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Guardai seccata il mio partner e lui e sembrava provare gli stessi sentimenti.

Subito dopo la fine della lezione, prima di uscire dalla classe mi passò di fianco e senza guardarmi mormorò "Va bene se stiamo da te?"

Annuii "Per le quattro? Sai la via?"

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Raccolsi le mie cose con calma e dopo essere uscita dalla classe feci una fermata alle macchinette per comprare una confezione di insalata, si una di quelle che non sanno di niente ma che mangi solo per sopravvivenza.

Mi diressi verso la porta e salutai qualche compagno di corso avviandomi poi verso casa con passo abbastanza lesto.

Mentre camminavo le rotelle nella mia testa non smettevano di funzionare.

Alle medie ero cotta di lui, e ancora ora non sono molto sicura su cosa provo per lui, ma è molto cambiato e non ho la certezza che mi troverei bene. Avrei dovuto saltare di gioia perchè il ragazzo che mi era sempre piaciuto stava per venire a casa mia, ma tornai con i piedi per terra e realizzai subito che non era per me, bensì per la mini-tesi e sapevo che si sarebbe comportato come al solito, ovvero in maniera distaccata e quasi maleducata.

Appena a casa mangiai la mia insalata sul divano guardando qualche canale a caso, risposi alla telefonata di mio padre che mi avvertiva che sarebbe rincasato tardi e proprio un secondo dopo aver messo giù il campanello suonò con insistenza.

Balzai in piedi e mi diressi verso la porta, quando l'aprii il ragazzo di fronte a me stava già per suonare per la seconda volta.

"Ci sento" lo guardai alzando le sopracciglia "Prego entra"

"Come stai?" mi guardò velocemente ed entrò rimanendo comunque vicino alla porta.

Lo guardai sorpresa e gli feci segno di accomodarsi in salotto "Bene, grazie. Vuoi darmi la giacca?"

Lui annuì e me la diede andando poi a sedersi sul divano mentre la mettevo sull'attaccapanni. Mi guardai allo specchio all'entrata cercando di sistermarmi i capelli e poi lo raggiunsi.

"Hai portato qualcosa che possa servirci per il lavoro che dobbiamo svolgere?" Lo guardai accorgendomi solo in quel momento che non aveva niente in mano.

"Sì, questo" si puntò l'indice alla testa e mi sorrise in modo beffardo.

"Spero per te che non sia ormai arruginito" Lo guardai storto e andai verso le scale. Mentre mettevo il piede sul primo scalino sentii la sua risata e il mio stomaco si attorcigliò appena.

Tornai di sotto circa 10 minuti dopo con il computer e qualche appunto. Lo trovai intento a fissare una foto che teneva in mano. Sembrava pensieroso e confuso.

"Che stai facendo?" mi avvicinai e notai che stava studiando una foto di famiglia "Sono i miei genitori" tentai di prendergli la cornice dalle mani ma la sua presa era troppo forte.

"Conosco quest'uomo" parlò con un tono basso e pensieroso, mi sembrò quasi vulnerabile per un secondo.

"L'avrai visto a qualche riunione o festa della scuola, è mio padre" riuscii a togliergli la foto dalle mani e la rimisi sulla mensola sopra il televisore. "Ora. Da dove iniziamo?"

Fissò la foto per un istante ancora e poi mi guardò negli occhi, sentii i miei bruciare e distolsi subito lo sguardo "Facciamo uno schema di come vogliamo strutturarla"

Dopo circa due ore di continue discussioni su come impostare il nostro lavoro, e sopratutto su cosa farlo, e di suoi sguardi persi verso la foto sopra il televisore mi alzai dal divano e lo guardai "Vuoi mangiare qualcosa?" gli sorrisi gentilmente.

"No grazie devo proprio andare, va bene se torno domani per continuare?" Si alzò e mi guardò aspettando una risposta.

Mi persi per un istante ad osservare il suo viso, i suoi zigomi, i suoi occhi..

"Clarissa?" mi richiamò e annuii arrossendo appena.

"Certo, a domani, stessa ora?"

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Ormai era una settimana che Jamie veniva a casa mia ogni giorno per due tre ore, e il nostro lavoro era quasi completo. Avevamo trovato un accordo per non litigare in continuazione su cose come il carattere da utilizzare

"Non possiamo semplicemente usare quello già impostato?" mi lamentai e lo guardai scocciata.

"No, altrimenti sembrerà che non ci siamo davvero impegnati" mi guardò come se la sua risposta fosse ovvia.

"La professoressa non guarderà il carattere che abbiamo utilizzato ma cosa abbiamo scritto, altrimenti ci avrebbe detto "descrivete la vostra giornata dieci volte e ogni volta usate un carattere diverso altrimenti prenderete il voto più basso" non credi?"

Alzò gli occhi al cielo e mi diede ragione. Sorrisi soddisfatta e tornai a scrivere sul pc.

No okay, forse non era proprio un accordo, ma stavamo andando bene, ogni tanto faceva qualche battuta stupida che mi obbligava a ridere, nonostante non volessi dargli quella soddisfazione. Ma tra di noi era tutto un prenderci in giro e fare battute decisamente squallide

"Ehy Clarissa, cosa fanno i medici a un vegano per calmarlo?" sapevo già che il giochetto sarebbe stato squallido come gli ultimi dieci che aveva detto ridendo.

"Non voglio saperlo Bower, ti prego cerca qualche informazione sugli appunti" alzai gli occhi al cielo per cercare di rimanere seria.

Mi guardò e poi abbassò lo sguardo sugli appunti. Dopo meno di dieci minuti lo vidi fissarmi. "So che vuoi sapere la risposta" cercò di non ridere, e aveva una faccia da ebete mentre si tratteneva.

"Okay ma dopo che mi dici cosa fanno torni ad aiutarmi?" sospirai senza poter più resistere ai suoi occhi su di me.

"Promesso" sorrise e mi guardò "Lo sedano!" scoppiò a ridere e si piegò in due sul divano.

"Oddio Bower esci da casa mia!" urlai scoppiando poi a ridere. Presi un cuscino e glielo tirai più volte addosso "Sei squallido"

Rise più forte e mi prese la gamba con una mano facendomi cadere su di lui. Mi tenni al divano e lo guardai negli occhi continuando a ridere. Avvicinò il viso al mio e per un momento credetti che stesse per baciarmi, ma non lo fece.

"Sta sera vieni alla festa di Isobel?" mi sorrise e io mi ricomposi tirandomi in piedi e guardandolo. Ci pensai qualche secondo. In quel momento mi sentivo troppo imbarazzata per quello che avevo pensato. Credevo davvero che mi avrebbe baciata?

"Mi piacerebbe ma nessuno dei miei amici ci va, non saprei con chi stare" alzai le spalle e lo guardai per niente dispiaciuta.

"Puoi stare con me" mi sorrise e si alzò.

"E la tua ragazza?" lo guardai corrugando la fronte "Non è gelosa?" alzai le sopracciglia.

"Chi? Kelly?" scoppiò a ridere e prese le sue cose, tra cui la sua giacca. "A sta sera" mi sorrise ed uscì di casa lasciandomi lì come un ebete incantata dal suo sorriso.

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Dopo la doccia aprii il mio armadio e scelsi dei jeans e un top nero semplice per la festa.

Mentre mi vestivo sentii un messaggio arrivare e lo lessi.

Jamie Bower: venti minuti e sono da te :)

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