Capitolo 4. Home Visit

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- Sembra che qui sia passato un uragano, che hai fatto? - disse mia madre quando si affacciò alla mia camera.
- Eeehm - mi voltai subito verso di lei - Capisci, sono tornata solo da due ore e io sto cercando di sistemare - Bè, in realtà stavo anche scegliendo i vestiti da portarmi per il prossimo viaggio. Visto che son passata ai Bootcamp come gruppo, insieme a Mark e Ethan stavamo pensando come potevamo annullare la distanza per allenarci per l'ultima fase che ci avrebbe portato definitivamente ai Live. Mi avevano proposto alla fine, se volessi stare a casa loro, mi avevano detto che c'era abbastanza spazio per un'altra persona. Ero davvero diffidente, ma non potevo far altro che accettare se volevo allenarmi bene con loro, ora non ero più una solista ma facevo parte di un gruppo. Avevo un po' di paura a dirlo ai miei, dovevo ripartire per due settimane.
- Mamma..
- Dimmi - disse con un sospiro capendo che dovevo dirle una cosa di compromettente.
- Sai che sono passata agli Home Visit come gruppo, e forse ti ho ommesso qualche particolare, ma ecco insomma ora sono in gruppo con due ragazzi di 23 anni. Ma giuro, sono delle bravissime persone, davvero simpatici e dolcissimi. E...mi hanno chiesto di andare a casa loro per allenarci - dissi a macchinetta.
Mia madre mi guardò prima sorpresa poi strinse gli occhi in due fessure - Tu cosa?
- Bè, ecco io...
- Ho capito. - disse interrompendomi - Tu non vai.
Cos? Non avevo capito che aveva detto. No. - Ti prego mamma non posso rinunciare. Mi hanno dato una seconda chance mettendomi in gruppo... Se non vado...spreco l'opportunità. Butto via i miei sacrifici, i soldi, il tempo. TUTTO. - urlai in fine con le lacrime. Ormai non sapevo far altro che piangere. Con rabbia asciugai una lacrima sfuggita al mio controllo.
- Io non ti lascio con due ragazzi più grandi di te. Non sai nemmeno chi siano, e tu vuoi andare a vivere con loro, alla cieca. Sei pazza.
In quel momento mi arrivò un messaggio proprio dai ragazzi in questione.

Perfetto, tra un mese dovevo essere lì

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Perfetto, tra un mese dovevo essere lì. E io allo stesso tempo non potevo né obbiettare con mia madre, né con quei due degenerati. Che dovevo fare?
- Mamma sono gay quei ragazzi, stanno insieme da tre anni - dissi io. Non era vero, in realtà nemmeno lo sapevo, conoscevo poco di quei ragazzi. Nonostane ero restia ad andarci inizialmente, non avevo altra scelta e accetai. Via skype non si poteva far molto, e poi dovevo anche conoscerli al meglio in poco tempo. Dovevo far gruppo con loro, ed era necessario ci fosse un minimo di legame.
Mia madre rimase a bocca aperta, la richiuse. - Non so comunque se mandarti lo stesso.
- Hanno già fatto il biglietto... e vogliono che rimanga lì un mese. Il volo è tra una settimana. - dissi sospirando sedendomi sul letto.
- Cosa? Tu annulli il volo e non vai ti ho detto.
Quella frase mi fece arrabbiare di più, quello significava abbandonare il mio sogno mentre lo avevo tra le mani, farlo a pezzi, disintegrarlo. - Tu non capisci nulla. Quello è il mio sogno e io non ci rinuncio perché tu non ti fidi.
Mia madre strinse la bocca in una linea e se n'è andò, sperando sbollisse e approvasse questo mio terzo volo in pochi mesi.

***

- Ciaaaoo piccola - venni travolta da due montagne di ragazzi che mi abbracciarono appena uscii dopo aver preso la valigia.
- Uh oh Dio - riuscii a dire, soffocata.
- Ci sei mancata - disse il biondo, Ethan.
- Son stata fuori solo una settimana - dissi ridacchiando.
- È troppo. Dai su su. Dobbiamo andare a casa, sarai affamata. -
- Un po' - ammisi.
- Ci dispiace non aver trovato un volo ad un orario più ragionevole, ma era il meno costoso a distanza di poco tempo - mi disse dispiaciuto il moro, Mark.
- Tranquillo. È già tanto quello che avete fatto - sorrisi ad entrambi riconoscente.
Alla fine mia madre aveva ceduto sotto le suppliche mie e di papà. Si l'uomo della mia vita era dalla mia padre, nonostante era restio a lasciarmi con due ragazzi, poi mi disse che lo faceva per un bene più grande. Ci sono state parecchie discussioni. In questa settimana mi sembrava di tornare indietro a tre anni fa. È stata davvero dura, ma alla fine due contro uno hanno vinto.
- E questa è la nostra casa, che sarà tua anche per un po' - esordì Mark, appena mi fece vedere l'appartamento.
Era davvero carino e accogliente, pareti bianche con qualche decorazione per dare un po' di colore. Potei notare che le camere da letto erano solo due, tra cui la mia che avrei usato lì per quel mese. La stanza che avrei usato era impersonale, si notava il fatto che non ci dormisse nessuno.
- Ma voi...dormite insieme? - chiesi con sospetto.
- Uh Si, ti ho lasciato la mia camera per dormire - mi rispose Ethan.
Non potei fare a meno di alzare un sopracciglio alla cavolata appena detta, ma subito sorrisi. Nella "loro" stanza c'era un letto matrimoniale con dietro uno sfondo del Golden Gate, ed era decorata a loro piacimento. Non sembrava solo e unicamente di Mark quella stanza, ma non andai oltre l'argomento.
La mattina successiva mi svegliai con un forte mal di testa, era il letto più comodo del mondo per carità. Ma quella notte non l'ho passata proprio da addormentata.
­ Buongiorno Bae - mi disse Ethan appena feci capolino in cucina. - Non hai un aspetto favoloso - disse preoccupato.
- Non hai dormito bene? - chiese preoccupato Mark.
- Buongiorno - dissi con voce rocca. Guardai quei due ragazzi davanti a me, e credetemi gli avrei voluti uccidere. - Qualcuno mi ha tenuto sveglia - dissi.
- Thomas? - chiese malizioso il biondo, facendo sorridere anche il moro.
- No - dissi seria. Il sorriso sparì dal viso di entrambi. Mi sedetti su una sedia alta attorno all'isola della cucina. - A qualcuno piace urlare, molto. Molto. Forte. - dissi fissando Ethan.
I ragazzi mi guardarono colpevoli. Mark si schiarì la voce - Ci dispiace. Te lo avremmo detto.
Sospirai. - Non m'interessa se siete gay ragazzi - li guardai sorridendo lievemente - Anzi già vi adoro di più, solo avrei voluto dormire di più - disse infine ridendo.
Risero anche i due - Farò piano stanotte - disse Ethan.
- Dio. Ethan. Non voglio sapere quando scopate.
- Scusa - disse con un sorrisino.

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