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    Un cavallo era legato di fronte la casa. Fu Arnagha vederlo per primo. Si scambiarono una occhiata interrogativa, ma nessunotrovò la risposta negli occhi dell'altro. Nessuno era visibile, e la cosamigliore da fare era scendere verso casa. Ancora nessuno. Arnagh aprì la porta.Un uomo e una donna erano seduti al tavolo, e stavano mangiando qualcosa, forsedel pane che avevano trovato nella dispensa. Arnagh si accorse che l'uomosanguinava copiosamente da una ferita alla spalla. Era giovane, i capelli rossimolto ricci. I suoi occhi si alzarono con sguardo sospettoso verso di lui.Anche la donna si volse, i capelli biondi la seguirono naturalmente in quel gesto, ma i suoi occhi blu guardarono con occhi feroci i nuovi venuti. Estrasse rapidamente un coltello da sotto il tavolo, ma non si alzò.

"Sei ferito." Fu Connie la prima a parlare, spezzando quell'innaturale silenzio. "Hai bisogno di cure, poiché la tua ferita è grave. Lascia che possiamo curartela. Non vogliamo farvi nulla, e non ci importa chi siete." Lo sguardo sospettoso della donna non cambiò, ma l'uomo parlò.

"Aspetta, Clarence" si rivolse alla donna bionda. "lascia che essi mi aiutino, se lo vogliono. Se anche mi uccidessero, non farebbero che...ah" una smorfia di dolore si dipinse sul suo viso "non farebbero che abbreviare le mie sofferenze".

La donna bionda, chiamata Clarence, fissò per un attimo l'uomo ferito. Poi, senza parlare, appoggiò la lama sul tavolo. In pochi istanti Arnagh depose l'uomo sul letto, e strappò la camicia. Guardò Connie, poiché la ferita era molto profonda, e subito prepararono un infuso di erbe. Arnagh la pulì con acqua, e tentò di suturarla. La donna, finalmente, iniziò a parlare.

"Io mi chiamo Clarence, e lui è Ian. Veniamo dal villaggio di Cohea, venti miglia a sud. Siamo scappati insieme due notti fa, e da allora abbiamo vagato fino a trovare questa casa. Le guardie reali mi avevano condannato a morte...poiché non avevo voluto giacere con uno di loro. Il giorno prima dell'esecuzione, Ian... Ian è arrivato al villaggio, credo fosse solo di passaggio, e mi ha vista... la notte mi ha liberata ma le guardie lo hanno visto, e nella lotta è stato ferito..." Si prese il viso tra le mani e cominciò a piangere. Connie le fu vicina, le asciugò le mani e le fece bere un sorso di infuso caldo. Lentamente smise di piangere. "Nonostante la ferita siamo riusciti a fuggire a cavallo, e nella notte gli inseguitori hanno perso le tracce. Ma forse le hanno già ritrovate, e stanno per arrivare... dobbiamo scappare...". E vedendo che Arnagh aveva terminato di mettere dei punti sulla ferita di Ian, tentò di alzarsi.

"Grazie di tutto, adesso andiamo via..." incominciò, ma Arnagh le pose una mano sulla spalla. "No, Clarence, la ferita di Ian è grave, e ha perso molto sangue. Deve riposare almeno due giorni prima di ripartire, altrimenti..." Fu Connie a continuare. "Rimarrete qui con noi, non ti preoccupare di niente."

"Ma io non posso rimanere. No..." altre lacrime le scesero sul viso. Allora Connie la abbracciò forte, mentre Arnagh le guardava con un aria tremendamente truce.

Poco dopo anche Clarence si addormentò, cullata da Connie, vicino al fuoco.

"Ti rendi conto?" le chiese immediatamente Arnagh. Aveva i pugni serrati.

"Il potere rende folli... condannare a morte una persona... una donna... per questo!" le parole uscirono come fuoco dalle labbra di Connie. "Ma non la cercheranno qui."

Le labbra di Arnagh si mossero come per dire qualcosa, ma non parlò.

"Tu non lo credi, vero?"

"No, mia dolce Connie, non lo credo. Arriveranno... prima o poi arriveranno..."

"E allora?"

"Potremmo lasciarli andare via... o aiutarli..." ma la risposta era già sottintesa, e non furono sprecate altre parole, si limitarono ad abbracciarsi e a guardare il fuoco.

La Canzone dei CeltiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora