Invincible.

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A Gaia, mia ufficiale compagna di spaccio di fanfiction Larry e compagna di scleri.

Prendilo come regalo di compleanno in ritardo e spero che ti piaccia.

Ti voglio bene, bimba.


Casa Tomlinson era una graziosa villetta situata nel quartiere d'élite della capitale inglese. Il cancello in ferro battuto si apriva su un giardino ben curato che contornava l'intera abitazione, sul retro della quale era stata costruita una piscina non molto profonda e una veranda in legno affinché coloro che vi abitavano potessero restare all'ombra nelle giornate più calde. Un vialetto in ciottoli conduceva dal cancello alla porta principale, da poter percorrere a piedi, mentre a destra della villa una costruzione in mattoni fungeva da garage per le vetture.

La casa era molto spaziosa, anche troppo per tre sole persone. L'ingresso chiaro e luminoso prendeva tre differenti strade: sulla destra, scendendo un paio di scalini, diviso da una ringhiera in ferro battuto vi era un grande salone le cui ampie finestre che si affacciavano sul giardino, permettevano che fosse sempre molto arioso e che la luce illuminasse la stanza. Continuando invece a percorrere il corridoio era possibile imbattersi, oltre un arco in mattoni, nella cucina arredata con mobili in mogano, la quale era provvista di una porta che si affacciava sulla veranda.

Poco distante dall'ingresso della cucina, un'ampia scalinata dal corrimano dello stesso materiale della ringhiera portava al piano superiore, dove era possibile accedere alle camere da letto, i bagni e uno studio di lavoro inutilizzato. La stessa ringhiera che divideva il salotto dal corridoio seguiva tutto il piano superiore, affinché fosse possibile vedere chiaramente cosa accadesse di sotto. Tutto il mobilio, poi, era una studiata combinazione tra antico e moderno, caratteristica base della villa, insieme alle pareti e i pavimenti chiari e le ampie vetrate.

Quella sera, Louis Tomlinson stava disteso sul grande letto matrimoniale della sua camera con il piccolo Nathan, di appena cinque mesi, tra le braccia, cullandolo con dolcezza fin quando non riuscì ad addormentarlo. Appena notò il respiro regolare di suo figlio si alzò, rinunciando a quella comoda posizione per poterlo portare nella stanza adiacente, nel suo lettino, e rimase a guardarlo con un lieve sorriso sulle labbra per qualche minuto, sfiorando la sua guanciotta paffuta con le dita.

Uscì dalla cameretta tinta di azzurro quando si rese conto dell'orario e si spostò in cucina, deciso a preparare la cena a suo marito con la speranza di riuscire a placare le tensioni presenti tra loro due da ormai qualche settimana. Non aveva idea di cosa gli fosse preso, del perché continuasse ad ignorare Louis o a rispondergli male, e la cosa lo spaventava a morte.

Si passò una mano tra i capelli, sospirando di frustrazione prima di cominciare a cucinare, la testa tra le nuvole, almeno fin quando non sentì la porta principale aprirsi.

"Haz?" Chiamò senza riuscire a mascherare una nota di speranza nella voce, pregando chissà quale divinità affinché suo marito fosse di buonumore almeno quella sera.

"Non ho fame." Rispose atono il riccio dopo aver appeso il lungo cappotto all'attaccapanni e aver notato Louis ai fornelli. "Nate?"

"È in camera sua, sta dormendo." Rispose con un sospiro, osservando il marito contrarre la mascella e allontanarsi a grandi passi, diretto dal figlio.

Louis spense i fornelli con un gesto secco, poggiandosi poi con le mani al lavello prima di asciugarsi le lacrime di frustrazione che non era riuscito a trattenere e stavano rigando le sue guance. Si domandò ancora una volta cosa fosse successo, quale fosse il problema tra lui e l'uomo che amava, e ogni volta finiva ripetendosi che aveva bisogno di risposte, nonostante ne avesse una terribile paura. Temeva che Harry potesse non provare più gli stessi sentimenti per lui, e non voleva che i suoi sospetti divenissero realtà poiché non avrebbe saputo come andare avanti senza suo marito, la persona che amava più di qualsiasi altra cosa al mondo, perfino più di loro figlio. Era consapevole di quanto ciò potesse risultare orribile a orecchie altrui ma l'amore per il riccio era incomparabile, non poteva farci niente.

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