Watson indugiò per qualche istante sulla figura azzurra che si allontanava lentamente. Quando gli fu impossibile riconoscerla fra la moltitudine della folla, si voltò verso il suo compagno, che era già avanti a lui di qualche metro, diretto verso l'abitazione della vittima.
Il dottore si affrettò a raggiungerlo.
《Detesto quando fa così.》sibilò non appena gli fu accanto. Holmes lo guardò sollevando un sopracciglio.
《Mi ha lasciato indietro, e non è la prima volta che ciò accade! Oltretutto la mia gamba fa di nuovo le bizze. Oh ma lei è il grande Sherlock Holmes! Non tiene minimamente in considerazione il disagio che arreca agli altri con le sue azioni.》accompagnò queste parole con un teatrale movimento delle braccia《E poi chi diavolo era quella ragazza? Non le ha lasciato il tempo di presentarsi.》
《Se non conducesse una vita così peccaminosa forse la gamba non sarebbe più un problema.》si limitò a rispondergli Holmes, accelerando il passo.
《Non credo che lei possa farmi chissà quale predica. Entrambi sappiamo che qui non sono l'unico ad avere dei vizi...》tentò di zittirlo John.
《Tutto ciò che faccio va a beneficio della scienza, i miei non sono che semplici esperimenti.》disse il detective col suo solito tono distaccato, senza degnarsi nemmeno di guardare in faccia il collega.Si trovavano ora davanti all'ingresso dello stabile in cui abitava Sebastien Morin. Sulla porta c'erano due agenti di Scotland Yard, nelle loro divise blu scuro.
Il più basso dei due alzò lo sguardo, incrociando quello di Sherlock. Gli ci volle meno di un secondo per riconoscerlo, e non appena realizzò chi aveva davanti raddrizzò la schiena e si avvicinò ai due.
《Da quello che so, nessuno al dipartimento l'ha convocata. La sua presenza qui è perciò indesiderata. La avviso che se tenterà di varcare questa soglia sarò legalmente autorizzato ad arrestarla e a sbatterla in una cella.》disse in tono compiaciuto rivolto a Sherlock, fissandolo con astio.
《Anderson, ormai dovrebbe sapere che la sua opinione non interessa ne a me ne tantomeno ai suoi superiori. Detto questo, gradirei se si scansasse.》
Il tono di Holmes era annoiato, la sua espressione fredda. Dato che l'agente non accennava a muoversi il detective gli girò attorno, facendo cenno al suo compagno di imitarlo.
《Cosa diamine fa?! Lei sta infrangendo la legge!》strillò furioso il poliziotto.
《Io la sto infrangendo? Vuole dirmi che fra lei e l'agente Steve Donovan c'è solo una affettuosa amicizia?》ribattè Holmes, facendolo diventare paonazzo.Inseguiti a distanza dalle urla furiose di Anderson entrarono nella casa, richiudendosi la rovinata porta in legno alle spalle. L'atrio era angusto, sulle pareti sbiadite dei quadri altrettanto smorti stavano in bilico su chiodi arrugginiti.
Sul logoro pavimento in legno passeggiava nervosamente un uomo massiccio dai corti capelli grigio cenere.
《Salve Ispettore.》lo salutò Holmes avvicinandosi a lui con passo felpato.
《Signor Holmes, Dottor Watson!》li accolse lui, piacevolmente sorpreso. Poi rivolto unicamente a Sherlock aggiunse《Lei mi sorprende ogni giorno, sa? Non avevo ancora deciso se richiedere il suo parere professionale su questo caso e lei è già qui. Ora legge anche nel pensiero?》
《Sono qui in veste di investigatore privato, anche se questo termine non si addice affatto al lavoro che realmente svolgo. Avrei bisogno di esaminare il corpo.》tagliò corto Holmes.
《Intende dire i corpi.》lo corresse Lestrade, non senza una certa soddisfazione. Era raro cogliere in errore Sherlock Holmes《Un uomo e una donna. Lui aveva i documenti nella tasca della giacca, si chiamava Sebastien Morin, la donna era probabilmente una prostituta; ancora non la abbiamo identificata.》
Il detective non diede troppo peso alle parole del collega e i due si dirigettero spediti al piano di sopra, seguiti da uno stanco Watson che saliva piano le scale, aggrappato allo scrostato corrimano in cedro.
Al termine della rampa iniziava un lungo corridoio, sulla quale si affacciavano sette porte chiuse. Holmes camminò deciso fino all'ultima camera a destra, l'unica il cui uscio era leggermente aperto.
Il pavimento scricchiolava sotto il peso dei tre uomini che ora stavano tutti davanti all'ingresso della settima camera.
Lo spettacolo che gli si presentava all'interno era decisamente crudo. Su una poltrona di raso situata al centro della stanza giaceva un uomo pallido, gli eleganti vestiti imbrattati di sangue. Holmes gli si avvicinò, osservando freneticamente ogni dettaglio, ogni piccolo indizio situato sul cadavere. Si piegò per osservare il suo volto, che era stato completamente deturpato, quasi staccato, dai decisi colpi di una lama sottile; la stessa con la quale l'assassino aveva fermato il suo cuore, trafiggendolo.
A qualche metro di distanza, in uno sporco angolo della camera il corpo di una donna nuda aveva ricevuto lo stesso trattamento.
