normalmente venivano repressi, in quelle condizioni in cui vi era l'assoluta mancanza di lucidità, emergevano con incredibili impeto e frastuono. In maniera rumorosa e disordinata e sconclusionata. La libido e la distruzione. Freud li denominò Eros e Thanatos, la pulsione sessuale, di vita e la pulsione di morte.

Stava infantilmente cercando di capire quanto potesse trattenere il respiro e stare senz'aria. Dei fari l'accecarono, una macchina le si fermò a un paio di metri di distanza. La portiera si aprì e una donna di mezza età fece la sua comparsa, le si avvicinò prudentemente e Vienna dalla sua posizione poteva vedere chiaramente il suo doppio mento.

-Ehy, stai bene? Hai bisogno di aiuto?- le domandò cauta.

Le fece tenerezza che una donna avesse potenzialmente messo a rischio se stessa per assicurarsi che fosse tutto a posto.

-Sì, signora, non si preoccupi. Sono solo un po' ubriaca, ma sto bene.-

-Vuoi che chiami qualcuno? Vuoi andare in ospedale?-

Vienna si tirò su, guardò attentamente la signora che aveva di fronte per un paio di secondi e poi le sorrise cercando di trasmetterle la maggior rassicurazione possibile, probabilmente, invece, agli occhi dell'altra aveva solo uno sguardo stravolto e un'espressione buffa. Ad ogni modo, in qualsiasi smorfia il suo viso si fosse corrugato, la donna si tranquillizzò e sul suo volto le si dipinse il sollievo. Capì che si trattava per davvero solo di una ragazza ubriaca.

-Sicura di non aver bisogno di un passaggio?- azzardò.

-Sicurissima, grazie mille, è stata l'unica a essersi fermata. È stata veramente molto gentile.-

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 28, 2016 ⏰

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