Diario di Ewan McConnach - Parte 2

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Io non seppi cosa rispondere, ma lei non ebbe bisogno di parole. Mi prese le mani e mi condusse verso il lago, camminando leggiadra di fronte a me, tanto che i suoi capelli neri mossi dal vento mi sfioravano il viso provocandomi brividi. Giungemmo alle rive del lago, e li lei si fermò, guardandolo un istante, come cercandovi qualcosa... Poi si girò, e, non so come, le sue labbra sfiorarono le mie in un bacio così caldo ed intenso... E questo è l'ultimo ricordo nitido che la mia mente riuscì a percepire. Ho la vaga sensazione dei nostri corpi nudi che si unirono sdraiati sull'erba, che ci accolse come un giaciglio. Ho la sensazione della perfezione del suo corpo. So che facemmo l'amore come credo nessun uomo l'ha mai fatto. So che quando riaprii gli occhi le prime luci dell'alba si intravedevano verso est, e lei giaceva abbandonata tra le mie braccia, ed ebbi qualche momento per contemplarla prima che si svegliasse. Anche lei mi guardò per un istante. Poi si alzò, e mi fece alzare. Avrei voluto chiederle almeno il suo nome. Non ci riuscii. 

Avrei voluto seguirla quando andò via, ma i miei piedi non vollero farlo, e lei si allontanò senza una parola, girandosi spesso a guardarmi con quegli occhi scuri cosi' profondi. La vidi sparire così, troppo sconvolto ancora per capire tutto quello che mi era successo, e rimasi forse delle ore a guardare il punto in cui l'avevo scorta per l'ultima volta. Poi, piano piano, i rumori della foresta penetrarono nella mia mente, e mi incamminai tremante verso casa. Fu un tragitto che mi parve lunghissimo, come se stessi tornando da un altro mondo. E fu solo quando vidi in lontananza il fumo del camino salire alto verso il cielo che pensai a Claire. 

Doveva essere stata alzata tutta la notte ad aspettarmi, perchè notai la stanchezza dei suoi occhi. Ma ancora una volta non mi chiese nulla, e mi invitò solo dolcemente a fare colazione con lei, con il pane che aveva appena sfornato. Continuammo a vivere insieme finchè lei l'anno scorso non morì. Non mi chiese mai nulla, in tutti questi anni, di quella notte che passai fuori casa, ma da quel giorno ci allontanammo irrimediabilmente. Ci volemmo sempre bene, questo si, e ho pianto molto sulla sua tomba giù al cimitero, ma non potei mai smettere di pensare a quella donna che incontrai nella notte. 

Tornai altre sere nella foresta, ma mai ella si fece vedere. Alcune volte chiamai ad alta voce, e gridai il mio nome affinchè potesse sentirlo e tornare da me. Ma tutto quello che feci fu vano, e ancora non so chi fosse. Ho pensato spesso che potesse essere un demone, sceso sulla terra per tormentarmi con la peggiore delle torture, rendendomi innamorato di un essere che non avrei mai rivisto per tutte la mia vita. Altre ho pensato che potesse veramente essere una delle figure incantate che popolano le leggende della mia gente. E che mi avesse donato tutto l'amore che aveva potuto in quell'unica notte in cui era scesa sulla terra, donandomi invece che un dolore una speranza. 

Ma ora, ora che sto per lasciare anch'io questa vita, che sento le forze abbandonarmi lentamente, so che sono finalmente vicino alla conoscenza. Il mio corpo è vecchio. Molto vecchio. Sono passati così tanti anni da quella notte, anche se non sufficienti a cancellarne il minimo particolare. Eppure, quando l'oblio si chiudera su di me, so che tutti i misteri mi saranno svelati, e che lei demone o angelo che fosse, sarà là ad attendermi, pronta a torturarmi ancora o ad amarmi... E non chiedo altro che questo, ora che la vita ha esaurito il tempo che mi aveva concesso. Si, la rivedrò ancora. E quel momento si avvicina, poichè sento gli occhi chiudersi e la mano che scrive appoggiarsi stanca sul foglio. Anche la candela sta per spegnersi e fuori, nella notte, tutti gli animali sono in silenzio, in attesa anch'essi della mia partenza. Si, presto! 

Presto... 

arriva... 

la... morte...

Il Diario di Un Vecchio Uomo, Ewan McConnachDove le storie prendono vita. Scoprilo ora