L'ispettore era rimasto all'ingresso, lo sguardo basso, rivolto verso la punta delle sue scarpe. John gli stava accanto, aspettando che il coinquilino si spostasse per poter esaminare a sua volta il cadavere.
Quando finalmente Holmes si mosse, estraendo una grossa lente di ingrandimento per esaminare la stanza, Watson si avvicinò all'ormai ex Sebastien Morin, lo squadrò a lungo per poi concentrarsi sul corpo esanime della sconosciuta.
《Sono morti da meno di 24 ore, entrambi uccisi da un unico colpo preciso al petto.》fece una piccola pausa, gli occhi fissi sull'irriconoscibile volto della donna《dal tipo di ferite direi che l'arma del delitto è una spada...》
《Una Katana.》precisò Sherlock《nessun'altra arma lascia solchi così precisi. Ho condotto un esperimento a riguardo, diversi anni fa...》
《Oh, la smetta di pavoneggiarsi.》lo zittì Watson. Holmes alzò le sopracciglia con aria innocente, porgendo una mano all'amico per aiutarlo ad alzarsi.Ripercorsero a ritroso le stanze della casa finché non si ritrovarono fuori dall'ingresso principale.
《Siamo sati avvertiti stamattina dalla padrona di casa, è stata lei a trovare i corpi. La mia teoria》stava illustrando Lestrade 《è che il Signor Morin abbia pestato i piedi al protettore della sua compagna di disavventure, e che quest'ultimo per vendicarsi li abbia uccisi entrambi.》sembrava fermamente convinto del suo ragionamento, ma come sempre desiderava sentire il parere del consulente investigativo《lei si è fatto qualche idea, Holmes?》
《Solo 8 o 9, per il momento.》rispose l'interessato《ma la sua sembra una buona pista.》aggiunse vedendo la frustrazione negli occhi dell'ispettore.
Dopo questo breve scambio di vedute, i tre uomini si congedarono cordialmente. Sherlock rivolse un ultimo sguardo di sfida all'agente Anderson, seduto sui gradini d'ingresso, e poi si allontanò seguito dal suo fedele assistente.
《Pensa davvero che Lestrade abbia ragione?》domandò Watson non appena furono abbastanza lontani dalla scena del crimine.
《Ovviamente no. È una pista banale e infondata, come quelle che Scotland Yard è solita seguire.》rivelò con nonchalanse il detective. Camminarono per qualche minuto stipati fra la moltitudine di pendolari che percorrevano la loro stessa strada, poi finalmente riuscirono a raggiungere la fine della via.
《Riguardo a ciò che mi ha precedentemente chiesto, la ragazza che ha conosciuto poc'anzi si chiama Elizabeth Landrave.》riprese a parlare dopo la pausa forzata, spolverandosi la giacca.
《La figlia di Alexander Landrave? Il magnate, l'impresario, il maggiore importatore di spezie di tutta la Gran Bretagna?》chiese Watson. Conosceva già la risposta ma stentava a credere che potesse essere realmente corretta.
"Vi prego di scusarlo, le domande ovvie sono il suo sport preferito" aveva detto una volta Holmes ad alcuni loro clienti.
Era incredibile come quei due fossero diversi, li si poteva paragonare al giorno e alla notte: uno alto, secco, carnagione pallida, occhi azzurri, simili al tempestoso mare del Nord e capelli neri come il carbone; l'altro minuto e con la pelle inscurita dal sole Afgano, la testa ricoperta da sottili fili dorati e il viso ornato da baffi ben curati. Ancora più divergenze si potevano riscontrare fra i loro caratteri. Sherlock Holmes, l'unico consulente investigativo al mondo, spavaldo e ciecamente convinto della propria intelligenza, John Watson, ex medico dell'esercito britannico, il cuore indurito dagli orrori della guerra ma comunque gentile e colmo di compassione.
Eppure era ormai impossibile immaginarli separati.
《Si Watson, ha capito perfettamente》gli rispose l'investigatore con tono di sufficienza《ma gli interessi di Landrave non si limitano alle spezie, dietro alla facciata da onesto borghese che quell'uomo si è costruito si celano ben più loschi segreti.》
《Potrebbe essere lui il colpevole》osservò Watson《aveva movente e mezzi.》
《Non ne sono affatto convinto. Un uomo come lui non si sarebbe mai sporcato le mani, dunque per commettere un simile crimine avrebbe pagato dei sicari, i quali lavorano in modo decisamente più pulito rispetto al nostro assassino. In quest'eventualità i corpi non sarebbero stati trovati. E Landrave non è il tipo d'uomo che rischierebbe una condanna a morte per punire l'amante della figlia. Per non parlare del dettaglio più importante...》smise di parlare e Watson sapeva che lo faceva per aggiungere un toccò di teatralità al suo discorso, ma rimase comunque in attesa del seguito trattenendo il respiro《... il cadavere che abbiamo esaminato poco fa non è quello di Sebastien Morin.》
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Cocaine || Johnlock
FanfictionÈ un giorno come tanti nella Londra vittoriana, freddo e nebbioso, quando inaspettatamente qualcuno suona il campanello del 221b; Sherlock Holmes e il suo immancabile compagno di avventure John Watson si ritrovano ad indagare su un nuovo, intricato...