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La porta sbatté violentemente alle sue spalle. Per un attimo il vento e il gelo erano penetrati nella casa, e la fiamma aveva guizzato a quegli improvvisi sussulti. Connie si tolse gli abiti bagnati rapidamente, poiché il suo corpo ancora rabbrividiva, e si sedette sulle assi di legno scuro, proprio di fronte al caminetto. Si prese le gambe tra le braccia, e stette immobile ad ascoltare il rumore, monotono ma piacevole, della pioggia che cadeva fitta e della legna che ardeva scoppiettando. La pelle bianca riluceva di strani bagliori alle fiamme, sembrando talvolta trasparente, talvolta scura come la notte. Connie apprezzava il suo corpo, la dura vita la stava temprando, e i muscoli guizzavano agili sotto la pelle. E Arnagh la adorava. Sorrise pensando al suo volto, quando la vedeva togliersi la veste alla luce delle candele, ma il sorriso si spense presto, poiché Arnagh era lontano. Lentamente il calore stava tornando nel suo corpo, ma aspettò ancora un poco prima di alzarsi. Infine lo fece, e scelse con cura la veste da indossare dall'armadio. La scelse di un leggero verde, le ricordava il colore delle colline nelle belle giornate estive. Poi tornò verso il focolare. Per quella sera avrebbe preparato un delizioso brodo di erbe, ma doveva ancora pulirle e tagliarle, e si mise volentieri all'opera. Fuori la pioggia continuava incessante. Per un attimo pensò di controllare le stalle, ma rimandò. I cavalli erano silenziosi e tranquilli. Prese dell'acqua e vi passò le piante. Una o due volte, poi iniziò a batterle con un sasso, con un movimento circolare e ritmico. 

Tum, tum, tum... 

Connie si fermò bruscamente. Aveva sentito unrumore provenire da fuori la porta? In un attimo i suoi sensi si acutizzarono, e colse il nitrire di un cavallo. Non era uno dei suoi, le parve. Si avvicinò rapidamente alla parete alla sua destra, ed estrasse una spada dalla custodia ov'era riposta. La porta si spalancò improvvisamente. Ancora una volta la furia del vento e della pioggia si riversò nell'apertura, portando con se un uomo. Era possente, i capelli lunghi scorrevano ai lati delle spalle, più neri della notte che aveva alle spalle, e indossava una pesante camicia invernale di lana, e un vecchio e logoro kilt che scendeva sotto il ginocchio. Una enorme spada pendeva al suo fianco e alle spalle era assicurato un arco. I suoi occhi, scuri anch'essi, si soffermarono sulla giovane donna che aveva di fronte. Guardò l'estrema agilità della figura, e i capelli lunghi e lisci che le cadevano sulle spalle, arruffati dall'umidità della pioggia. Guardò come la tunica si adagiava delicatamente sul suo seno, e vide i suoi occhi profondi e scuri che lo guardavano. Poi vide la spada che teneva in mano, e non riuscì a contenersi. Gettando la testa indietro eruppe in una fragorosa risata, più fragorosa dei tuoni della tempesta. 

"Mio dio, Connie" le disse, tornando serio, "come sei bella..."

La Canzone dei CeltiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora